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I migranti dell’ex MOI scendono in piazza

Creato il 10 aprile 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Gli occupanti dell’ex MOI scendono in piazza. Conclusa l’emergenza nord Africa si è venuta a creare una vera e propria emergenza umanitaria in tutta Italia, che ha in Torino il suo centro. Due settimane fa l’occupazione, da parte di un gruppo di migranti africani, di uno degli stabili dell’ex villaggio olimpico ha dato il via ad un vero e proprio esodo che negli ultimi giorni ha raggiunto il suo apice.

Con la solidarietà di varie sigle e dei centri sociali più in vista della città i migranti, qualche centinaio di persone, hanno indetto una manifestazione in concomitanza con l’apertura della Biennale democrazia. Obiettivo: ottenere un colloquio con il Presidente della Camera Laura Boldrini, già attiva per le Nazioni Unite proprio sul fronte rifugiati.

Alle quattro del pomeriggio una piccola folla è uscita urlando da Porta Nuova e si è riversata nella piazza antistante. Molti i cartelloni, una sola richiesta, sintetizzata in tre parole: dignità, occupazione, diritto di circolazione. Uomini e donne con i loro bambini hanno portato la loro indignazione, la loro rabbia alle porte della “Torino bene”, da dove si sono mossi verso piazza Castello.

Ingente lo schieramento di forze dell’ordine, che ha scortato il corteo lungo il centro. Un corteo festoso e carico di risentimento allo stesso tempo. Sulla Croce Rossa e sulle istituzioni responsabili della gestione dell’emergenza piovono accuse pesanti. Un miliardo e trecento milioni stanziati dallo Stato e destinati a corsi di avviamento al lavoro, insegnamento della lingua, soddisfazione delle necessità dei migranti sarebbero stati risucchiati in un buco nero, permettendo a “certa gente di arricchirsi”.

“Siamo qui perchè non siamo solo numeri, non siamo solo impronte digitali: siamo persone stanche, e abbiamo deciso di riprenderci la nostra dignità”, è il discorso ricorrente. Solidarietà da parte di molti italiani, che hanno ricevuto i sentiti ringraziamenti dei manifestanti.

Raggiunta piazza Castello le forze dell’ordine schierate costringono il corteo a deviare e a fermarsi a pochi passi dal teatro Regio, ai piedi del monumento al Duca d’Aosta. Il cordone di polizia e carabinieri sorveglia la folla letteralmente “recintata” dietro alle transenne. “E’ una gabbia”, dicono alcuni, “e noi siamo gli animali da circo”. In attesa di poter parlare con Laura Boldrini, ritenuta una garanzia, i migranti continuano ad intervenire, raccontando le loro storie di ordinaria tristezza: dalle guerre in Africa finanziate dall’Occidente alle nazioni “considerate democratiche fino al momento delle rivoluzioni” come la Libia, l’Egitto, la Tunisia, fino all’Italia, a Torino, alla biennale.

Una biennale delle contraddizioni: tra i temi affrontati proprio l’Africa (“senza parlare dei problemi di noi migranti”) e la democrazia come utopia. Un’utopia sicuramente per i migranti, che nonostante ottengano di mandare una delegazione a parlare con il Presidente della Camera, restano “ingabbiati” in piazza. I fotografi nel frattempo scavalcano le transenne, fanno qualche foto, vanno via, pochi restano fino alla fine.

Articolo di Jacopo Calzi.

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