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I nitriti del cuore /11

Creato il 27 marzo 2011 da Ilpescatorediperle
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PUNTATA XI - Dove ci si domanda "Perché?", e soprattutto "Chi?"
- Mademoiselle?
- Madame?
- Proprio io.
- Un altro sogno?
- Secondo te? Son già morta stecchita, e poi, visto quel che succede lì, la voglia di tornare mi è del tutto passata, quand'anche fosse possibile.
- Visto che è un sogno, le posso dire apertamente che mi ha molto delusa, Madame.
- E perché mai?
- Avrebbe dovuto darmi qualche evidenza, invece di parlare per enigmi! Avremmo salvato una vita!
- Tesoro mio, te l'ho detto che non posso! E poi ti ho detto espressamente che la risposta stava nelle Carte!
- Già, la Strada! la Rue... Odette de la Rue!
- Esattamente.
- Le va di scherzare.
- A me no. Al destino, certo, eccome! Me lo dice sempre Enrico.
- Enrico?
- Enrico VIII, sì. Seguiamo insieme un laboratorio di pittura, ritratti soprattutto. Lui è molto bravo con le pappagorge.
- E Luigi XVI?
- Non ne potevo più di polke, quell'uomo è sfiancante! E poi preferiva svolazzare altrove. Certe abitudini non si perdono con la morte.
- Ma in Paradiso ci sono solo aristocratici?
- No, è che gli altri non li conosci. Barthemius il Guercio organizza delle feste che Cosima col suo Gran Ritrovo può andare a nascondersi.
- Barthemius chi?
- Ecco, appunto. Ma torniamo al fattaccio...
- ... e lo Straniero?
- Eh.
- Madame, non c'entrerà per caso con il suo ritratto, con la casa nei Boschi del Sauer?
- ... le Carte ti dicono come stanno le cose, non solo l'omicidio, ovviamente...
- ...quindi è stato un omicidio?
- No, aveva voglia di un sonnellino! Certo che è stato un omicidio, lo sai.
- Io però non so chi sia stato.
- Eh. Io ovviamente sì. Ma è una lunga lunga e ancora lunga storia. E poi non posso dirtelo, sai anche questo!
- Madame, non so che cosa fare. Noi domestici saremo i primi ad essere sospettati!
- Mademoiselle, tu sai sempre che cosa devi fare. Le Carte, in fondo, contano poco.
- Come no, e i Cavalli?
- Buon mattino, Mademoiselle.
- Mattino?
- Sì, stai per svegliarti. Ah, e per la cioccolata: è meglio se ne fai preparare una dose in più, sai.
***
Era difficile spiegare a qualcuno quanto fosse grasso. Bisognava vederlo. Quando fece il suo ingresso nel vestibolo di Villa von Bauern, Karina non poté evitare uno squittio di sorpresa, Arthur un'espressione corrucciata e Richard, che era stato battuto sull'unico terreno in cui la moglie gli riconoscesse dei meriti, ovvero la pinguedine virile, uno sbuffo. Cosima, dal canto suo, non si scompose affatto.
- Il Signor Uto Ulrich Uebermann, ispettore circondariale - scandì Herr Schmidt con desolata precisione.
- Buongiorno - proferì la padrona di casa, a labbra serrate.
- Buongiorno, cari Baroni! Molto lieto di fare la vostra conoscenza, infine. Dopotutto, la vostra famiglia è leggenda in questi luoghi. Come potrete immaginare, tuttavia, non sono qui per motivi di cortesia - continuò, mentre Cosima pensava che, in quel caso, lei non l'avrebbe mai ricevuto in casa sua - ma per un fatto drammatico a tutti troppo noto: l'assassinio della signorina Odette de la Rue.
Quelle parole, sulla bocca di un estraneo, per giunta esterno a quei fatti, certificarono, infine, l'accaduto. La mente di tutti tornò ai fatti della notte precedente. Alla triste scoperta di Eva; al lungo stordimento dei loro ospiti, di certo favorito dal Porto; all'altra triste scoperta di chi aveva perso la lucidità nel vino: ritrovarsi a prendere atto di un omicidio vestiti da idioti. Ma nessuno voleva veramente indugiare su quei fatti, poiché la venuta dell'ispettore annunciava chiaramente che vi sarebbero stati a breve comunque costretti.
