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I nitriti del cuore /14

Creato il 24 aprile 2011 da Ilpescatorediperle
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PUNTATA XIV - Dove le donne hanno occhi, gli uomini cavità
Karina von Bauern zoppicava. Era caduta dal letto quella notte, in preda ai contorcimenti e alle urla. Subito erano accorse Liesl e Corinna, che avevano tentato di tutto per svegliarla o quantomeno paralizzarla. Non c'era stato verso. Finché, preoccupata dall'imminente arrivo della Baronessa in persona, Liesl le aveva rovesciato sul viso l'intero contenuto del pitale di Eva von Braun, che aveva appena ritirato. L'avevano asciugata in fretta, appena in tempo per il suo brusco risveglio e il commento di sua madre: "Ah. Si è svegliata.", prima di eclissarsi di nuovo.
Karina si era appunto ridestata e per prima cosa aveva cercato di strangolare Corinna, che, per lei senza una ragione, si era difesa gridando "No, non era mia! Era della signorina Eva! No, la pulisco subito!". Nello sforzo di chiudere le vie aeree della sua domestica, Karina aveva cercato di rialzarsi in piedi, ma era subito ricaduta. Il piede sinistro le doleva terribilmente.
Quel che era accaduto è presto detto. Karina aveva sognato di battersi, in abiti maschili medievali, di battersi a duello con Odette de la Rue, a sua volta abbigliata da cavalier servente e soprattutto viva. Che cosa fosse il premio in palio nel sogno non era chiaro. Ma visto che il casco di banane sbocconcellato da Uto Ulrich Uebermann, per il quale era stato eretto un palco separato in modo da impedirgli di distruggere quello principale, appariva fuori contesto in una tenzon cortese, era presumibile che la vincitrice fra loro avrebbe ottenuto qualcosa di più succulento: il giovane Werther von Bernau, vestito da principe azzurro, benché il velluto dei suoi abiti virasse decisamente al lilla.
Werther, nel sogno, non sembrava particolarmente interessato al duello. Karina ricordava di averlo visto ridacchiare alla sua invereconda caduta in una pozzanghera, sotto i colpi a casaccio di Odette, che si era unita alle risa del suo promesso sposo. Questa intesa fra i due mobilitò le energie di Karina, e la de la Rue si ritrovò in men che non si dica nella polvere.  Ma a parte le smorfie, Werther si stancò subito dello spettacolo e ordinò ad un bizzarro figuro che altri non era che Eva, vestita da giullare, di portare qualcuno da lui.
Un po' per richiamare la sua attenzione, un po' perché né Karina né Odette avevano molta dimestichezza con la spada, le due rivali erano passate a lottare nel fango, a mani nude. Tuttavia Karina, rialzando per un attimo lo sguardo (nel frattempo Odette le aveva staccato un orecchio, ma trattandosi di un sogno lei se n'era appena accorta), aveva visto suo fratello Arthur, abbigliato da Antipapa, che con una mano donava a Werther una statuetta lignea della Vergine, e con l'altra aveva tutta l'aria di tastargli il deretano. In effetti fu quell'immagine carica di pathos più che il prodotto giallastro dei lombi della cugina a risvegliarla. Che cosa mai significava quel sogno così arduo da decifrare?
Troppo impegnata a porsi questi annosi problemi, Karina aveva scordato di mollare la presa, e giacché Odette, nel mondo reale, era tutt'altro che vegeta, aveva così rischiato (per quel che le importava) di far fuori Corinna - assassinio troppo secondario per riscuotere l'interesse del suo amato. In ogni caso, cadendo dal letto, cioè nel fango, insomma messa a tappeto, Karina si era fatta piuttosto male, e faticava a camminare.
Fu fatta sdraiare, il suo viso appiccicoso fu deterso. Nel frattempo giunse l'alba.
Karina chiamò di nuovo Corinna, che, troppo spaventata, mandò avanti Gustava.
- Signorina, mi cercava?
- Ah, Gustava. Avevo chiamato Corinna, comunque, ... ho bisogno di vedere Frau Kempis.
