#StayD12. E’ questo il titolo scelto per la campagna che i Lakers hanno avviato per cercare di convincere Dwight Howard a rimanere. Quando si sono iniziati ad addocchiare degli enormi cartelloni pubblicitari (il primo di fronte allo Staples Center, il secondo sulla Hollywood Boulevard) recitanti lo slogan “Stay” ed una foto del tre volte vincitore del premio di Defensive Player of the Year, in molti si sono resi conto di quanto la franchigia gialloviola stia cambiando faccia. I losangelini sono finiti a strisciare per terra, dietro al proprio centro, peraltro autore di una stagione tutt’altro che positiva. Una campagna del genere può essere considerato un rituale per città come Cleveland o la stessa Orlando, non abituate ad avere giocatori di un certo calibro nel roster, ma i Lakers non fanno decisamente parte di questa schiera.
Difficilmente il GM Mitch Kupchak e gli altri membri della dirigenza si sarebbero aspettati di trovarsi in questa situazione a meno di un anno dalla fine del “Dwightmare“. L’ex Magic in California avrebbe dovuto trovare finalmente stabilità con la speranza che, dopo svariate stagioni al fianco di Kobe (magari condite da qualche anello), potesse guidare il nuovo ciclo di casa Lakers. Non a caso, al primo allenamento coi gialloviola, Kupchak aveva tenuto ad indicare alla prima scelta assoluta al draft 2004 le canotte appese sopra la linea di centrocampo, affermando che un giorno sarebbe potuto essere lì. Ora come ora però appare evidente che assai difficilmente Howard potrà figurare accanto a nomi del calibro di Wilt Chamberlain, Magic Johnson, Kareem Abdul-Jabbar e Shaquille O’Neal.
Eppure per DH12, almeno sulla carta, i motivi per rimanere a Los Angeles non mancherebbero, partendo dal presupposto che essere un’autentica star nella città degli angeli è tutt’altra cosa rispetto ad esserlo ad Orlando o a Houston. In caso di rinnovo, i Lakers sarebbero pronti a mettere sul piatto il massimo salariale (118 milioni di dollari in 5 anni) pur di non perderlo. Ci sarebbe tutto per una storia a lieto fine, bisogna considerare anche il fattore Kobe Bryant. Howard meglio di tutti sa che senza il Mamba in salute molto difficilmente raggiungerà il tanto agognato titolo NBA. A dimostrarlo, d’altronde, ci sono gli scorsi playoff, i primi senza Kobe dopo 15 stagioni, tra i peggiori in assoluto nella storia della franchigia. E’ assai probabile quindi che, per inseguire il successo finale, il pivot sceglierà di emigrare verso altri lidi.
Sono molte le piazze che fanno gola a Dwight Howard. Non può ovviamente mancare Houston, che già aveva espresso il suo interesse la scorsa annata; i texani, che dispongono di una situazione salariale tra le migliori della lega, potrebbero essere la piazza ideale per il numero 12. Parliamo di un gruppo giovane e ambizioso, in costante crescita sotto il segno del “Barba” James Harden. Che l’arrivo di Howard possa essere l’ultimo tassello per la costruzione di una formazione che punti alla vittoria finale? I punti interrogativi rimangono molti, come la presenza di un buon centro come Asik (che, in una situazione del genere, verrebbe probabilmente scambiato), che il GM Daryl Morey sarebbe però pronto a cedere in uno scambio con i Lakers. Houston si conferma tra le favorite per accaparrarsi Superman.
Ad inserirsi prepotentemente nella corsa è stata anche Golden State, che in un’eventuale sign-and-trade metterebbe sul piatto Bogut, Thompson o Barnes e qualche contratto in scadenza pur di aggiudicarsi Howard. I californiani comincerebbero così a puntare veramente in alto, ma il rischio di perdere quella chimica di gruppo che quest’anno ha condotto i gialloblu a sfiorare le Conference Finals è elevato. Assieme agli appena citati Rockets, i Warriors metterebbero a disposizione forse l’ambiente più adatto per l’ex Magic. Si è risvegliato anche l’interesse di Atlanta, franchigia per cui però Howard, in particolare la scorsa estate, non ha mai espresso un grande di desiderio di giocare. Nonostante tutto a mancare non è né lo spazio nel salary cap né il talento: nell’ambito di una trade, gli Hawks potrebbero cedere Horford e Teague ed eventualmente una prima scelta. Con un arrivo del centro, Josh Smith sceglierebbe di rinnovare il contratto e di unirsi al compagno e amico di vecchia data per inseguire l’anello. Atlanta, però, non appare comunque come la franchigia più adatta.
I Mavericks di Mark Cuban risultano sicuramente come una piazza intrigante; Dallas si è gettata nell’affare Rondo, ed un eventuale arrivo dell’attuale playmaker dei Celtics potrebbe sicuramente valer come un buon motivo per accasarsi dai campioni NBA 2011. Dwight avrebbe l’occasione di giocare fianco a fianco con un giocatore dall’esperienza di Dirk Nowitzki, ma le certezze in quel di Dallas restano poche, e molto difficilmente in questo clima di ricostruzione DH12 troverebbe l’ambiente adatto per agguantare il Larry O’Brien Trophy.
La telenovela Dwight Howard è quindi ripartita a pieno regime, questa volta in versione 2.0 (o 3.0, se si considera l’anno del rinnovo per 2 anni con Orlando) e più incerta che mai. Come si concluderà? Intanto dai primi incontri effettuati con Hawks e Warriors il centro si è detto molto ben impressionato dai due coach Budenholzer e Jackson (stoccatina a D’Antoni con il quale non ha un gran rapporto?), ma ora toccherà alle altre piazze, tra cui i Lakers che faranno scendere in campo anche Bryant per cercare di convincerlo a rimanere.