L'ispettore di polizia si muoveva a fatica. Cosima decise, con una smorfia repressa, che poteva contenere, al suo interno, tre ispettori, e anche riuscire ad occultare il cadavere di Odette. La famiglia von Bauern lo fece accomodare nel salotto, e gli fu riservato un intero divano. Uebermann si guardò attorno, stupito.
- Gran bella casa, signori.
- Anche lei si batte bene, ispettore! - non riuscì a trattenersi Richard.
- Certamente mio marito intende sottolineare... la prontezza con la quale è accorso - tagliò l'aria Cosima.
- Oh beh - fece quello, tastandosi l'addome, o almeno uno degli strati più esterni di quanto lo avvolgeva - è la prassi. Non so quanta esperienza abbiate voi di fatti di sangue, ma le indagini devono cominciare al più presto.
In effetti i suoi interlocutori avevano una certa esperienza di eventi efferati, essendone spesso gli artefici. Ma mai erano incorsi nel fastidio provocato da un assassinio durante una loro festa, per giunta proprio il Gran Ritrovo.
- Se desiderate porci delle domande, fate pure - disse la Baronessa von Bauern.
Con uno scatto imprevedibile e sorprendente, data la stazza, e senza per questo far cadere il mobilio, Uebermann si alzò in piedi.
- Non ora, signora Baronessa. Ci sarà tempo per questo. No, voglio solo comuncarvi una scoperta che abbiamo fatto la notte scorsa con il medico del paese, che ha esaminato il cadavere, e chiedervi due cose.
- La prego - rispose Richard, evidentemente nervoso.
- La scoperta è che la signorina de la Rue, verosimilmente, è stata avvelenata. Anche se non sappiamo da cosa.
Karina arrossì violentemente, e così Arthur. I loro genitori, al contrario, furono imperturbabili.
- Quanto vi chiedo, oggi, è di poter avere libero accesso alla casa, controllare ogni luogo, soprattutto nei pressi del luogo del delitto. Inoltre, vorrei avere una lista completa degli invitati e dei domestici, o comunqiue di chiunque si trovasse in Villa ieri sera durante la Grande Baldoria, o comunque si chiami.
- Il Gran Ritrovo - puntualizzò Cosima.
- Il Gran Ritrovo - ripeté Uto Ulrich.
- Naturalmente. Avrà il permesso che chiede, e la lista - riprese quella.
- Vi sono molto grato. Il funerale avrà luogo...?
- Domani mattina. Se è tutto, ... - disse la Baronessa alzandosi.
- Per il momento, sì.
***
Odette de la Rue non aveva parenti. Si seppe che era orfana di padre e di madre. Riccamente orfana. Da Parigi non giunse nessuno, né alcuno doveva essere avvisato. I suoi parenti erano solo futuri, e oramai destinati a rimanervi allo stadio potenziale. I von Bernau, nel modo meno atteso, avevano sconfitto i von Bauern sulla scala della visibilità: quel Gran Ritrovo, comunque fossero andate le cose, sarebbe stato ricordato per il loro protagonismo. Del resto, morire assassinati dà una certa celebrità.
I von Bernau, tuttavia, erano poco propensi a considerare la morte di Odette un successo personale. Soprattutto perché ora, l'evidente interesse per quella straniera di cui poco si sapeva, annaffiato nell'omicidio, si era tramutato in una morbosa smania di particolari che rendessero più avvincente la sua dipartita. Perché era stata uccisa? E soprattutto, chi era veramente?
Non sorprende, dunque, che la chiesa di Sankta Katharina, nelle ore precedenti il funerale, si fosse riempita a dismisura. Una volta tanto, in quel villaggio dove non succedeva mai nulla, c'era qualcosa di cui parlare, e nessuno voleva sentirsi escluso da quel momento di gloria. Come spesso accade, coloro che si fregiavano di espressioni luttuose, ovviamente artefatte, come di una medaglia, erano proprio coloro che non solo non conoscevano la morta, ma non c'entravano proprio nulla con il suo funerale. I partecipanti al Gran Ritrovo, invece, al di là del pallore d'ordinanza, sembravano troppo assorbiti nei propri pensieri per prestare attenzione alla salma.
