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I funerali del lavoro

Creato il 05 settembre 2011 da Luna Bianca Luna Nera
Questi giorni faranno il loro ingresso nella storia per un funerale di stato: è morto il lavoro.
Una manovra criminale sancisce nuovi dogmi che assolutizzano il concetto capitalista di sfruttamento e, a mezzo di una pugnalata neanche troppo alle spalle, ecco che il lavoro è all'altro mondo.
E a noi cosa resta? Una cerimonia funebre con illustri necrofori.
A trasportare la cassa del defunto d'eccezione un poker d'assi di quelli che non si dimenticano. Sfila il corteo. Senza fiori: non fiori ma opere di bene e tutto è devoluto ai poveri, i nostri poveri governanti reduci dalle fatiche dell'ideazione di una manovra finanziaria davvero senza precedenti.
I funerali del lavoroL'inserviente più distinto è lui, Tremonti. L'abito nero del necroforo gli dona come non mai: il dimagrimento cui la costante dedizione alla manovra lo ha costretto, notte e giorno a faticar a mo' di un novello Leporello della cosa pubblica, lo rende elegantissimo. Quale onore, quale distinzione potersi permettere un ultimo viaggio in spalla ad un tale gentiluomo.
Dietro a Tremonti un'anima nobile del pari: azzimato nel vestito nero offre il suo contributo al trasporto della salma il presidente Napolitano che, evidentemente dimentico del proprio passato e già proiettato, invece, nell'eternità, invoca in cuor suo il "rapido varo" della nave fantasma. Il suo volto adombrato solo di ultraottuagenaria serenità tradisce la certezza, almeno per lui, di una scialuppa di salvataggio.
Il terzo uomo, quello che dovrebbe prendere il posto alla sinistra, proprio alla sinistra dei primi due, latita: troppo impegnato a scioperare non ha ricevuto neppure la notizia del funerale.
Il quarto necroforo, che non ha voluto mancare alla cerimonia e infatti di buona lena supplisce anche alle carenze degli assenti, è lui: Silvio. Rimboccatosi le maniche un po' troppo ampie della giacca nera, arrotolatosi i pantaloni troppo lunghi per la sua statura, Silvio davvero non poteva mancare e, da solo, riesce a darsi da fare per due. Per tre, per quattro. Per tutti. Con sulle labbra l'immancabile sorriso del professionista.
Il momento dell'omelia è saltato: annoia gli italiani. Dal Vaticano il silenzio più assoluto accompagna la mesta cerimonia.
I necrofori avanzano con compostezza.
L'escavatrice iveco, parcheggiata ai lati della fossa, ormai non serve più: nel ricoprire di terra la bara, uno stuolo di giovani precari provenienti da tutta la penisola cicaleccia sottovoce. Per molti di loro è la prima chiamata. Altri sono ormai veterani del lavoro atipico. Per tutti, comunque, seppellire il lavoro è anch'esso, amaramente, un lavoro.
 

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