Nel Golfo di Catania, quel mare che vide l’approdo di Ulisse e il suo fortunoso incontro con Polifemo, dove Giovanni Verga ambientò I malavoglia e Luchino Visconti girò La terra trema, sfociano tre fiumi: il Longàna, l’Amenano e il Simeto. I primi due, oggi sotterranei, nascono dalle falde del vulcano Etna, mentre il Simeto, formato dalla confluenza di tre fiumi nati sui monti Nebrodi, sfocia a 14 chilometri a sud di Catania, dove dà vita ad una importante zona umida.
L’odierna città sorta ai piedi dell’Etna, in un territorio abitato già in epoca preistorica, ebbe il primo nome di Kàtanedai coloni Calcidesi venuti dalla Grecia nel 729 a.C. e fiorì sulle sponde dei fiumi Longàna (poi Lògnina, da cui il nome Ognina, il quartiere rivierasco di Catania) e Amenano, su cui giunsero le lave dell’Etna nei secoli XIV e XVII, senza cancellare in entrambi casi il flusso naturale delle loro acque, solo ricoperte dalle colate.
Nel 1867 lo scultore napoletano Tito Angelini realizzò in piazza Duomo (angolo via Garibaldi) la Fontana dei tritoni, che per i catanesi è soltanto l’ acqua ‘o linzolu, perchè l’acqua dell’Amenano trabocca da una vasca ai piedi della statua e forma un ”lenzuolo” d’acqua che alimenta il rivolo sottostante.
Ma è nel largo Paisiello che l’Amenano si prende la sua rivincita sull’Etna, scorrendo liberamente nella scalea monumentale che forma la moderna fontana realizzata nel 1956 dallo scultore astrattista catanese Dino Caruso (Caltagirone 1921 – Catania 1986).
L’acqua del fiume si materializza anche nella Villa Pacini sotto la forma di un ruscelletto e attraverso una strana botola, ora schermata da un vetro di protezione, alimentando la bellaFontana dei sette cannaggi alla pescheria, l’antico pozzo di Gammazita del XII sec. (nei pressi del Castello Ursino), scorrendo nelle Terme Romane Achillianai (IV-V sec. d.C.), un vasto ambiente ipogeo a cui si accede da uno stretto passaggio, che si apre alla sinistra della facciata del Duomo.Pochi, soprattutto giovani catanesi e qualche straniero amante di stranezze e originalità, hanno la fortuna di vedere un tratto lavico dell’alveo originale dell’Amenano, che è visibile tramite una grotta sotterranea per i visitatori-clienti del locale annesso ad un ostello di piazza Currò, nei pressi di Villa Pacini. Qui, all’interno del rusticopub a piano terra, scendendo di due piani attraverso un’angusta scaletta, seduti in due piccoli e scomodi tavoli (inseriti nell’antica roccia lavica) gli avventori possono sorbire una bibita, ammirando le acque limpide e profonde dell’Amenano, stranamente esenti dagli odori del vicino mercato. I gestori si raccomandano di non occupare a lungo uno dei mini-tavoli, perché le prenotazioni sono sempre tante e l’ Amenano… aspetta altri ammiratori.
Nuccia Di Franco Lino
febbraio 2011
foto tratte dal web