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Oggi festeggia 90 anni un mito del ciclismo italiano: il pratese Fiorenzo Magni, protagonista sulla scena mondiale tra il 1940 e il 1956. Un epoca questa caratterizzata dal grande duello tra Fausto Coppi e Gino Bartali, animatori indiscussi delle folle sportive e artefici di uno dei più avvincenti (e corretti) dualismi sportivi che la storia ciclistica ricordi.
Magni, che rispetto ai due era meno forte in salita viste le sue caratteristiche da passista, era considerato il “terzo uomo” del ciclismo italiano. Un nomignolo non certo lusinghiero ma che non gli impedì certo di lasciare il segno nonostante la presenza di tanti altri campioni. Come non ricordare infatti i vari Bobet, Koblet, Gaul, Kubler, Nencini, Van Looy e Van Steenbergen con cui Fiorenzo ebbe occasione di confrontarsi nel corso della sua lunga carriera. Negli anni quaranta il giovane Magni faticò lungo le strade devastate dalla guerra nei panni di gregario dapprima nella Bianchi di Coppi poi nella Pedale Monzese, nella Ricci e infine per la Viscontea. Nel 1948 passato nelle file della Wilier Triestina vinse tra le polemiche il suo primo Giro d'Italia. La Bianchi infatti, accusò Magni di essere stato spinto irregolarmente sul Passo Pordoi durante la tappa decisiva da Cortina a Trento. Proprio in quella frazione la maglia rosa Ezio Cecchi perse parecchi minuti a causa di una foratura cedendo il simbolo del primato allo stesso Magni che si avvantaggiò in discesa, la sua specialità. La giuria diede ragione alla Bianchi e penalizzò il ciclista toscano di ben 2' che gli consentirono comunque di giungere in rosa a Milano con appena 11'' di vantaggio sullo sfortunato Cecchi. L'anno dopo Fiorenzo vinse il primo dei suoi 3 Giri delle Fiandre consecutivi, vittorie queste che lo consegnarono alla storia come il “Leone delle Fiandre”.
In un intervista rilasciata ieri al Messaggero, Fiorenzo ha confessato di preferire di più Giro e Tour rispetto alla corsa che lo rese celebre perchè, a suo dire, esaltavano le sue caratteristiche di resistenza e di corridore adatto ai percorsi duri. Il rapporto di Magni con la corsa francese merita un approfondimento: tra il 1949 e il 1953 egli vinse 6 tappe indossando per ben 9 volte la maglia gialla ma non riuscì mai ad andare oltre al sesto posto in classifica generale. Nel 1950 nel corso dell'undicesima tappa Gino Bartali, che vinse la frazione, fu insultato e spintonato da alcuni tifosi francesi. La rivalità tra italiani e transalpini è cosa nota in ambito sportivo ma ricordiamo che fino al 1961 il Tour veniva corso da squadre nazionali. Fiorenzo proprio al termine di quella tappa prese la maglia gialla ma fu costretto a ritirarsi l'indomani, insieme alla delegazione italiana, a causa delle pressioni di un imbufalito Bartali. A distanza di anni resta questo il rimpianto più grande nella carriera di Magni che confessa di “pensarci ancora perchè sul podio quell'anno ci sarebbe salito di sicuro”.
Nella stagione 1951, Fiorenzo riscatta lo smacco subito andando a vincere il suo secondo Giro d'Italia precedendo Van Steenbergen e Kubler, e classificandosi secondo al mondiale in linea di Varese proprio dietro allo svizzero Kubler. Il terzo Giro arriva invece nel 1955 quando ormai la corsa sembrava essere nelle mani di Gastone Nencini. Nella tappa Trento-San Pellegrino a 170 km dalla conclusione Magni attacca lungo un tratto sterrato complice una foratura della maglia rosa: è l'inizio di un epica fuga che, grazie alla partecipazione di Coppi, consentirà al campionissimo di vincere la tappa e al Leone delle Fiandre di far suo il terzo Giro della carriera. Il 1956 è l'ultimo anno da professionista per Magni e l'immagine che resta nella mente degli appassionati altro non può essere che quella dell'epica tappa di Monte Bondone che rivelò al Giro d'Italia il talento di Charly Gaul. In mezzo a una tempesta di neve mentre Gaul si involava verso il successo, Magni, con la clavicola rotta in discesa terminava la tappa tenendo il manubrio con un tubolare stretto tra i denti.(VEDI FOTO) Uno sforzo straordinario considerato che quella tappa durò più di 9 ore e fu terminata appena da una ventina di atleti! A Milano Fiorenzo è il primo degli umani alle spalle dello straordinario scalatore lussemburghese.
Oggi Magni, che accusa il ciclisti giovani di pensare troppo ai soldi e di non conoscere la vera fatica, si lascia andare a una considerazione. Pur mantenendo la sua popolarità, il ciclismo moderno non appassiona più come una volta. A suo avviso infatti, mancano infatti i grandi duelli, quelli dove la gente si schierava per l'uno o per l'altro campione dando vita a una rivalità che ha caratterizzato il ciclismo italiano almeno fino al dualismo Moser-Saronni. In attesa di tempi migliori noi di AruotaliberA porgiamo i nostri più sinceri auguri a questo tenacissimo campione sperando di poterlo omaggiare per il suo centenario! Buon compleanno Leone!
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