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I miti infranti della riviera: il bagno a mezzanotte

Creato il 29 settembre 2013 da Aletonti

Nel corso del tempo la riviera romagnola, come altri rinomati luoghi di vacanza, ha saputo creare personaggi, situazioni, riti che sono assurti al rango di “classico” o addirittura di mito.
Uno di questi è il “bagno di mezzanotte” e, volendo generalizzare, godersi spiaggia di notte, col sottofondo dei flutti che si frangono sotto il bagliore delle stelle e della luna, con tutto ciò che ne segue…
Oggi questo vale soprattutto per gli stranieri che mantengono un’immagine dell’Italia un pò troppo idealizzata e per fortuna che è così altrimenti ne vedremmo ben pochi da queste parti (a dire il vero, pochi lo sono già, almeno rispetto ai numeri di 10-15 anni fa).
Quando qualcuno mi informa che ha intenzione di andare a fare il bagno di notte, non posso fare a meno di cercare di dissuaderlo o quantomeno di metterlo in guardia. Noi che viviamo e lavoriamo qui per tutta l’estate ne sentiamo e leggiamo troppe per restare indifferenti e rischiare che un nostro cliente o un semplice conoscente vada incontro ad avventure spiacevoli. Le cronache dell’ultima stagione ne sono l’ennesima conferma: interi stabilimenti devastati da vandali, ubriachi o da chi usa bivaccare in spiaggia. E poi furti, aggressioni, risse…insomma non c’è da star tranquilli nemmeno di notte anzi, soprattutto di notte.
Così, quando ho saputo che un nostro giovane ospite lussemburghese era stato derubato di tutto mentre faceva il bagno al chiaro di luna con un’amichetta conosciuta solo due giorni prima…mi sono cascate le braccia. E che cavolo! Ma andiamo con ordine.

T. aveva 26 o 27 anni e non si vedeva da queste parti da diverso tempo. Saranno stati almeno 15 anni e infatti io me lo ricordavo bambino quando veniva al mare con la famiglia: genitori, sorella, zii….un’allegra comitiva dal Lussemburgo che parlava un dialetto incomprensibile: sembrava tedesco nelle parole e francese nella pronuncia, con in aggiunta una chiara inflessione fiamminga.
Tutti ci ricordavamo di T. perchè si trattava di un bambino…vivace? Certo, come può esserlo un cucciolo di puma allevato da una coppia di gatti. Dopo un pò non lo controlli più.
In quegli anni T. e la sua famiglia avevano stretto un sodalizio con diversi altri clienti, soprattutto con S. un caciarone romano di cui ho già scritto su questo blog.
Gli italiani sono molto pigri quando si tratta di imparare le lingue straniere ma vanno in sollucchero quando possono insegnare tipiche espressioni nostrane a chi viene dall’estero. Le parolacce prima di tutto, e noi ne abbiamo una scorta inesauribile, forse siamo i primi al mondo in questo campo (e qualcuno ci invidia pure). Ma anche frasi, proverbi, modi di dire…sentirli pronunciare da un tedesco o da un cinese regala soddisfazioni impagabili, forse uno dei rari momenti in cui ci sentiamo patrioti.
L’entusiasmo con cui S. si prodigava per insegnare al piccolo T. le tipiche espressioni della vulgata romanesca era pari all’impegno che quest’ultimo metteva nell’impararle. Una coppia perfetta. Per tutto il giorno l’albergo risuonava delle loro voci che si inseguivano e alcuni tormentoni ancora mi perseguitano. Ad esempio, in omaggio ai venditori di cocco che si incontravano in spiaggia: “COCCOBELLOOO! COCCODELLAMAMMMAAA!” che il piccolo puma era capace di ripetere all’infinito con una voce da tenore, almeno per un bambino di nemmeno 10 anni.
In seguito, sia S. che T. hanno smesso di farci visita per qualche anno. Poi S. è tornato ma non c’era T. e, se posso dirlo, i loro duetti non mancavano a nessuno. Certo, ci chiedevamo che fine potesse aver fatto il piccolo T. e qualcuno, ricordando la sua vivacità, azzardava anche una “brutta fine” ma in fondo era solo un bambino e nessun giudizio poteva essere così categorico.
Tuttavia, quando T. ci si è ripresentato davanti questa estate, qualche dubbio ci è sorto: altro e magro (per quanto da bambino fosse basso e cicciotello) , con la faccia tempestata di piercing e le braccia di tatuaggi. Il dettaglio più impressionante era l’anello incastonato nel lobo sinistro dell’orecchio, alla maniera di quelle tribù africane che si vedono a volte nei documentari o in qualche servizio di giornale. Ci potevi appendere una lanterna per esplorare una grotta o il vestito appena ritirato dalla tintoria. I più sensibili non riuscivano nemmeno a guardarlo per paura di venir meno e gli parlavano guardandolo all’altezza del petto, e non perchè fosse alto. Beveva birra e bibite gassate in continuazione e fumava senza sosta. In questo ricordava S. e mi sono chiesto se, oltre alle parole, T. potesse aver assorbito anche certi comportamenti da quell’adulto un pò particolare. Tutti ci siamo chiesti cosa potesse aver mai combinato nella vita un tipo del genere e T. ci ha levato immediatamente la curiosità mostrandoci alcune foto sullo smartphone che aveva sempre tra le mani e che consultava, come quasi tutti i giovani della sua età, ad ogni minuto. In parole povere, faceva parcheggiare gli aeroplani! Lavorava per la compagnia di bandiera del suo paese e si occupava del posizionamento in pista dei velivoli e dello scarico delle merci. Ed era pagato profumatamente.
In memoria dei vecchi tempi, mio padre ha chiamato S. al telefono e lo ha fatto parlare con T., per un nostalgico saluto tra vecchi compari. Dopo tanti anni sono tornate a rimbombare nella hall le parole COCCOBELLOOO!! COCCODELLAMAMMAAA!!!” e non vi dico le facce di quelli che si trovano lì, tra clienti e membri del personale. Però avrebbe potuto andar peggio, avrebbero potuto incontrarsi di persona! In effetti S. avrebbe dovuto venire ma problemi familiari l’avevano trattenuto a Roma.