- Ve la chiamo subito.
- Ah, Gustava, dille di portare... lei sa cosa.
- Cosa?
- Ah, ... lei lo sa!
- Come desidera, Signorina.
***
Gustava trovò Frau Kempis nell'identica posizione in cui aveva lasciato Karina von Bauern. Ma la governante era distesa sul suo letto con gli occhi sbarrati, muta, preda dei propri pensieri. Annelore era stata svegliata nel mezzo della notte da una mano che tirava ansiosamente la manica della sua camicia. Si era sollevata di colpo per lo spavento, che era aumentato, fin quasi a farle emettere un grido, quando le si era presentata davanti una donna scarmigliata, gli occhi come due braci accese, quasi felini, le labbra sottili tormentate, il naso adunco solido e arrossato.
- Frau Heller, che cosa ci fate qui?
- Frau Kempis, devo parlarvi subito!
- Ma che cosa succede? I Padroni, stanno male?
- No no, quelli dormono. No, è altro...
Annelore, ormai del tutto sveglia, aveva acceso una lampada, e aveva invitato l'aiuto-cuoca ad accomodarsi su una delle due poltroncine vicine al tavolo di toeletta. Lei, si era seduta sull'altra. Frau Heller era spaventata, ma questo non destava preoccupazione, poiché le accadeva assai spesso. Quel che c'era di diverso in lei era il contegno, più ondivago che tremolante, agitato sì, ma quasi spavaldo.
- Frau Heller, io non ho mai detto nulla in questi giorni, ma so... voi bevete sempre un goccetto prima di andare a dormire.
- Ahah! Come fate a dirlo?
- Se foste sobria non mi stareste guardando a testa in giù.
In effetti Frau Heller si era alzata e si era buttata sulla poltrona gambe all'aria, con la testa vicina al pavimento, e ridacchiava.
- Più di un goccetto, quindi.
La donna iniziò a strusciarsi e a parlottare con la poltrona, come se volesse invitarla a ballare: "amore mio", sussurrava. Per tutta risposta Annelore si alzò:
- E' meglio se vado a farvi un caffé forte, ...
- No, no! Aspettate!
Frau Heller si era improvvisamente rabbuiata. Poi era scoppiata in lacrime.
- Oh, Annelore, non sono stata sincera con te! - aveva sospirato, passando inconsultamente al tu.
- Ditemi... dimmi, allora, Maria. Di che si tratta?
- Ecco, noi domestici, tutti, abbiamo deciso di fare delle indagini sulla morte della signorina de la Rue, e abbiamo giurato di dire quello che sapevamo!
- E' così. E tu ci hai detto di essere stata per tutto il tempo nascosta in cantina, come ha confermato Corinna, che ti ha vista, e di non aver incontrato nessun altro, a parte Liesl, che però non ti ha vista.
- E' vero, io ero in cantina, te lo giuro Annelore! Ma... ma... ho visto qualcun'altro!
- Avanti, racconta.
- Ma io non voglio parlarne con gli altri, soltanto con te, perché ho paura!
- Maria, non erano questi i patti!
- Uaaa! ti prego, Annelore!
Frau Kempis era piuttosto restìa ad entrare in quel gioco di segreti incrociati, tuttavia, un po' perché voleva davvero scoprire di più, un po' perché gli strilli di Frau Heller potevano svegliare i Baroni, acconsentì.
Frau Heller la prese un po' alla larga. Raccontò che Corinna non sapeva quale bottiglia di Porto prendere, mentre in precedenza era scesa Liesl e pur essendo nuova della casa non aveva avuto alcuna esitazione. Corinna aveva fatto cadere una bottiglia, così lei, che nel frattempo aveva palesato la sua presenza, l'aveva aiutata, e, già che c'era, si era messa a sorbire il Porto sparso direttamente dal pavimento. In seguito, dopo aver pulito alla bell'e meglio, era tornata nella sua cassa del carbone, non senza incamerare un'ulteriore bottiglia. Qui, evidentemente, aveva superato i limiti, tanto che, probabilmente, era caduta addormentata. Fu svegliata, a suo dire, da un pianto. Assicurava che nonostante il forte mal di testa la sua vista non era annebbiata. Cercando di non far rumore, aveva socchiuso il coperchio della cassa e aveva scorto la signorina de la Rue e il Barone von Bauern che discutevano.
