Guardano, ammirano, si perdono, aprono la bocca e guardano, estasiati, volano, sbattono e siccome sono estasiati si fanno male ma non se ne accorgono, ne gioiscono, espiare in serenità. Guardano, spalancano le fauci senza sbadigliare, commentano, implorano e poi si rassicurano: c’è l’apparizione, la venuta in terra salvifica del santo.
Il santo si dà, si dona, ci concede di inalare il suo profumo, di incensarlo, di mirarlo e ammirarlo, d’implorarlo ancora. Dopo l’apparizione, cos’altro? Cos’altro vale più di un miracolo di tale eterea fattura? Cos’ altro, Salvatore, Cristo minore, risolutore, castigatore, vendicatore, protettore?
Così lo guardano, lo ascoltano, ne ascoltano le preghiere, ne ascoltano i moniti, le speranze, ne ascoltano la storia, il dolce racconto delle ultime sue santità, l’amore per una giovine, la sacralità del focolare domestico, la terra promessa. Guardano e sanno che la terra promessa sarà questa volta mantenuta, come la volta scorsa. Guardano il santo, questi beati minchiettoni e immaginano la terra promessa, una terra piena di nuove tv al plasma, una terra felice per tutti i beati michiettoni sino a che la demoniaca forza della Magistratura non turberà di nuovo l’idillo con il santo.