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I mari si desertificano

Creato il 23 agosto 2011 da Madyur

Quando alla sera i pescherecci tornano in porto , hanno poche cassette da scaricare. Da qualche mese , infatti, le battute da pesca del Golfo di Catania vanno a vuoto. Una situazione anomala, afferma l’Associazione Pescatori dello Ionio, che teme il tracollo di tutta l’economia della zona.

Se i pescatori siciliani piangono , quelli della costa della Romagna alla Puglia non ridono. L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale , indicano un oggettiva diminuzione delle catture anche nell’area dell’Adriatico, un bacino dove fino a qualche anno fa operavano solo italiani e che oggi invece vede attive anche i Paesi confinanti (Albania, Croazia e Montenegro). Risultao un aumento del sovrasfruttamento e una caduta verticale del pescato.

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Un mare sporco e disabitato. Pesci come le corvine , una volta comunissime, ora non ci sono più. Gli squaletti come il gattuccio , sono in drastico calo. Le cernie, trofeo ambito, si sono ritirate a 100 metri di profondità. I dentici sono sempre più rari. Sparite le gorgonie. Anche il corallo presente nel Golfo da Castel Dell’Ovo a Torre Annunziata ora si rifugia a profondità prima impensabili.

A popolare sempre più i nostri mari , oltre a specie che arrivano dal Mar Rosso ( come barracuda , il pesce flauto o velenoso pesce palla) , sono le meduse. La presenza dei branchi è dovuta alla desertificazione dei mari. Le meduse , infatti, sono il cibo delle specie a rischio, come tonni e pescispada , e delle tartarughe liuto , colossi d’alto mare che ne mangiano quintali al giorno. Inoltre le meduse si nutrono proprio delle larve dei pesci che dovrebbero finire sulle nostre tavole.

Il rapporto di Oceana, gruppo di pressione internazionale che si dedica alla conservazione marina e che conta almeno 500000 supporter sparsi nei cinque continenti , conferma : dal 2000 almeno 70 milioni di tonnellate di pesce sono state catturate e successivamente scartate , cioè rigettate in mare morte o moribonde ; 110 mila ettari di posidonia , l’alga tipica del Mediterraneo e habitat di migliaia di organismi , sono stati distrutti; l’88% degli stock ittici è sovrasfruttato. Mentre per il 99% delle specie marine in pericolo di estinzione non esiste ancora un programma di conservazione.

La Lega Pesca , l’associazione nazionale delle cooperative dei pescatori , spiega com’è cambiato il mare : dal 2000 al 2009 le catture nelle acque italiane sono passate da circa 370 mila tonnellate a circa 242 mila ( meno 40%). IL calo non è uniforme. Ad esempio, nel 2009 , la pesca delle acciughe mostra un aumento del 21% rispetto al 2008 , quella delle sardine del 27. In picchiata le vongole , e le triglie di fango e di scoglio. Non drammatica la riduzione di naselli e seppie.

Certo che la scomparsa dei pesci metterà a rischio la sopravvivenza di altre specie : uccelli come gabbiani e cormorani, e mammiferi come balene e foche, che si nutrono delle piccole creature marine; gli insetti che a questi uccelli sono associati nella rete alimentare , come le lucertole e gli scarafaggi. E i mammiferi che da questi insetti dipendono per il nutrimento quotidiano. L’umanità potrebbe aver sbagliato pensando che i mari rappresentassero una risorsa di cibo illimitata. E hanno ridotto i mari del pianeta a enormi discariche e inciso sul clima da distruggere gli habitat marini.


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