Era il 2013, quando all’Hiroshima Mon Amour i giovani Fast Animals and Slow Kids aprivano il concerto del gruppo milanese “I Ministri”. Pochi li conoscevano, molti rimasero stupiti. Era appena uscito il loro secondo lavoro Hýbris e già si intuivano le loro potenzialità: nel giro di poco tempo, infatti, si sarebbero affermati nel panorama alternative italiano al fianco di band come gli “Zen Circus” e “il Teatro degli Orrori”.
Dopo Perugia,Bergamo,Padova e Firenze, il 15 novembre i FASK sono tornati a Torino, sempre all’Hiroshima Mon Amour. E’ uscito da poco “Alaska”, prodotto sotto l’etichetta Woodworm: il disco ha consolidato il percorso della band dal punto di vista musicale e interpretativo. Il salto qualitativo rispetto al primo album, “Cavalli”, è evidente.
A scaldare l’atmosfera della fredda e piovosa serata di sabato ci hanno pensato i Window Shop For Love, gruppo spalla, che ha ceduto il palco ai tanto attesi Fast Animals and Slow Kids intorno alle undici. I live continuano a essere il vero punto di forza del gruppo: i FASK sono artisti da palcoscenico, dimostrano di trovarsi perfettamente a loro agio davanti a una sala piena e di riuscire a interagire con il pubblico con scioltezza ed empatia. Il loro tratto distintivo sono gli amplificatori al massimo volume e le chitarre in overdrive.
L’energia e la rabbia di Aimone Romizi, frontman, cantante e chitarrista, sono perfettamente espresse e trasmesse dalla musica, attraverso i riff forti e decisi delle chitarre, i ritmi martellanti, ma soprattutto attraverso la voce graffiante e ruggente del cantante. Aimone ha trascorso le parti salienti del live sorretto dalla folla e trasportato da una parte all’altra dell’Hiroshima. Allo stesso modo i fan trovavano spazio sul palco: il concerto diventava collettivo. Quando la voce del cantante si interrompeva, subito il pubblico delle prime file interveniva cantando a memoria i testi con l’enfasi necessaria a rendere giustizia ai pezzi.
I FASK si sono esibiti in diverse delle loro canzoni più conosciute degli ultimi due album a partire da “Troia”, per continuare con “Maria Antonietta”, “Calce”, “A cosa ci serve” e molte altre.
Del primo album, invece, è stata eseguita solo “Copernico” con incredibile trasporto dei componenti del gruppo e dei fan che li seguono da più tempo. In questo brano risuonavano solo le note della chitarra del chitarrista principale, Alessandro Guercini. L’SG di Romizi era temporaneamente ferma: il cantante era impegnato ad accompagnare Alessandro Mingoli, batterista, percuotendo due tamburi aggiuntivi per dare più enfasi alla canzone.
Il risultato è uno spettacolo senza eguali, con due ore fitte di concerto senza interruzioni. La band si è divertita a eseguire anche i pezzi con testi più struggenti e disfattisti, smentendo di fatto la frase ricorrente dell’omonimo pezzo “Odio suonare”.
Il Tour “Alaska” andrà avanti fino a gennaio dell’anno prossimo e avrà come tappe principali Milano, Roma, Modena e Caserta.
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