Banale classifica (se vogliamo chiamarla così) che forse avrei dovuto pubblicare prima, anziché al termine quasi del mese di agosto. Ma soltanto adesso trovo il tempo di stilarla.
Non sono i libri che sto leggendo, ma quelli che a parer mio si dovrebbero affrontare per capire un po’ la scrittura, cosa si nasconde dietro la sua semplicità. Non sono voluminosi ma nemmeno di intrattenimento puro e semplice.
Bando alle ciance adesso.
- La chiusa n°1 – Georges Simenon. Una delle storie che hanno come protagonista il celeberrimo commissario Maigret, e Parigi come scenario perfetto. Ma scrivere “scenario” è riduttivo: Parigi non è una città come le altre, non è mai la discreta scenografia dove si muovono persone e storie.
- Cattedrale – Raymond Carver. Per me Carver è una scoperta recente. Potrei a questo punto scrivere un mucchio di cose, ma preferisco di no. Carver è l’America, punto e basta.
- On writing – Stephen King. Non si tratta di un romanzo, o di racconti. Bensì di un’autobiografia dello scrittore forse più popolare del nostro mondo (occidentale). Quello che colpisce è l’onestà e l’umiltà di King; da consigliare anche per questo.
- Una storia semplice – Leonardo Sciascia. Che non si dica che sono esterofilo. Lo sono in effetti; però questo libricino di poche pagine, da leggere in una manciata di minuti, è di una rara potenza. Droga, Cosa nostra, la Sicilia, l’Italia sono tutte lì. L’ultima opera dello scrittore siciliano, il suo commiato, è di una sobrietà sconcertante; persino troppo secondo alcuni.
- Cronaca di una morte annunciata – Gabriel Garcia Marquez. Un Nobel ha sempre ragione, o quasi. Questo racconto è forse uno dei più perfetti che possa capitare di leggere. Il consiglio è di leggerlo e rileggerlo, perché come tutte le opere dei grandi, la prima lettura è bella, la seconda impegnativa, la terza terribile. Non perché la storia di sveli brutta, ma perché si intravede l’asperità della scrittura. Chi dice che scrivere è facile non ha mai capito molto a proposito della scrittura.