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I film migliori di stasera (ven. 21 marzo 2014) sulla tv in chiaro

Creato il 21 marzo 2014 da Luigilocatelli

10 film. Pedro Almodovar, Laurent Cantet, Cédric Kahn, Michael Curtiz, Sam Raimi. Un documentario vincitore di Oscar. E altro.

Sugar Man di Malik Bendjelloul, Rai 5, ore 21,16.

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Arriva per la prima volta sulla tv in chiaro questo documetario carico d’onori e gloria, premiato al Sundance 2013, vincitore di Bafta e Oscar 2013 nella sua categoria, e ottimo successo al box office americano l’anno scorso con 4 milioni di dollari di incasso. Un piccolo grande filn-evento, di cui non conviene perdersi la visione. Scritto e diretto da Malik Bendjelloul, Searching for Sugar Man (questo il titolo originale) ripercorre la strana e anche misteriosa storia di una quasi rock icon primi anni Settanta, Sixto Rodriguez, scoperto in un bar di Detroit nei tardi anni Sessanta, autore di ballads protestatarie e ribellistiche incise in un paio di album che purtroppo non ebbero l’esito sperato. Silenzio da allora su Sixto. Son girate perfino voci del suo suicidio on stage. Ma decenni dopo sucede qualcosa di imprevedibile. Due suoi fans dal Sud Africa cominciano a cercarlo, vogliono ricostruire la sua storia. Dal Sud Africa perché le canzoni di Sixto Rodriguez, arrivate là in bootleg ai tempi dell’apartheid, sono diventate inno della protesta black e dell’integrazione, insediandosi nell’anima della nazione. Una detective story appassionante, ma anche un viaggio nella musica e nel suo potere di forgiare cose e destini.

Risorse umane di Laurent Cantet, Rai Movie, ore 22,45.

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Film del 1999 di Laurent Cantet, che di lì a qualche anno avrebbe vinto la Palma d’oro a Cannes con La classe. Film profetico, Risorse umane, che sceglie come teatro del suo dramma un’azienda, e in particolare quell’ufficio delle risorse umane addetto in tempi di crisi al taglio del personale. Scenario sociale che negli anni Duemila abbiamo visto e replicato ad abundantiam, e ancora si replica. Qui il conflitto intra-aziendale si sovrappone a quello familiare. Un ragazzo fresco di studi viene preso come stagista alla direzione risorse umane di una fabbrica in Normandia, la stessa in cui lavora come operaio il padre. Quando verrà deciso di ristrutturare, di scegliere chi licenziare, proprio il padre finirà tra i rami secchi, e il figlio dall’altra parte. Drammatizzazione, anche tragedizzazione di un ferita che ha inciso e inciderà milioni di famiglie dell’Occidente prostrato di questi anni. Attenzione, il protagonista Jalil Lespert è anche il regista del nuovissimo e di imminente uscita Yves Saint Laurent, il biopic ufficiale e autorizzato del outurier francese. Dai conflitti operai agli atelier haute couture e ai vizi borghesi, borghesissimi, il salto è grande.

La legge del desiderio di Pedro Almodóvar, Rai Movie, ore 1,10.

