I Diari 1957-1978 che Rizzoli ha pubblicato nel 2009, sono stati trascritti da 12 quaderni che lo stesso Montanelli consegnò al Fondo Manoscritti dell’Università di Pavia.
Si dividono in 4 periodi: settembre 57-gennaio 58; settembre-dicembre 66; maggi 69-aprile 72; maggio 77-maggio 78.
Il primo si apre con la morte di Leo Longanesi e si chiude con la preghiera laica per la sera: “Signore, dammi la forza di accettare le cose che non posso cambiare, di cambiare quelle che posso, e di capire sempre la differenza tra queste e quelle”
Nel secondo troviamo (fra le tante cose interessanti) l’alluvione di Firenze ed alcuni giudizi sul Fascismo e su diversi personaggi del Fascismo che mi paiono davvero degni di nota.
Il terzo periodo è quello del Corriere della Sera, dal cui osservatorio Montanelli vivrà le contestazioni e i disordini sociali e politici del 1968 (movimento che in Italia si protrae e si afferma maggiormente nel biennio 69-70). Campeggiano nei Diari le figure di Ugo La Malfa (ben più consistente del figlio Giorgio), Giovanni Sapdolini (prima direttore del Corsera e poi politico di spicco nel P.R.I), Saragat (poco apprezzato Presidente della Repubblica), Rumor, Fanfani, Moro, Andreotti, Nenni, Di Martino. Emerge, attraverso la cronaca diaristica di Montanelli, quel tessuto politico italiano, fatto di alleanze opportunische e poco coese, nelle cui larghe maglie si inseriranno e prolificheranno i servizi segreti deviati e i depistaggi istituzionali che saranno la risposta goffa, perniciosa ed impropria alla distorsione politico-sociale che troverà corpo nei gruppi terrostici di destra e di sinistra che infesteranno questi anni e quelli successivi (praticamente sino ai nostri giorni). Si può intravvedere altresì la corruzione culturale del periodo, di cui sono emblematici sia l’asservimento agli interessi editoriali dell’attribuzione dei premi letterari più importanti (dallo Strega al Grinzane, passando per tutti i premi nazionali più importanti), sia la “chiesa” comunista (cui aderiscono i grandi ” maitres a penser” passati e presenti: Moravia, Dacia Maraini, Eugenio Scalfari ecc.).
L’ultimo periodo è il più intenso: al centro vediamo le grandi manovre di Aldo Moro per un’alleanza politica, invisa agli Americani ed allo stesso Montanelli, con il P.C.I.. Nella visione dello statista democristiano queste alleanza doveva servire a dare un nuovo impulso alla società italiana, sia in campo politico, sia in campo sociale. Il disegno era troppo grande e bello per essere realizzato e Moro, come tutti i grandi profeti di pace, pagò con la vita il suo desiderio di migliorare il mondo, emarginando i malvagi e cercando di fare emergere i buoni.
Resta il mistero del perchè lo Stato non volle salvare Aldo Moro, scegliendo di lasciarlo morire nelle mani delle Brigate Rosse che, seppure accecati dal loro furore ideologico, si accorsero di essere inconsapevole strumento nei disegni di forze occulte e superiori che, più di loro, volevano la morte del “prigioniero del popolo”, ma non furono capaci di trarne le dovute conseguenze (superfluo dire che furono dei piccoli uomini a spegnere il grande cervello; e in Italia non era la prima volta: era già successo con un altro grande cervello: quello di Antonio Gramsci, ucciso dai cervellini fascisti e non solo).
Certo a leggere i diari di Montanelli si intuisce che nella lotta di potere intestina, che dilaniava la D.C. in quegli anni, opponendo Andreotti a Fanfani, Fanfani a Moro, Rumor a Zaccagnini, e tutti contro tutti, Moro faceva comodo più da morto che da vivo. Ma è solo una verità parziale che furono i suoi amici democristiani a volerlo morto.
In ogni caso la sua maledizione è ricaduta sul partito alla grande: dopo la sua morte solo Cossiga guadagnò un posto di potere ai massimi livelli; la D.C. è stata sterminita da tangentopoli nei primi anni ‘90 ed Andreotti vivacchia ai margini della grande politica.
Forse è l’unico che potrebbe raccontare la verità. Ma non la ce la racconterà, anche perchè non esiste una sola verità, neppure sul caso Moro e su tutti i misteri dell’Italia Repubblicana.