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La sacralità della Terra australiana

Creato il 03 aprile 2012 da Worldobserver @W_ObserverNews

Pubblicato da Luigi Di Martino il 3 aprile 2012 · Lascia un commento 

La sacralità della Terra australiana

Uluru, luogo sacro per gli aborigeni, Australia.

Se nell’immaginario collettivo Sydney è la città dei grattacieli, l’Australia non finisce né inizia in questa città. L’Australia è distese enormi di verde, foreste incontaminate, baie a cui è difficile accedere (con barriera corallina annessa) e soprattutto deserto. Talmente desertica è gran parte della superficie australiana, che i primi europei che ne calpestarono il suolo, precedenti al famoso Capitan Cook, la considerarono terra inospitale e poco adatta alla vita della civilissima Europa. E in effetti l’Australia è terra inabitabile: lontano dalle città tutto è natura. Solo uscendo dai centri urbani si percepisce la vera anima di questa terra, non più caricatura provinciale degli Usa con qualche reminescenza anglosassone, ma Terra pura e vergine.

Allora quello che viene fuori è che per capire questa isola, che è continente, bisogna andare a ritroso, snobbando il nostro esploratore e civilizzatore Capitan Cook, snobbando i McDonald’s e tutti i fastfood americani, per immergersi nel “bush”, nella foresta, o nel deserto, massima espressione del nulla, cioè di pura e semplice polvere, che è origine e tutto. Solo allora si fa un salto nel passato, non nello “ieri storico”, ma spaventosamente più indietro, scoperchiando inesorabilmente il significato profondo di questa Terra.

Per percorrere questo viaggio le conoscenze da vecchi e buoni europei, utilissime nei movimenti urbani, divengono forvianti. Per capire la foresta, le forme delle rocce rosse del deserto e come convivere con la natura aspra, anche quando è colorata come una medusa che può ucciderti in un minuto, bisogna chiedere aiuto al popolo che da sempre ha vissuto l’Australia: gli aborigeni. Non a caso tutta la cultura variegata dei veri abitanti dell’Australia ha come suo centro e fondamento la Terra. Il rispetto del suolo calpestato, che con le sue forme trasmette sacralità, mentre il cielo australiano, lontano dalle luci della città, comunica storie del passato e regole di comportamento.

Superata la bambagia della civiltà, anche l’australiano non può bypassare la cultura millenaria degli abitanti indigeni e inevitabilmente ne trae insegnamento per comprendere la terra magica sotto i suoi piedi, ma anche per superare, indenne, gli aspri passaggi di questa terra che è spiritualità.

È così che nel 1770 non è iniziata la storia dell’Australia ma si è aperto uno svincolo, non parallelo, ma che si dirama e allontana sempre di più dalla vera storia di questa terra. Allo stato attuale le due prospettive non coincidono, anzi stridono pesantemente. Ma la forza di questa terra sarà in grado di difendere la propria insita spiritualità, rendendosi inospitale a coloro i quali non ne capiranno il senso.


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