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A mio parere, il vertice di sempre di Almodóvar e del suo cinema. Un film del suo primo periodo, il più estremo, radicale, selvaggio. Il più libero. Mai più superato in forza interna, in energia, nemmeno dai perfetti e stratificati melodrammi della maturità come Tutto sua madre, Parla con lei o La Mala Educaccion, più astuti e strutturati, ma anche meno esplosivi. Del 1987, con un Antonio Banderas giovane già attore-totem di Pedro, ma non ancora star internazionale, La ley del deseo è esattamente ciò che il suo didascalico titolo – quasi un manifesto – ci dice. Un melodramma di geometrica costruzione sulla follia dell’amore e sull’ansia del possesso, aggiornando in versione omosessuale e anche brutalmente ipermoderna il tradizionale estremismo dei sentimenti come raccontato in innumerevoli narrazioni (letterarie, cinematografiche). Il regista Pablo (un doppio dello stesso A.?) sta con Juan, Juan forse non ama Pablo. Che se ne va da Madrid e si installa in un paese andaluso sul mare dove incontra Antonio (Banderas). Sarà notte d’amore con lui. Per Juan non sembra così importante, ma per Antonio, alla sua prima volta omosessuale, è tutto. Perde la testa per Pablo, non accetta di essere trascurato, abbandonato, lo segue, lo pedina, lo stalkizza. Ucciderà per gelosia Juan. Un amore letteralmente folle e violento che vediamo crescere, intorbidarsi, accelerarsi fino alla frenesia psicotica. Film cupo, fiammeggiante e potente, il più implacabile e inesorabile di Almodovar, una lezione clinica sulla forza distruttiva degli istinti e delle passioni. Anche, un thriller tesisissimo e angoscioso. Con quelle sporcaccionate tipiche del primo Pedro (qui, la scena iniziale del provino al ragazzo con masturbazione). La ley del deseo è l’Almodovar più vicino di sempre a Fassbinder, l’altro grande (e più grande devo dire) indagatore delle leggi costrittive del desiderio, e spesso distruttive, nella nostra modernità. Molta pop music, come sempre in Pedro, e qui fa piacere ascoltare Guarda che luna di Fred Buscaglione. C’è anche anche Carmen Maura, nella parte dell’attrice sorella del regista.

Sorvegliato speciale con Sylvester Stallone, Iris, ore 23,09.
Prison-movie con il detenuto Sylvester Stallone maltrattato da Donald Sutherland, direttore carognissima del carcere deciso a vendicarsi di lui per via di una brutta figura subita per colpa sua molti anni prima. Nulla viene risparmiato a Frank Leone/Stallone, torture fisiche e posicologiche, e perfino l’uccisione del suo più caro amico. Allora, sul finire degli anni Ottanta, colpì come Stallone quasi voluttuosamente avesse accettato, con questo film, di farsi martoriare e maciullare quella poderosa macchina-corpo che l’aveva trasformato in una star. Come se, oscuramente, volesse espiare il successo che la sua muscolarità smagliante gli aveva procurato in Rocky e Rambo. Sorvegliato speciale è il martirio di San Sebastiano secondo Stallone, è l’ostensione del proprio corpo punito e oltraggiato in un oscuro rito autopunitivo. Intorno, sadici agenti in divisa armati di catene, manette e ogni possibile arma. Mica per niente questo film pare sia diventato un culto fetish.

Luci nella notte di Cédric Kahn, La Effe, ore 21,30.
Film del 2004 amatissimo dai critici parigini e dai nostri di nuova generazione, quelli usciti dalle cinema. Cédric Kahn è uno dei migliori autori francesi e qui si conferma, dopo La noia e Roberto Succo. Jean-Pierre Darroussin e Carole Bouquet sono marito e moglie in partenza verso il Sud per una vacanza. Incroceranno un evaso. Sarà un viaggio nel buio della mente e nel terrore. Tratto da Georges Simenon e destinato a diventare un classico. Da non perdere.

La ragazza che giocava col fuoco di Daniel Alfredson, La7d, ore 21,10.
Cineversione scandinava di uno dei romanzi di Stieg Larsson, tutti girati parecchio prima che David Fincher realizzasse la sua versione americana di Uomini che odiano le donne. Stavolta siamo alla seconda puntata della saga, con Michael tornato alla direzione del giornale Millennium e la punk-detective-hacker Lisbeth sospettata di un delitto. Chiaro che è innocente. Con Noomi Rapace, la prima e vera Lisbeth che Rooney Mara non è riuscita a oscurare.

Lo sparviero del mare di Michael Curtiz, Rete Capri, ore 21,00.
Un piratesco della Holywood classica (siamo nel 1940) diretto dal Michael Curtiz che poi ci avrebbe dato Casablanca. Avventure di mare di un corsaro al servizio del trono d’Inghilterra che ha per obiettivo le navi spagnolo attraverso l’Atlantico. A far l’eroe è Erroll Flynn.

