Con il termine fattori di rischio intendiamo condizioni sfavorevoli dell’individuo e del suo ambiente, vicino o lontano, che influenzano la sua vita dalle prime fasi della vita. Possono essere di natura continuativa oppure transitori, cioè quelli circoscritti in un dato momento della vita[1].
Per fattori di protezione si intendono quelle condizioni dinamiche in grado di ridurre la vulnerabilità al danno dell’individuo e del sistema in cui è inserito. Sono elementi di sostegno e supporto all’individuo e al contesto.
- a. Fattori di rischio psicologici
Molti studi hanno evidenziato che una precedente storia di depressione o di altri disturbi psichiatrici rappresentano il miglior predittore di depressione post natale.
Uno studio condotto da Beck nel 1996[2] e successivamente replicato nel 2001, ha mostrato anche come la depressione in gravidanza sia un fattore assai predittivo. Nello studio, il 65,5% di donne con depressione post partum manifestava segni di depressione già in gravidanza.
Alcuni fattori di personalità come la maniacalità, l’essere nevrotici, l’avere uno stile attribuzionale negativo e un locus of control esterno predispongono maggiormente le donne alla depressione. In particolare lo stile cognitivo negativo, ovvero l’insieme di atteggiamenti e credenze che svalutano sé stessi, può incrementare la vulnerabilità alla depressione[3].
- b. Fattori di rischio biologici
La depressione post natale potrebbe avere anche origini biologiche. I numerosi cambiamenti ormonali, tipici dei giorni dopo il parto, sono infatti caratterizzati da un calo vertiginoso (-90-95%) di progesterone, estrogeno, cortisolo, prolattina, estradiolo ed estradiolo libero. Tuttavia esistono dei risultati contrastanti, per cui allo stato attuale non è ancora possibile affermare con certezza che il calo degli ormoni sia legato alla depressione.
Tra i rischi biologici rientra la privazione di sonno. Il calo del progesterone, dopo il parto, peggiora in modo graduale il riposo notturno, traducendolo spesso in insonnia. Ross, dopo uno studio deò 2005[4], ha potuto confermare come la riduzione graduale dei disturbi notturni aiuti a migliorare l’umore; viceversa, le mamme che continuano a soffrirne possono sviluppare più facilmente un episodio depressivo.
[1] FAVA VIZZIELLO G., Psicopatologia dello sviluppo, Bologna, Il mulino, 2003
[2] BECK C., Predictors of Postpartum Depression: An Update, Nursing Research,2001, n.50, pp. 275-285
[3] O’HARA M., REHM L. P., CAMPBELL S. B., Predicting Depressive Sympomatology: congitive-behavioral models and postpartum depression, journal of abnormal psychology, n. 91, pp. 475-461
[4] ROSS L. E., MURRAY J., STEINER M., Sleep and perinatal Mood Disorder: A critical review, Psychiatry Neuroscience, 2005, n.30, pp. 247-256