Ma chi manifestava il più vivo apprezzamento per quella circostanza era senza dubbio Padre Rudolf. Non era mai capitata un'occasione così succosa di sventagliare sui fedeli (mai così tanti) la colubrina dei suoi ammonimenti sulle pene dell'inferno. In genere, per quanto veemente, era costretto a discettare di peccatucci sessuali, di piccoli ladrocinii, di ingiustizie alla carlona. Di ordinaria amministrazione spirituale, insomma.
Ma un omicidio, e così in grande stile! Quale feconda opportunità di evangelizzazione, o meglio, di terrorismo punitivo? La sua omelia, in effetti, fu tesa, più che al ricordo della giovane dipartita, di cui del resto non sapeva un'acca, e per la quale aveva riservato i classici commenti validi per tutti, e quindi per nessuno, come "anima pia", "persona onesta", "esempio morale", ad una grave reprimenda dell'assassinio. Delitto contro Dio, contro la natura, contro l'umanità, e infine, per puro accidente, contro la morta in questione, l'assassinio era il simbolo della corruzione mondana. Il suo capolavoro, tuttavia, fu riuscire a volgere quella colpa singolare ed efferata, in cui difficilmente ci si poteva identificare, in fulcro della vita quotidiana. Il magistrale attacco sull'"assassinio delle coscienze", virando poi verso i territori quotidiani del "siamo tutti un po' assassini, quando..." e via enumerando le estese macchie spirituali di ciascuno; scendendo nei minimi dettagli dei modi con cui Dio, che di certo non difettava di creatività, poteva punire i peccatori e gli infedeli e infine concludendo, in volata, con un appello alla purificazione; il tonitruante contenuto del suo sermone, insomma, fece una grande impressione sui fedeli, che avrebbero concluso con urla e applausi, se la bara frapposta fra i banchi e l'altare non avesse invitato ad una reazione più raccolta.
Se si eccettuano i coniugi von Bären e soprattutto Gertha, che si bevevano con grande beneficio le sferzate del sacerdote, nessuno degli ospiti del Gran Ritrovo sembrava ascoltare padre Rudolf. Karina era combattuta tra la gioia di sapere Werther di nuovo sulla piazza, per mezzo di un inaspettata eliminazione dal suo personale campionato amoroso dell'unica rivale che sapeva esistere, e la disperazione di riconoscere che il suo di matrimonio, pur essendone giocoforza ritardato, non aveva motivi di considerarsene minacciato alla radice. Per quanto infatti Georg apparisse smorto, malconcio e depresso, non era affatto un cadavere, e questo doveva significare pur qualcosa.
Georg era forse l'unico dei presenti ad essere sinceramente addolorato, benché lui stesso non sapesse il motivo. L'omicidio lo aveva oltremodo impressionato, e pensava, con candore, alla povera vita strappata a se stessa di una giovane, che, come la sua Karina, era destinata alla felicità. Sorrise alla fidanzata, ricevendone in cambio un'espressione di disgusto, che volle scambiare per dolorosa partecipazione al lutto.
