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I Boko Haram, talebani della Nigeria

Creato il 09 marzo 2012 da Worldobserver @W_ObserverNews

Pubblicato da Lello Stelletti il 9 marzo 2012 · Lascia un commento 

Ecco i Boko Haram, i Talebani della Nigeria

Il presidente nigeriano Goodluck Jonathan

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Ci sarebbero i Boko Haram dietro l’uccisione dei due ostaggi, l’italiano Franco Lamolinara e l’inglese Chris McManus, morti nella notte nel corso di un blitz delle forze britanniche che cercavano di liberarli entrambi. I due ingegneri erano stati rapiti dal gruppo militante islamico il maggio scorso. Ma chi sono i Boko Haram? Sono passati alla ribalta internazionale durante le feste di Natale per gli attentati alle chiese cristiane che hanno sconvolto la Nigeria, ma in realtà è da oltre dieci anni che questi guerriglieri sono attivi nel Paese africano, animati da un forte spirito religioso e dalla vendetta per la morte del loro leader storico. A ciò si deve aggiungere la presidenza di Goodluck Jonathan, il presidente cristiano della Nigeria: nonostante la sua sia stata la prima elezione democratica dal 1999, la salita al potere di un leader di fede cristiana ha da subito creato problemi in quel 50% di popolazione nigeriana di fede musulmana.

Ma andiamo per gradi. I Boko Haram nascono come fusione delle tante sette operative nell’area nord orientale, chiamate “Talebani della Nigeria”, che il governo di Abuja riuscì a debellare tra fine anni Novanta e inizio Duemila. Dopo una fase di stallo, nel 2002 i militanti sopravvissuti hanno stabilito a Maiduguri, nello Stato federale del Borno, le proprie basi operative nell’ottica di riorganizzarsi grazie anche ai loro contatti internazionali. Il fondatore del gruppo, l’imam Ustaz Mohammed Yusuf, decise di dare utilizzare questo nome, che in lingua Hausa significa “l’istruzione occidentale è peccato”, ed è diventato una sorta di figura epica, un eroe, per gli abitanti di queste regioni.

Yusuf era un oratore carismatico, ma non era un integralista islamico classico. Nelle sue prediche il focus principale non erano i noti tabù musulmani, dall’alcol all’abbigliamento, quanto più l’istruzione e il sistema scolastico occidentale, elementi attraverso i quali i politici nigeriani moderni sono stati educati. Questa sua capacità oratoria gli permise di ottenere un seguito sempre maggiore di fedeli e seguaci, stimolando in loro una natura oltranzista e ostile al progresso. L’obiettivo principale dei Boko Haram è la trasformazione di tutti i 36 Stati nigeriani in un vero e proprio califfato islamico dominato dalla Sharia. A questo si aggiungano l’espulsione dal Paese di tutti i credenti cristiani e la messa a ferro e fuoco di chiese e civili non disposti ad accettare questa visione dei fatti.

Quando nel 2004 le attività del gruppo si spostarono a Kanamma, nello Stato di Yobe, iniziarono i primi attacchi terroristici. Si trattava di episodi isolati e, per di più, oscurati dalla guerriglia nella regione del Delta del Niger, che teneva in maggiore apprensione i vari leader al potere in Nigeria. A questi attacchi segue un lungo periodo di inattività, sino al 2009 quando inizia un’escalation di attentati e scontri con l’esercito che portano alla morte di 800 persone in meno di una settimana in alcune città dell’area settentrionale. Il 2009, però, è soprattutto l’anno della morte di Yusuf, catturato dalla polizia e morto in carcere per un colpo alla testa. L’omicidio del loro leader è un colpo difficilmente sopportabile per i Boko Haram che scatenano un’ondata di violenza senza precedenti.

Inizia, quindi, una vera e propria fase di guerriglia che porta all’utilizzo anche dell’arma jihadista di punta, ossia i kamikaze, gli uomini-bomba. Il caso dell’uomo fattosi esplodere di fronte alla sede dell’Onu di Abuja è emblematico, così come i diversi attentati alle comunità cristiane, culminati negli attentati dello scorso Natale quando venne fatta saltare in ara la chiesa cattolica di Santa Teresa a Madal, sempre nei pressi della capitale. Gli ultimi scontri erano avvenuti il 21 gennaio scorso, invece, quando dopo l’arresto di diversi appartenenti al movimento, nella città di Kano, i Boko Haram hanno incrociato le armi contro le forze di sicurezza urbane, favorendo la morte di 160 persone tra cui diversi civili.

I Talebani della Nigeria, insomma, sono diventati una brutta gatta da pelare per il presidente Jonathan, il quale ha pensato bene di rendere noto al mondo la connessione esistente tra loro e la rete di al Qaeda. Un chiaro messaggio di richiesta d’aiuto alla comunità internazionale. Le varie intelligence occidentali hanno confermato questa posizione, sostenendo che i Boko Haram abbiano ricevuto addestramento militare da diversi gruppi estremisti stranieri, tra cui l’Aqmi, il ramo di al Qaeda attivo nel Maghreb. Da li, in seguito, i loro contatti si sono estesi a Niger, Sudan, Chad e agli al Shabaab, i militanti somali, sino a giungere all’Afghanistan, altro territorio in cui alcuni militanti avrebbero ricevuto addestramento negli ultimi due anni, oltre a ricevere compensi di diverse migliaia di dollari.

Risulta evidente come instaurare e consolidare i legami con tutti questi gruppi legati ad al Qaeda può diventare una minaccia sempre più difficile da fronteggiare per la Nigeria. Per quanto sembra evidente che l’islamizzazione di tutto il Paese è abbastanza improbabile, questi legami minano la stabilità e l’affermazione a livello internazionale di un regime democratico già in difficoltà dalle tante dispute interne e regionali. A questo si aggiunga anche una connivenza, palesata sempre dal presidente Jonathan, tra il gruppo Boko Haram e alcuni apparati dello Stato. Questo, infatti, sarebbe una delle spiegazioni più plausibili per spiegare la capacità organizzativa e l’efficacia delle azioni dei militanti, oltre alla loro incredibile capacità di penetrare nell’attività della sicurezza nazionale.


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