Nella legge delega sulle pene detentive non carcerarie, all’esame dell’Aula di Palazzo Madama, c’è un nodo che potrebbe rivelarsi insidioso per la maggioranza. Si tratta dell’abolizione del reato di clandestinità, emendamento 5stelle approvato in commissione Giustizia, che vede i partiti di governo attestarsi su posizioni, almeno per ora, inconciliabili: da una parte il Nuovo centrodestra, che chiede lo stralcio della norma e mira al rafforzamento delle deterrenze contro la clandestinità; dall’altra il Partito democratico e Scelta civica, contrari all’accantonamento. Non è servita a dirimere la questione una riunione di maggioranza: la soluzione non pare a portata di mano, e i tempi non aiutano, visto che nel frattempo la Lega ha presentato un emendamento soppressivo (per mantenere il reato), che dovrebbe arrivare al voto dell’assemblea già domani.
Prosegue intanto la discussione generale sul testo, che rende più difficile la carcerazione preventiva e delega il governo a riscrivere il quadro delle pene principali, regola il lavoro di pubblica utilità in modo da non pregiudicare le esigenze fondamentali del condannato. Si introduce poi una nuova disciplina per il procedimento in caso di assenza e di irreperibilità dell’imputato, per conciliare le esigenze di speditezza del processo con il diritto di difesa.
“Una prima, importante pietra” per il relatore, il democratico Felice Casson, vice presidente della commissione Giustizia, mentre la Lega nord manifesta l’assoluta contrarietà rispetto al provvedimento in esame, che considera una resa incondizionata alla criminalità.
MC