Fin dal primo giorno l’obiettivo di T. per il suo ritorno sulla riviera romagnola, era stato una serata al Coccoricò, la nota discoteca di Riccione. Anche in questo, temo che S. avesse qualche responsabilità perchè, tra le tante baggianate che diceva al piccolo T., c’era anche quella di portarlo con lui al Coccoricò per una nottata da sballo. Coccorico (senza accento sull’ultima “o”) e Coccobello erano parole mai uscite dalla testa di questo giovane nibelungo per tutta la sua infanzia e adolescenza e con internet aveva potuto seguire la programmazione, gli eventi, la vita che girava intorno alla discoteca dei suoi sogni. Adesso era pronto a riscattare le aspettative coltivate in tutti questi anni! L’unico problema era la mancanza di un compagno, di un amico che lo accompagnasse ma è stato subito risolto: dopo pochi giorni aveva conosciuto una polacca di 32 anni che alloggiava in un albergo vicino e che l’aveva subito preso in simpatia, diciamo così…Questa ragazza, l’abbiamo saputo solo in seguito, era qua con un amico ma a quanto pareva preferiva la compagnia di T..
Comunque, la gran sera era arrivata e T. aveva prenotato anche il taxi per raggiungere la sua meta sulla collina riccionese. Immagino che la serata in discoteca sia stata come l’aveva immaginata se al ritorno T. ha deciso che era il caso di andare in spiaggia a fare un tuffo o altro…E immagino che la delusione sia stata ancora più cocente, dopo una nottata simile. I predoni della notte erano acquattati nel buio, come al solito immagino, e aspettavano le loro prede distratte. Si sono presi ogni cosa: i soldi, i documenti, lo smartphone…e non è finita qui. Quando T. ha riaccompagnato la sua amica in albergo ha trovato i Carabinieri ad aspettarli. L’amico della polacca aveva denunciato la sua scomparsa dopo che non l’aveva vista rientrare per la notte! I gendarmi avevano le loro foto stampate su un foglio, con tutti i loro dati, sicuramente presi da qualche social network. T. sembrava più indignato per questo fatto che per il furto e posso capirlo.
Almeno il biglietto aereo era stato risparmiato visto che l’aveva lasciato nella sua stanza. Abbiamo però dovuto prestargli 100 euro per il ritorno a casa (regolarmente restituiti). Dubito che lo rivedremo per almeno altri 15 anni e forse ci saranno meno lussemburghesi che sceglieranno la riviera per le vacanze. In fondo è un piccolo stato e le voci corrono, anche quella che ormai non si può nemmeno fare più il bagno a mezzanotte..


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