L’armata delle tenebre di Sam Raimi, Rai 4, ore 21,10.
Altro non è che l’episodio numero 3 di La casa (Evil Dead), la saga che ha trasformato il suo regista Sam Raimi in quel regista-culto che sappiamo. Stavolta il protagonsita si ritrova trasportato, in uno dei viaggi nello spazio-tempo che il cinema ci ha dato, all’indietro nel Medioevo, però con moderne armi in mano. E già questo. Per cultori dell’orrorifico e non solo.

Trono nero con Burt Lancaster, Italia 7 Gold, ore 22,45.
Uno di quei film anni Cinquanta con Burt Lancaster un filo esibizionista sempre a petto nudo, a mostrar dorsali, addominali e bicipiti. Qui si toglie sempre la camicia visto che si muove al caldo tra mari del sud e relative isole. Siamo nell’Ottocento, lui è un furbastro che vuole arricchirsi con le noci di cocco, ma i locali non ci sentono. Se ne va in Cina, poi torna, e stavolta la fortuna gli arride. Adagiarsi sul divano e abbandonarsi alla semplicità del cinema di quel tempo (che non aveva preoccupazioni politically correct, ma solo l’obiettivo di fare entertainment). Quaklche vaga assonanza con L’uomo che volle farsi re e Cuore di tenebra di Conrad.

Donne sull’orlo di una crisi di nervi di Pedro Almodóvar, la7d, ore 23,00.
Attenzione, non è ancora stato confermato dall’emittente.
Il film che nel 1988 chiude il primo periodo di Almodóvar, il più selvaggio, quello ruspantissimo ed estremo, anche il mio preferito (quello di La legge del desiderio e Matador, per dire). Il film, anche, che trasforma il suo cinema in un prodotto più smussato e mainstream, che conserva sì le provocazioni e gli inconfondibili almodovarismi, ma addomesticati a uso delle platee già globalizzate. Un prodotto a modo suo perfetto, costruito con sapienza assoluta (Almodovar è un grande sceneggiatore, sempre, un costruttore di macchine narrative abile come pochi, al di là dell’apparente naïvité), che mescola i temi trasgressivi della movida madrilena, la wildness erotica, con un andamento da commedia popolare e insieme sofisticata. Gli slittamenti nel folle, nel paradossale, nel surreale, sono allo stesso tempo molto iberici e debitori della screwball comedy della Golden Hollywood. E poi, donne, donne e ancora donne. Questo film è un coro femminile con voce solista, quella di Carmen Maura/Pepa, protagonista e mattatrice così debordante da sembrare uscire e travalicare lo schermo. Donne, come nel paradigmatico film cukoriano. Pepa è stata molata dall’amante Ivan, ed è combattuta tra il desiderio di vendetta (quella famosa scenda del letto incendiato) e la voglia più o meno confessata di ricatturarlo, anche perché ha scoperto di essere incinta di lui. Intanto, nel suo appartamento con terrazza e vista meravigliosa sulla skyline di Madrid (immagini che hanno contribuito a rendere sexy la città e tutta la Spagna nella mente dello spettatore globale trasformandole in irresistibili calamite per turisti) riceve amiche, ospiti casuali e ospiti intenzionali. Un viavai da pochade, da vaudeville. La moglie del suo amante, il figlio di lui (un giovane Antonio Banderas allora attore feticcio di Almodóvar, come Carmen Maura era la sua attrice totemica), poliziotti alla ricerca di terroristi arabi, altre presenze. Con un gazpacho al sonnifero che Pepa confeziona e che avrà effetti collaterali imprevedibili. Sentimenti anche urlati, equivoci, girotondi amorosi, imprevisti. Un implacabile congegno narrativo che il regista mette in moto e manovra con assoluta sicurezza. Si ride molto e si resta ammirati dalla grazia e dall’intelligenza del manovratore. Successo enorme in tutto il mondo, America compresa. Candidatura all’Oscar e atto ufficiale di nascita del mito Almodóvar. Titolo che diventerà proverbiale e verrà saccheggiato da publicità, stampa e quant’altro (e ancora oggi citato e saccheggiato). Donne sull’orlo di una crtisi di nervi diventerà anche nel 2010 un musical a Broadway, che non ce la farà però a duplicare il successo del film.


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