Ho imparato, col tempo, che le parole si possono dire in modi diversi.
Ad esempio ci sono quelle dette con rabbia e quelle dette con cattiveria.
Le prime possono essere belle o brutte come termine…ma il tono rabbioso con cui vengono dette è quello che ti da più informazioni.
Ti dicono che l’altra persona soffre, che è –appunto- arrabbiata.
Un po’ come un animale che abbia contratto la rabbia, anche nel caso delle persone…un taglio sul loro cuore, una lacerazione…a lungo andare ha prodotto quello stato di aggressività.
Io non ho paura di questo genere di parole.
Ho detto in passato che non sono disponibile a fare da punji ball e lo confermo ma questo è un caso diverso.
Queste persone non pensano le cose che dicono. Soffrono, sanguinano emotivamente. Io tendo un guantone davanti a loro e dico “colpisci, tira fuori il veleno…non mi fai male, non puoi farmi male, tu non sei cosi, tu non pensi quelle cose, ti serve qualcuno da aggredire? Ci sono io, mi immolo io…se serve per alleggerire la tua anima”. Ed alla fine quella persona è più leggera, più serena. Ed io mi porto dentro un po’ del suo malessere. Per affetto o Amore si fa anche questo. A volte soprattutto questo.
Ci sono altri casi, le parole dette con cattiveria, in cui le cose vanno diversamente. Quelle persone hanno davvero un animo nero. Forse erano partite dalla rabbia e quel cancro le ha divorate. Non lo so. Ma dentro di loro ormai c’è il fuoco, il Male, la cattiveria. Dalle loro persone non esce aria calda che puoi scansare, non esce una tempesta di sabbia che può solo oscurarti la vista…
Dal loro animo escono pugnali diretti e mirati a far male. Perché quello vogliono. Fare male.
La parole rabbiose so farmele scivolare addosso, le altre no. E mi azzoppano.
In genere so distinguere le une dalle altre e quando delle persone a me care mi rivolgono parole di rabbia…non me la prendo: le lascio sfogare, le aiuto nel farlo…poi parliamo normalmente.
Il mio terrore è sbagliarmi.
Scambiare per rabbia quella che è vera cattiveria.
Perché qualora dovessi accorgermi che quelle parole erano vere, sentite, per me…sarebbe come…
Morire dentro:
avrei accolto in me delle bombe ad orologeria.
E non avrei più tempo…
per salvarmi…
Per ora non mi sono sbagliato, non credo. Vero? E’ vero?
Tic tac…tic tac…
Marquis