- Lei - aveva continuato - lei ha detto "Lo sapevo, l'ho sempre saputo! Sei sempre stato solo un maiale!" e lui, cioè il Signore, ha risposto "Non ti permetto di parlarmi così!". Lei quindi ha detto: "Hai cercato di baciarmi!", e allora il Barone ha detto "Io non ti ho mai vista prima!" e...
- ... e quindi?
- E quindi mi è venuto il singhiozzo. Mi sono tappata la bocca ma loro sono trasaliti. Odette è fuggita in lacrime, il Padrone è tornato di sopra pian piano, cercando di recuperare il suo autocontrollo. Era molto preoccupato. Oh, Annelore, che cosa significa?
- Non lo so, Maria. Ma hai fatto bene a raccontarmelo. Ora va', e bada di essere sobria domani, o la Padrona ne escogiterà una delle sue.
- D'accordo Annelore. Buonanotte! - e Frau Heller se ne andò, incespicando lungo il corridoio.
Come se lei avevve potuto dormire. Frau Kempis aveva pensato che quella testimonianza non andava sopravvalutata. Poteva perfino essere solo un sogno della sua collega, sotto l'influsso dell'alcol. Eppure Richard von Bauern conservava quell'atteggiamento di concentrata preoccupazione descritto da Maria. Che avesse avuto da Odette qualche rivelazione inattesa? Fosse come fosse, Annelore aveva tratto almeno uno spunto da parte di Frau Heller: forse il movente dell'omicidio andava cercato più lontano; forse affondava nella storia di quella fugace ospite del Gran Ritrovo, che nessuno, tranne forse i von Bernau, conosceva. Doveva trovare il modo di saperne di più.
***
Immersa in simili pensieri e totalmente esausta, Frau Kempis desiderava qualsiasi cosa tranne andare a leggere le Carte a Karina von Bauern. Eppure, su insistente pungolo di Gustava, si alzò e si diresse stancamente verso le stanze della baronessina. La trovò seduta sul letto ad aspettarla.
- Karina, eccomi, sono qui.
- Sì! Annelore, ho bisogno di parlarti. Hai le carte?
- Sì le ho, volevi una Lettura, dunque.
- Sì! Però prima ti devo raccontare il mio incubo!
Karina ripeté nei dettagli quanto era successo nel suo sogno.
- Sì! Lo tastava! Che cosa significa?
Annelore, tanto per cambiare, non ne aveva alcuna idea. E la sua mente era troppo presa da altro per potersi applicare a quella incerta trama onirica. Tuttavia, il sogno conteneva almento un riferimento alla fanciulla scomparsa: parlarne poteva essere un'inaspettata scusa per domandare a Karina la sua versione dei fatti.
- Dunque, mia cara. Mi pare che il tuo interesse si appunti in particolare al... al deretano di Werther.
- Sì! Cioè no, no! Sono solo stupita dal fatto che l'interesse di mio fratello si... si appunti a... quel coso.
- Uhm... naturalmente non è così, nella realtà, ma si tratta di un simbolo.
- Sì! Ma... un simbolo di cosa?
- E' proprio questo il punto. Vedi... ecco... il deretano... uhm... il deretano, in fin dei conti, è una cavità.
- Sì!
- Molto bene. Ecco, la cavità, come la galleria sotterranea, come il cunicolo buio e misterioso... sono tutte immagini della prova.
- Sì! Cioè: come, di quale prova?
- Una prova che tu dovrai superare. Non hai detto che ti stavi battendo a duello?
- Sì! Ma che razza di prova è? Odette è morta, e benché fosse in vantaggio nel sogno, devo ammetterlo, io l'ho battuta, perché sono ancora viva!
