Non può dirsi comune la cena organizzata dai Bagai de Comm lo scorso 31 maggio . A che pro altrimenti l’aggettivo goliardica! Chi vi ha preso parte ben avrà capito la portata del libertino appellativo, oppure ne avrà assaporato solo le prime note? Ai posteri l’ardua sentenza . Una passeggiata tra le fresche frasche comasche accompagnata da risate e chiacchiere, ha incrementato l’appetito dei partecipanti, ignari di quello che li attendeva una volta varcata la soglia del ristorante . Difatti la goliardia è stata fin dall’inizio protagonista indiscussa della scena con la comparsa di un giovane Bacco il quale, da buon dio del vino, ha persuaso il pubblico, senza particolare difficoltà, a fare il primo di tanti brindisi . Allegria e sapori puri di casa nostra. Nemmeno il tempo di appoggiare le forchette dopo i primi piatti ed ecco Tabacco e le sue parole in rima ad attirare nuovamente l’attenzione dei commensali ed a spianare la strada ad un rituale noto a chi di goliardia se ne intende: l’ad guttam, una prova di abilità, con annessa penitenza, consistente nel bere “alla goccia”il vino nel proprio bicchiere senza lasciarvi al suo interno più di tre gocce . Poiché la goliardia è anche cultura, i perdenti hanno dovuto leggere, senza errori di pronuncia e senza pause, dei passi della Divina Commedia e hanno subito, in caso di scorrettezza, le sanzioni inferte da dei veri castigatori . Dopo gli omaggi al goliarda per eccellenza dell’università di Como, il professor Giorgio Luraschi, e alla mente ideatrice dell’evento insieme ai suoi collaboratori, la serata è giunta al termine non prima di aver assistito all’entrata in scena della dea Venere e aver consegnato dei piccoli ma simbolici riconoscimenti alle personalità che si sono contraddistinte. La goliardia è stata accesa critica verso la Chiesa medioevale fustigatrice dei costumi libertini, è stata piacere di stare in compagnia in un caffè, è stata bersaglio politico e portavoce di studenti che hanno voluto spremere le loro vite non solo sui testi universitari . E così è stata quella cena, se pur in dimensioni ristrette; un intrecciarsi di discorsi, dai più futili ai più socialmente sentiti, desideri comuni non solo comprendenti il divertimento ma anche il futuro, il futuro più prossimo a noi, la voglia di vivere non solo dei goliardi ma in primis dell’essere ragazzi . Ancora con l’euforia nelle vene, ci siamo avventurati nella via del ritorno, carichi di libertà ed esilarante pazzia..e dunque alla malora la tristezza! il Gaudeamus igitur insegna..Federica Cappellini






