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I Gesuitici Draghi e Ciampi: i veri artefici della distruzione dell'Italia

Creato il 03 giugno 2013 da Nwotruthresearch

I Gesuitici Draghi e Ciampi: i veri artefici della distruzione dell'Italia


Mentre, in Italia, la , dandogli in pasto IL MOSTRO sinistra controllata dal Vaticano distraeva gli ingenui lettori di La Repubblica, Il Manifesto l'Unità Cavaliere Costantiniano Silvio Berlusconi, il vero potere gesuitico, da dietro le quinte, faceva i propri affari, sia con i governi di destra, che con quelli di sinistra, senza che alcun giornale di rilievo puntasse pericolosamente il dito su questo manovratore occulto.

" E, in effetti, l'opera di smantellamento da lui diretta registra incredibili successi. Copio e incollo dal sito ufficiale di Nel 1991, di nuovo in Italia, Draghi assume un altro incarico: quello di Direttore Generale del Ministero del Tesoro al quale aggiungerà (1993) la presidenza del Comitato Privatizzazioni. I suoi meriti nel privatizzare tutto il privatizzabile del patrimonio italiano devono essere stati rilevantissimi se 10 (dico: dieci) governi consecutivi, di ogni forma e colore, fino al 2001, considerarono la sua azione talmente efficiente da inchiodarlo a quella poltrona. Confindustria: "Tra il 1993 e i primi mesi del 2001 in Italia sono state effettuate cessioni al mercato di quote di aziende pubbliche per circa 234.800 miliardi di lire. Le cessioni hanno riguardato importanti aziende di proprietà del Ministero del Tesoro (come Telecom, Seat, Ina, Imi, Eni, Enel, Mediocredito Centrale, Bnl), dell'Iri (come Finmeccanica, Aeroporti di Roma, Cofiri, Autostrade, Comit, Credit, Ilva, Stet), dell'Eni (come Enichem, Saipem, Nuovo Pignone), dell'Efim, degli altri enti a controllo pubblico (come Istituto Bancario S. Paolo di Torino e Banca Monte dei Paschi di Siena) e degli enti pubblici locali (come Acea, Aem, Amga)". Bisogna ammetterlo: non era facile ma lui c'è riuscito. Gliene furono grati in molti, ma non l'ex Presidente Francesco Cossiga che lo accusò pubblicamente, , di aver favorito i suoi futuri datori di lavoro della GS."

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I Gesuitici Draghi e Ciampi: i veri artefici della distruzione dell'Italia

""Sarebbe un errore pensare che nella stima che Draghi si è guadagnato ovunque nel mondo il nostro Paese non c'entri nulla. C'entra anche l'Italia, quella migliore: quella della sua formazione negli istituti dei gesuiti che gli ha dato spessore culturale, equilibrio e coerenza di pensiero ; c'entra il ruolo svolto in un decennio al Tesoro nel periodo del parziale risanamento della finanza pubblica, dell'ingresso dell'Italia nell'euro e di un processo di privatizzazioni che ha cambiato la cultura del mercato nel nostro Paese". Nell'articolo pubblicato il 25 giugno dal Numerosi sono stati nelle ultime settimane i profili di Mario Draghi, neo Presidente della Banca Centrale Europea, comparsi in diversi giornali, in cui non si è trascurato di menzionare la sua formazione presso l'Istituto Massimiliano Massimo a Roma. Corriere della Sera si sottolinea il particolare beneficio che questa ha esercitato sulla sua crescita umana e professionale, ottima base per l'intera sua prestigiosa carriera. In un ricordo di Draghi che sullo stesso giornale fa Luigi Abete, Presidente della BNL e di Assonime, suo compagno di scuola, emergono alcune sue qualità: diligente, studioso, bravo, molto sportivo. Abete descrive quel collegio degli anni cinquanta come "una scuola con una forte identità". E continua: "L'insegnamento più forte che i gesuiti hanno inculcato ai loro studenti era che ' '. La correttezza deve essere sostanziale. Ci hanno insegnato che se tu sei nella parte di società fortunata devi anche pensare agli altri". Dare lezione ai ragazzini poveri delle borgate romane: questa una delle esperienze condivise con Draghi e che Abete racconta, identificandola come occasione in cui si è "formato , uno dei valori fondamentali trasmessi dai gesuiti". " il fine anche nobile non giustifica mai i mezzi il senso del dovere

Smantellare l'Italia, naturalmente, per i gesuiti è un "fine nobile" che è stato intrapreso con"mezzi nobili". Questo è il"senso del dovere" del soldato Draghi nell'intrapresa Ad Maiorem Dei Gloriam .

