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Siamo nel bel mezzo di una crisi economica mondiale, e questo bene o male lo abbiamo capito. C’è chi lo capisce di più perché vede il suo futuro incerto, e chi lo capisce ancora meglio perché lo vive sulla sua pelle oggi, avendo perso il lavoro, fallito nella sua impresa e nel peggiore dei casi perso la casa. In questi giorni in Sicilia sono insorti i camionisti e gli agricoltori, hanno bloccato le vie di comunicazione impedendo il rifornimento di merci e carburanti, così che già da ieri non c’è più una pompa di benzina aperta. Sono cosciente del pericolo che corre il nostro paese, siamo stati li per precipitare nel baratro dopo che per mesi ci avevano assicurato che eravamo fuori dal tunnel ( baratro, tunnel, crac, spread, pil, recessione, mostri ecc. sono oramai termini di cui non si può fare a meno quando si discute di economia). C’è una analogia forte con quanto è successo alla nave da crociera Concordia, che pur con una falla nello scafo, dai suoi megafoni, una voce rassicurava che non c’era alcun pericolo. Noi, in Italia, ma è successo anche in Spagna, Grecia e in altri paesi , abbiamo in qualche modo cambiato il comandante, e così lo spread si è leggermente abbassato e anche le borse sembrano ripartite in positivo sebbene la previsione in tutta l’eurozona sia di recessione. Rimangono così forti le preoccupazioni per una tenuta dell’euro, non si esclude, anzi è certo il default della Grecia, cosa che non dovrebbe succedere per l’Italia. Mi interroga però il fatto che sempre più persone perdono il lavoro e che le imprese, soffrano anche la difficoltà di accedere al credito, sebbene dalla Bce siano arrivati alla banche circa 500 mld di euro, di cui 116 a quelle nostrane. Bisogna inoltre aggiungere le proteste di cui sopra, che sembrano non interessare il ns governo, né i media nazionali, anche se domani cominceranno blocchi stradali anche a Napoli Milano e altre città. Queste manifestazioni, ampiamente diffuse in rete, raccontano di agricoltori, pescatori e camionisti che non ce la fanno a tirare avanti per il costo dei carburanti e per le tasse, ma sino ad oggi sono rimasti inascoltati. A essi si associano anche piccoli commercianti e artigiani, che vedono sempre più a rischio le loro attività, molti di loro sono esasperati e non vedono una via d’uscita. Insomma non c’è da stare tranquilli, anche se il comandante è cambiato, la falla rimane e la nave imbarca acqua, l’unica cosa che è cambiata sono i megafoni che continuano a ripetere che non siamo la Grecia. E’ vero non siamo la Grecia, in Italia c’è ancora chi vive bene, lavora e guadagna anche più di prima della crisi, ma per molti le difficoltà crescono di giorno in giorno, non è detto che non continueranno le proteste, speriamo sempre pacifiche e i blocchi dei Tir potrebbero durare anche due mesi.
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