- Certo. Lei non è più una rivale per te. Ma evidentemente, esiste qualche rivale nella tua lotta per il cuore di Werther.
- Sì! Ma chi?
- Arthur è vestito da Antipapa... evidentemente, la tua rivale è una religiosa. Sai se Werther conduce una relazione con una monaca?
- Sì! Non credo proprio! Noi non frequentiamo monache. Padre Rudolf...
- ... non credo che la tua rivale sia Padre Rudolf.
- Sì! Certo che no, però Padre Rudolf detesta le monache. Sai anche tu che ha fatto chiudere il convento di Sankta Katharina e le ha cacciate dal villaggio, Gertha sa tutto della questione.
- Gertha! Ma certo! Gertha è la tua rivale!
- Sì! Gertha? Ma Gertha è innamoratissima di Arthur, non vede l'ora!
- E Arthur?
- Sì! Anche lui, penso. Cioè, io che ne so di Arthur? E' mio fratello!
- Mi pare evidente, cara Karina, che tu debba riflettere ulteriormente sulla questione. Forse Gertha, quanto di più simile ad una monaca sia rimasto da queste parti, potrebbe voler offrire ... la sua statuetta della Vergine a Werther.
- Sì! Ha senso!
- Come no. Devi parlare con lei.
- Sì! Lo farò.
Annelore era molto contenta di aver fatto lo scaricabarile. Non aveva la forza di essere prudente, così scelse un capro espiatorio a caso, per guadagnare tempo, e accusò di segrete ambizioni fornicatorie con un von Bernau la persona più improbabile in quel ramo del peccato. In effetti, era il modo migliore per non fare danni. E poi, si fece coraggio, era il momento che le due amiche, ormai ai ferri corti, aprissero i propri cuori l'una all'altra. Quanto al sogno, non aveva la più pallida idea di che cosa potesse significare. Stava per congedarsi, quando si ricordò del motivo per cui era lì.
- Ma ora, vuoi comunque una Lettura?
- Sì! Mi serve una conferma!
- D'accordo. Ma prima.. visto che il sogno ci ha mostrato Odette... solo per capire se c'è di più... per te, naturalmente... ecco, Karina: hai notato qualcosa di strano in Odette... quella famosa notte?
- Sì! Sai, io ero sconvolta dall'annuncio del suo fidanzamento con Werther, ... e del mio con Georg... e così sono corsa in camera mia a piangere. Mentre stavo uscendo di qui, ho sentito delle voci. Erano Werther e quella cameriera nuova, quella... come si chiama?
- Liesl?
- Sì! Liesl! Werther le ha detto qualcosa come "Hai sistemato il vino?" e lei ha risposto di sì. Poi è scesa di sotto, e dal salottino di mamma è uscita Odette. Werther ha detto: "L'hai messo?" e lei ha risposto "sì, tutto a posto! Vedrà che guaio sta per capitargli!" Poi si sono messi a ridere e sono scesi di sotto.
- E tu hai controllato che cosa ha... "messo" Odette?
- Sì! Avrei voluto! Ma ero così arrabbiata per la loro intesa che sono scesa di sotto e basta! Devo dirlo alla mamma?
- No, Karina. Non era nulla di importante.
- Sì! Vero? Infatti non l'ho detto nemmeno a Uebermann, quando mi ha interrogata. Solo tu sai del mio amore per Werther!
La mente di Annelore vorticava senza posa. Si alzò per uscire.
- Sì! Annelore, puoi andare! Ma prima... la Lettura, ricordi?
- ... giusto.
- Voglio sapere se i Tarocchi confermano la tua lettura del sogno!
Con grande rapidità Frau Kempis si risedette sul letto mescolò le carte ne fece scegliere tre a Karina le voltò.
Principessa. Nozze. Principe.
- Sì! Annelore, significa che sposerò Werther?
Annelore doveva andare, non aveva più tempo.
- No. Sposerai Georg. Fine della questione.
E lasciando Karina nella più stupefatta disperazione, Frau Kempis corse dove la portavano i suoi pensieri.
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