I Gesuitici Draghi e Ciampi: i veri artefici della distruzione dell'Italia

"Il primo colpo storico contro l'Italia lo mette a segno Carlo Azeglio Ciampi, futuro presidente della Repubblica, incalzato dall'allora ministro Beniamino Andreatta, maestro di Enrico Letta e "nonno" della Grande Privatizzazione che ha smantellato l'industria statale italiana, temutissima da Germania e Francia. E' il 1981: Andreatta propone di sganciare la Banca d'Italia dal Tesoro, e Ciampi esegue.Obiettivo: impedire alla banca centrale di continuare a finanziare lo Stato, come fanno le altre banche centrali sovrane del mondo, a cominciare da quella inglese. "

" Alla fine degli anni '80, la vera partita dietro le quinte è la liquidazione definitiva dell'Italia come competitor strategico: Ciampi, Andreatta e De Mita, secondo Galloni, lavorano per cedere la sovranità nazionale pur di sottrarre potere alla classe politica più corrotta d'Europa. "

"Dai gesuiti, ma al "San Francesco Saverio" di Livorno, si è diplomato invece l'ex presidente Carlo Azeglio Ciampi, un laico dalla religiosità sobria ma rigorosa (ogni domenica a messa), da buon allievo gesuita. "

" Figlio di Pietro Ciampi e di Maria Masino, piemontese di . Frequenta l'Istituto San Francesco Saverio, retto dai , dalla terza elementare al liceo. Salta la quinta elementare e la terza liceo per gli ottimi voti conseguiti nelle classi precedenti.

Se non siete ancora convinti potete legge anche questo articolo del corriere della sera del 20 maggio 1999:

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"I ricordi di padre Matini, ora novantenne: era timidissimo e religioso. Si iscrisse alla Congregazione mariana. Il gesuita che gli insegno' greco: Carlo Azeglio? Continuo a dargli del "tu" ARICCIA (Roma) - "Mi rivolgo a lui col "tu", certo. E lui naturalmente mi risponde col "lei". Vecchia regola dei Padri gesuiti: se sei ex alunno ti trattano da ragazzino anche quando hai i capelli bianchi. O magari sei diventato presidente della Repubblica e ti chiami Carlo Azeglio Ciampi.

Matini e' l' unico professore di Ciampi ancora vivo: tra il ' 34 e il ' 35 fu lui a dargli lezioni di greco alla "San Francesco Saverio" di Livorno. Angelo era gia' laureato in filosofia e stava per affrontare gli studi di teologia. Carlo Azeglio aveva 14 anni ed era iscritto al ginnasio. Com' era il giovane Ciampi, padre Matini? "Molto studioso. Apprendeva con facilita' ed io ero contento di lui. Carlo era legatissimo alla famiglia, soprattutto al fratello Giuseppe, pure lui studiava da noi [...] Possibile che il giovane Ciampi fosse cosi' "perfetto"? Non avra' avuto un difetto, magari uno soltanto? "A dire la verita' , questo lo ricordo, era timido. Anzi, timidissimo. E questa sua timidezza finiva col preoccupare non poco noi professori. Anche suo fratello Giuseppe era riservato. Ma meno di Carlo. I giovani Ciampi erano comunque seguitissimi dalla famiglia. La mamma, la ricordo come fosse oggi, veniva spesso a parlare col rettore". Ed era religioso? "E come no?Era iscritto alla Congregazione Mariana". Ovvero l' antica associazione che segue la crescita spirituale dei giovani nel segno di Sant' Ignazio di Loyola sollecitandoli al culto della Madonna. Particolare che inevitabilmente avvicina Ciampi al suo predecessore Scalfaro. Come sono stati i vostri rapporti nel tempo? "Ci siamo sentiti sempre, almeno ogni Natale, e ci vogliamo davvero bene. Due anni fa e' venuto a visitarci e spero che tornera' . Intanto prego ogni mattina per lui da quando e' stato eletto. Mi fanno ridere certe polemiche: laico, cattolico...Carlo e' un buon credente incapace di fingere o esagerare. Questo, si' , conta". Come si comportera' al Quirinale? "Benone. Certo...". Certo, padre? "Certo sara' una brutta gatta da pelare". E le manone nascondono una gran risata.

