Niente da fare, ai leghisti l’Unità d’Italia proprio non va giù. E non lo nascondono. L’ultimo episodio di intolleranza si è consumato l’altra sera davanti alla discoteca Hollywood di Vicenza.
Davanti a un pubblico di 200 persone tra cui numerosi consiglieri comunali, provinciali e regionali della Lega Nord e della Liga Veneta, è stato bruciato il fantoccio di Garibaldi, con tanto di cartello “L’eroe degli immondi”.
C’è chi si smarca, ma non troppo, come Luca Zaia:
Mi ritengo venetista ma bruciare una sagoma è un segnale a cui stare attenti. Dietro a una figura c’è una persona, non bisogna minimizzare e trasmettere messaggi sbagliati ai giovani.
Chi invece, sdrammatizza, come il deputato regionale Roberto Ciambetti:
Sono arrivato più tardi e il rogo non l’ho visto. Però non vorrei si strumentalizzasse la cosa. È un gesto scaramantico, che vuole esorcizzare non la figura del generale che fu, per primo, bandito dagli stessi Savoia, quanto chi continua a negare dignità alle storie regionali.
Chi, infine, ed è la maggioranza dei partecipanti, rincara la dose.
Patrik Riondato, presidente del Movimento Veneti, annuncia battaglia:
Il rogo è solo una scintilla, dal 17 marzo aspettiamoci fuochi d’artificio.
Giorgio Roncolato, consigliere comunale di Arzignano e membro dell’associazione Raixe Venete che ha organizzato il falò, si scaglia contro l’odiato generale:
Gli storici seri hanno dimostrato che Garibaldi era un bandito vissuto di espedienti e ladrocini e in Sud America. E che i famosi Mille erano un’accozzaglia di sbandati e predoni.
Sulla stessa linea Bortolino Sartore, proprietario della discoteca:
Garibaldi era un mercenario che non amava i veneti, questo è un dato storico.
C’è da chiedersi quali fonti consultino Roncolato e Sartore, visto che di queste informazioni non c’è traccia nei vai Max Gallo, Rosario Romeo, Giovanni Spadolini. Denis Mack Smith descrive così l’eroe dei due mondi:
Garibaldi era la persona vivente più conosciuta e amata nel mondo.
Christopher Duggan, invece, lo dipinge così:
Il suo stile di vita anti-convenzionalmente modesto, la semplicità dei modi e l’immenso coraggio personale, e infine l’apparente invulnerabilità sul campo di battaglia concorrevano a fare di Garibaldi un personaggio venerato, con una capacità d’attrazione senza precedenti.
Perfino Montanelli ha speso parole al miele:
Nel disperato bisogno che l’Italia dell’Ottocento aveva di eroi, è giusto che il posto di proscenio e il piedistallo più alto siano toccati a lui.
Poco importa se nella storiografia che conta Garibaldi sia descritto in modo positivo. Non conta nulla che il Times, dopo la morte, scrisse:
Fate scrivere la biografia di Garibaldi al suo peggior nemico e vi apparirà come il più sincero, il più disinteressato e il meno dubbioso degli uomini…
Se qualche carneade esaltato dice che Garibaldi era un brigante, un assassino, un ladro, uno stupratore, i leghisti ci crederanno e useranno queste accuse per screditare in qualsiasi modo l’Unità d’Italia. D’altronde, son leghisti.