Arthur, da par suo, era preso da beatitudine. Si chiedeva come aveva potuto perdere così tanto tempo dietro al suo futuro cognato, quando, come aveva scoperto la sera prima, un giovane affascinante come Werther aveva occhi solo per lui. Il fatto poi che il parapiglia delle maschere avesse assegnato ad entrambi il ruolo di Innamorati deponeva a favore di quell'unione. Che ci fosse stato un omicidio era cosa di poco conto: Werther lo stava guardando con un sorriso compiaciuto. Ma era pur vero che, benché non sapesse nulla di Cavalli Neri e Cavalli Bianchi, un'ombra si era insinuata nel suo cuore. Egli infatti si chiese se altre coincidenze, e meno felici, potevano aver avuto un ruolo quella sera. Pensò al suo ingresso nei Mirabili, ed ebbe un'illuminazione: benché non avesse visto le loro facce, notò come molti dei loro nomi risultavano il corrispondente latino dei nomi di alcuni dei partecipanti al gran ritrovo. Che ci fosse una correlazione? Che fossero proprio loro? E questo non avrebbe allora significato che la setta poteva aver avuto una parte nell'assassinio, per qualche oscura ragione che lui ignorava ma che proprio per questo temeva? Comprese, quindi, di avere un dovere, se non verso Odette, che aveva avuto il buon gusto di far fagotto, per così dire, lasciandogli in palio Werther, quantomeno nei confronti del Fato. Doveva scoprire se i Mirabili erano i responsabili dell'omicidio. E per far questo, doveva rinunciare, almeno temporaneamente, ad uscirne, per vedere se, durante le future riunioni, sareb saltato fuori qualcosa di utile. Usciti dalla chiesa, Georg, approfittando della calca, gli mise in tasca un biglietto che diceva: "Arcturus: domani notte. Firmato: Enricus". Sarebbe andato all'incontro nella Foresta (che fosse stato convocato proprio a causa dell'assassinio?), e avrebbe fatto le sue indagini. Per il momento, non riteneva però opportuno informare Werther. Del resto, avevano ben altro in cui affaccendarsi.
***
Quella stessa notte, dopo aver accudito i padroni di casa e averli gentilmente sloggiati nelle loro stanze, i domestici di Villa von Bauern si recarono alla spicciolata in cucina. Fu messa sul fuoco una cioccolata calda, e i servitori si accomodarono attorno al grande tavolo di legno dove tante volte avevano condiviso pasti, lacrime, pettegolezzi.
Ai due capitavola, sedevano, com'era giusto, Annelore Kempis e Franz Schmidt. Governante e maggiordomo attesero con l'acuta tensione che soltanto tre giorni prima aveva scandito la preparazione del Gran Ritrovo. Gli invitati, in uniforme da lavoro e non certo per una mascherata, erano questa volta i loro sottoposti: Corinna, Sebastian, Gustava, Tilde, Kurt e gli altri stallieri e alcuni nuovi acquisti, tra cui Liesl. Accanto a loro si sedette anche, tremante come al solito, Frau Heller. Frau Mittner, che sovrintendeva alla bevanda sul fuoco e che comunque non si considerava la sottoposta di nessuno lì dentro, stava in piedi, vicino ai tegami. Come a ricordare che quello era, dopotutto, il suo territorio, prese per prima la parola:
- Questa storia non mi piace per niente, sia chiaro.
- Condividiamo la Sua opinione. Un omicidio in questa casa è cosa del tutto inedita - commentò Franz.
- Benché, con la faccenda del carciofo l'anno scorso, von Spuckenberg ci sia andato vicino - chiosò Gustava.
- Io parlo di questa riunione, miei cari! - cachinnò Frau Mittner.
- Come sarebbe? - la interruppe Annelore - Tu stessa hai offerto la tua disponibilità!
- Solo perché sono stata costretta. Dove altro avreste potuto riunirvi? In cantina? - disse fulminando la sua aiutante, che si strinse ancor più nella sedia.
- Frau Mittner, è una vicenda dolorosa, e nessuno di noi avrebbe voluto occuparsene, mi creda - riprese Herr Schmidt. Tutti assentirono. - Ma il problema è che non sappiamo chi sia il colpevole, e, quel che è ancor più rilevante, non lo sanno i Padroni. Il che significa...
- ... che i primi ad essere sospettati saremo noi, noi! - piagnucolò Sebastian.
- Un po' di contegno! - lo rimproverò Annelore - Il fatto è questo, Frau Mittner. I primi ad essere sospettati saremo noi, non crede?
- E perché mai?
- Perché siamo... servi? - suggerì Liesl.
- Non mi sarei espressa a quel modo, ma sì, è così - sospirò Annelore.
- Ho capito ho capito, ma questa riunione è inutile! Ciascuno di noi ha un alibi, no? Voglio dire, eravamo così occupati a tenere in piedi quell'evento, chi mai avrebbe potuto avere il tempo di far fuori qualcuno?
- Frau Mittner, Lei sopravvaluta la Sua posizione. Chi pensa che in quella sala si sia accorto della nostra presenza?