Tra le tante onorificenze conseguite da Carlo Azeglio Ciampi ricordiamone due in particolare:

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"CITTÀ DEL VATICANO - Pioggia di onorificenze pontificie sulle autorità dello Stato italiano, "conferite" tra le visite in Vaticano del presidente Casini - avvenuta il 7 novembre - e quella dell' altro ieri del presidente Berlusconi: sono stati "insigniti" dell' Ordine Piano il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, i presidenti del Senato e della Camera Marcello Pera e Pier Ferdinando Casini, il ministro degli Esteri Gianfranco Fini e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. L' Ordine Piano (istituito da Pio IX nel 1847) è la terza tra le onorificenze pontificie, dopo quelle dell' Ordine supremo del Cristo e dell' Ordine dello Speron d' Oro, che vengono assai raramente conferiti a "sovrani e capi di Stato cattolici particolarmente benemeriti verso la Sede Apostolica". Dopo l' Ordine Piano vi sono altre due onorificenze pontificie: l' Ordine di San Gregorio Magno e l' Ordine di San Silvestro Papa."

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Al termine dei colloqui il Gran Maestro ha insignito il Presidente della Repubblica Ciampi della più alta decorazione dell'Ordine di Malta: il Collare al Merito Melitense."

Dal sito web di Carlo Azeglio Ciampi estraiamo le immagini del suo incontro con l'Ordine di Malta e il suo ex Gran Maestro Andrew Bertie:

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" , Beniamino. - Uomo politico ed economista italiano ( Trento 1928 - Bologna 2007). Parlamentare della Democrazia Cristiana dal 1976 al 1992, rieletto nel 1994 e nel 1996 per il Partito popolare italiano di cui è stato uno dei fondatori, è stato ministro del Bilancio (1979), del Tesoro (1981-82), degli Esteri (1993-94) e della Difesa (1996-98). È uscito dalla vita politica attiva in seguito a una grave malattia. Postumo, nel 2011 è stato pubblicato a cura di E. Letta il volume dei suoi " Discorsi parlamentari.

Da Wikipedia leggiamo anche della sua formazione all' Università Cattolica del Sacro Cuore:

Nel 1961, dopo il matrimonio con la moglie Giana, andò in India per conto del MIT, come consulente presso la Planning Commission del governo di Jawaharlal Nehru.

"Questa mattina il Gran Maestro del Sovrano Ordine di Malta Fra' Andrew Bertie è stato ricevuto al Palazzo del Quirinale dal Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi.

All'arrivo di Sua Altezza e della delegazione melitense nel cortile del palazzo che ospita la Presidenza della Repubblica, la bandiera dell'Ordine di Malta è stata issata sul torrino, accanto a quella della Repubblica Italiana e a quella dell'Unione Europea. Dopo l'esecuzione dei rispettivi inni ufficiali, i due Capi di Stato hanno ricevuto gli onori militari ed hanno passato in rassegna la Guardia schierata.

Durante i colloqui ufficiali il Gran Maestro ha potuto sottolineare lo stato delle relazioni con la Repubblica Italiana, che sono ottime e proficue. L'Ordine ha una profonda gratitudine verso lo Stato Italiano. Fin da quando nel 1798 i Cavalieri furono costretti a lasciare l'isola di Malta, occupata militarmente da Napoleone, l'Italia ha accolto l'Ordine con la sua ospitalità. E' dall'Italia che si è irradiata l'attività a favore dei più deboli che i Cavalieri di molte nazionalità svolgono assistiti da migliaia di collaboratori e da volontari in oltre 100 paesi del mondo.

Questa visita fa seguito a quella effettuata dal Presidente Ciampi il 6 dicembre 1999 a Villa Malta a Roma in occasione della cerimonia di chiusura delle celebrazioni per i 900 anni di vita dell'Ordine. Nel 2001 i due Capi di Stato si erano incontrati in occasione della Cerimonia di Consegna della Bandiera Italiana al Corpo Militare dell'Ordine."