- Non ci vedono, non ci sentono, a meno che non ci cerchino loro per qualche motivo - proferì Tilde, osservando intensamente un taglio nel tavolo.
In molti annuirono vistosamente.
- Siamo feccia, per loro! A meno che non si sperdano nella notte nei boschi e... - Kurt non finì la sua frase, ma arrossì.
- E che cosa proponete di fare, dunque? - ribatté la capo cuoca.
- Ciascuno di noi deve tenere gli occhi aperti, e soprattutto - sussurrò Franz - ripensare attentamente a quella sera, richiamare alla mente ogni dettaglio, anche il più insignificante, che possa aiutarci a capire chi e perché.
- Insomma, volete che siamo noi stessi a mettere il naso in questa faccenda? La Signora Cosima ha detto di fare quel che dice l'ispettore, e io mi attengo ai suoi voleri! - sbottò Frau Mittner.
- Ma certo - gettò acqua sul fuoco Annelore - ma non c'è nulla di male a svolgere una nostra indagine... un'indagine parallela se vuole. Ci sono cose che nessuno di noi vuole dire apertamente. Il nostro mondo è diverso. Loro non lo capiscono. Non lo capiranno mai. Io so come ragionano. Per loro non abbiamo sentimenti e pensieri complessi... né segreti. Vederci tutti insieme, come stasera, serve a rasserenare gli animi, e a fare fronte comune.
- Sei convinta, dunque, che nessuno di noi può essere colpevole? - avanzò Gustava.
- Sì, ne sono sicura. Ma qualcuno di noi potrebbe avere, anche involontariamente, magari, dato una mano. Perciò è bene che venga fuori ora, se ci sono cose che dobbiamo sapere subito.
- E non pensate, quindi, che simili conciliaboli finiscano con insospettirli ancora di più? - disse allora la capo cuoca, distribuendo la cioccolata - Se dovessero scoprirci?
- Beh, stiamo solo bevendo una cioccolata alla fine di una lunga giornata di lavoro - concluse Frau Kempis.
- Ma davvero? - disse una voce.
- Chi è? - esplose Frau Mittner.
In molti sussultarono. Liesl dovette tappare la bocca a Sebastian con la sua cuffia per impedirgli di urlare "sono innocente, abbiate pietà!".
Nella stanza entrò Uto Ulrich Uebermann.
- B-Buonasera, signore. - Il maggiordomo e tutto il personale si alzarono in piedi all'istante, cercando di riprendere il controllo. - Il Signore.. desidera?
- State, state pure seduti! - fece con giovialità l'ispettore. - Ecco, stavo terminando il mio giro della magione, e ho sentito un buon profumo che si spandeva dalla cucina. Così, sono entrato. Cioccolata? - chiese puntando con sguardo famelico le tazze dei domestici.
- Sì, signore. Vede ... - tergiversò per un attimo Annelore, come per riprendere il filo - stiamo solo bevendo una cioccolata. E' un'usanza, a fine giornata, lo facciamo spesso.
- Spesso! Spesso! - si sbracciò Frau Heller, desiderosa di dare man forte a qualcuno purchessia, per far dimenticare la sua fuga in cantina.
- Vedo, infatti! Beh, quale occasione migliore... posso domandarvene una tazza?
- Ma certo! - risposero concitati, con Frau Mittner che riceveva un involontario calcio negli stinchi da Frau Heller, precipitatasi ai fornelli a prenderne una tazza, mentre Sebastian e Tilde gareggiavano ad offrire la propria al nuovo arrivato.
Una volta servito a dovere, Uebermann si sedette.
- Grazie infinite! Beh... non vorrei abusare della vostra pazienza... immagino che vogliate coricarvi ma... mi pare una buona occasione per fare alcune domande.
- Umpf! - sbuffò Frau Mittner, in un misto di "ve l'avevo detto" e "che scocciatura", con una punta di rabbia, ancora, per il calcio dell'aiuto cuoca. Quell'unico biascichio aveva riassunto l'opinione generale: Uebermann era imprevedibile, ubiquo e non mollava l'osso. Sarebbe stata una lunga nottata.
I nitriti del cuore /11
da TEMPI FRU FRU http://www.tempifrufru.blogspot.com

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