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"L'Ordine di Malta "è nel cuore degli italiani": per la sua storia, la sua azione umanitaria, i suoi sforzi diplomatici in favore della pace. Con questa lusinghiera attestazione di stima e di amicizia il Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi, in visita ufficiale stamani al Palazzo Magistrale dell'Ordine, si è rivolto al Gran Maestro Fra' Andrew Bertie. Quest'ultimo ha voluto ribadire il clima di particolare cordialità di un incontro che - ha affermato - "è per noi molto più di una restituzione della nostra visita al Quirinale" di quattro anni or sono. Nella persona del Presidente Ciampi, oggi accogliamo il capo di una Nazione che "riveste un ruolo specialissimo nella storia dell'Ordine": da quasi due secoli ne ospita infatti le sedi di governo, consentendogli di mantenere la sua millenaria sovranità e, insieme ad essa, l'efficacia della sua missione di servizio all'uomo nei quattro angoli del globo. Una missione che - ha ricordato ancora il Gran Maestro Bertie - "è mondiale, dunque anche italiana. E' diplomatica ed umanitaria, ma non politica. Sviluppata al di là di ogni possibile barriera: di razza, di religione, di nazionalità".

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Particolarmente significativo il ricordo di Papa Wojtyla da parte del Gran Maestro: "sul piano personale, non posso fare a meno di notare un ulteriore motivo di sintonia tra Lei e me: la stima e l'amicizia coltivati negli anni con Giovanni Paolo II, di cui si è appena celebrato il primo anniversario della scomparsa. Un Pontefice che è stato nel cuore del mondo, nel cuore degli italiani e che anche nel nostro ha lasciato una traccia indelebile".

L'Ordine guarda all'Italia con riconoscenza, ma anche con uno "spirito di collaborazione" cementatosi attraverso importanti intese giuridiche tra lo SMOM e l'Italia, che il Gran Maestro ha voluto ricordare al suo illustre ospite: nel 2003 l'accordo di cooperazione sanitaria, nel 2004 quello per l'assistenza ai Paesi in via di sviluppo e l'accordo sulle emissioni postali; nel 2005, l'autorizzazione alla circolazione per le speciali targhe automobilistiche gratuite riservate alle ambulanze dell'Ordine; solo pochi giorni fa, infine, la firma dell'accordo-quadro in materia di ricerca scientifica sulla riabilitazione neuromotoria, la sindrome metabolica e il diabete. Intese dalle quali - ha detto ancora il Gran Maestro - traggono vantaggio "in primo luogo i cittadini italiani".

Di rimando, anche il Presidente Ciampi ha voluto sottolineare "l'esemplare convivenza" consolidatasi in quasi due secoli "di mutuo rispetto" e di una "reciproca collaborazione" per la quale ha auspicato ulteriori e non meno significativi sviluppi. Evidenziando infine la straordinaria capacità dell'Ordine di adattarsi ai tempi, arricchendo "le sue nobili tradizioni attraverso nuove ed efficaci iniziative", il capo dello Stato italiano ha affermato che lo SMOM può porsi oggi come "valido riferimento nell'ambito della comunità internazionale, oltre che per le sue iniziative umanitarie, anche nel più ampio quadro del sostegno allo sviluppo". Quanto al messaggio di solidarietà e di pace di cui l'Ordine Sovrano si è fatto portatore sin dalle origini, per il presidente Ciampi esso è oggi qualcosa di più di un semplice richiamo: in un mondo lacerato da crisi, conflitti e disuguaglianze esso si configura come "una sollecitazione all'intera comunità internazionale, affinché ponga saldamente al centro della propria azione i principi etici, fondamento di ogni vivere civile".

Il Gran Maestro ha poi concluso affermando "impareggiabile è stata la Sua azione - ispirata ad assoluta imparzialità - di garanzia delle istituzioni e in difesa dei diritti umani, dei valori morali e della famiglia. Di alto significato è stato il Suo intenso impegno per una memoria storica condivisa da tutti. La gratitudine dei cittadini italiani per la Sua opera è visibile ovunque: essa resterà patrimonio di questa nazione. Signor Presidente, desideriamo oggi formulare, per Lei e per la Signora Franca, l'augurio affettuoso di poter continuare a lungo a servire questo meraviglioso Paese".

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" Ciampi, Monti e Draghi. Ma anche Fassino e Rutelli: i collegi dei gesuiti hanno formato una buona fetta della classe dirigente italiana. Da destra a sinistra.

Roma - Scuole severe, elitarie, formative secondo i principi di Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, l'ordine più intellettuale (dieci anni di studi intensi, oltre alla laurea, per farne parte).

Dagli istituti governati dai padri gesuiti esce una bella fetta di classe dirigente, banchieri, manager, politici. E c'è uno schieramento trasversale di leader di partito che adesso, col primo Papa gesuita, si metterà nella scia della renovatio vaticana secondo Bergoglio.

Da sinistra a destra al centro civico, quello di Monti e Montezemolo. Entrambi, in effetti, i promotori dello sfortunato listone neocentrista vengono da scuole (tutte private, spesso costose) di gesuiti. Il Leone XIII di Milano, collegio della buona borghesia meneghina, per il prof. Monti (ma anche l'ex sindaco Albertini, o Massimo Moratti), autore sul Corriere di una lettera per "il più caloroso e deferente omaggio" al nuovo Pontefice gesuita. L'Istituto Massimiliamo Massimo, invece, erede del Collegio romano fondato da Sant'Ignazio di Loyola nel 1550 e sfrattato dall'Italia Unita nel 1870, per il fondatore di Italia Futura Luca Cordero di Montezemolo.

Sempre dal "Massimo" di Roma sono usciti l'ex sindaco Rutelli, il presidente Bce Mario Draghi, ottimo giocatore della squadra di basket dell'istituto e fino alla prima liceo compagno di classe di Giancarlo Magalli, poi espulso dai gesuiti per aver simulato un allarme pur di evitare un compito in classe. Sempre al "Massimo" hanno studiato l'imprenditrice e consigliere Rai Luisa Todini, il presidente di Bnl-BNP Paribas Luigi Abete, il direttore del Fatto Antonio Padellaro, il direttore di La7 Paolo Ruffini. Parente del deputato Pdl Enrico La Loggia del Pdl, anche lui formato dai gesuiti, nella più prestigiosa scuola privata di Palermo, il "Gonzaga", nei cui archivi si trovano altri politici, Marcello Dell'Utri, l'attuale sindaco Leoluca Orlando, sostenuto, ai tempi della Rete (anni '90) da un eminente gesuita come padre Bartolomeo Sorge, poi direttore di Civiltà cattolica [nota di nwo-truthresearch: Leoluca Orlando venne sostenuto anche da un altro gesuita, Ennio Pintacuda]. Dai gesuiti, ma al "San Francesco Saverio" di Livorno, si è diplomato invece l'ex presidente Carlo Azeglio Ciampi, un laico dalla religiosità sobria ma rigorosa (ogni domenica a messa), da buon allievo gesuita.

Insospettabili anche a sinistra, zona Pci addirittura. Come Piero Fassino, che da segretario dei Ds, durante il governo Prodi sotto attacco per i Pacs (le unioni civili) invisi al mondo cattolico, raccontava di una giovinezza precedente alla Fgci torinese nel '68: "Sì, sono stato per nove anni allievo dei gesuiti a Torino, e questo mi ha consentito di rafforzare la mia fede religiosa. Essere di sinistra non è in contraddizione con la fede, perché significa battersi per la giustizia, l'uguaglianza, il rispetto della persona, valori cattolici". Niente studi gesuitici per Bertinotti, marxista ateo ma sui generis ("Mi sono sempre interessato alla Chiesa del Concilio e ho tanti amici di Chiesa, anche tra i cardinali") e neppure per Nichi Vendola, comunista "cattolico", che una volta, in un battibecco col sindaco renziano Delrio che gli dava dell'incompetente ("Caro Nichi occupati di taralli o di trulli e non rompere con le fumisterie parolaie"), rispose così: "Caro Graziano, pensavo avessi studiato dai gesuiti, invece usi argomenti da bar". Qualche traccia in più però c'è, visto che cinque anni di scuola dai gesuiti a Montreal li ha fatti Eddy, il compagno del governatore pugliese.

Ma che politici forma la pedagogia gesuita? A sentire padre Sorge, sostenitore entusiasta (solo all'inizio) dell'Ulivo di Prodi, moderati di centrosinistra: "Anche i figli di buone famiglie da noi si appassionano ai drammi degli emarginati sociali, delle minoranze e sviluppano una passionalità che li guida poi nella vita civile". Mario Draghi, in una intervista a Radio Vaticana, spiegò il cuore dell'educazione gesuita in termini più generali: "Far capire che tutti noi, al di là di quanto noi potessimo apprendere come scolari, nella vita avevamo un compito che poi il futuro, la fede, la ragione, ci avrebbero rivelato". E fa un certo effetto trovare come "intervento straordinario" sulla cyber democracy, ad un convegno del 2004 della Fondazione Stensen, Padri Gesuiti di Firenze, un altro futuro (non)politico: Beppe Grillo.


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Questo articolo è stato visualizzato anche dalla "Santa" Sede, lettrice assidua del nostro blog;

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