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I nuovi nomi dell’ "amare". la cura

Creato il 13 maggio 2010 da Pinomario
È il caso di iniziare su questo blog un’indagine alla ricerca dei nuovi nomi dell’”amare”? Sì, penso sia proprio il caso, non solo perché questo termine, e il relativo significato, è tra i più abusati della storia ma anche tra quelli più dissacrati e umiliati! Ebbene, percorrendo i sentieri delle nostre vite, delle nostre città, delle nostre storie e della nostra storia, è sempre più evidente questo stritolamento che anche “amare” subisce nel sistema dello “scambio” generalizzato, in cui tutto ha senso se “serve”, se ha un “valore” fruibile e di scambio! E allora ci tocca vedere ai margini delle nostre strade, e negli INCROCI che continuamente attraversiamo nella nostra vita, per terra, sui marciapiedi, sotto cartoni puzzolenti come unico riparo, non solo i rifiuti e gli “scarti” umani, ma anche l’amore. Di cui si fa sempre più difficoltà a riconoscere l’identità! Quello che forse oggi è peggio è che la modificazione genetica dell’amore, dell’amare, la sua “umiliazione” è operata meno dalla banalizzazione e dalla “liquidità” dell’ amore o dal cosiddetto “commercio del sesso” che non dall’uso “blasfemo” dell’amore come strumento di manipolazione delle coscienze, come arma di consenso politico e come vessillo di lotta, addirittura! Come del resto è già capitato al cosiddetto “comandamento” dell’amore cristiano che spesso è diventato un’altra cosa, degradandosi a “carità(non nel senso etimologico originario di libera e gratuita scelta di volere bene, “bene-volere” per l’altro da sé, per il volto dell’altro), ma nel senso di “elemosina” (cioè “amore” come “cosa” data, appunto, e non come “amare”, e-sistere come “amore”, come bene-volere). Per questo ha potuto coesistere con violenze e umiliazione dell’altro, con ghetti e disprezzo. Per questo il nome di Gesù, “amore crocifisso”, ha potuto essere utilizzato come arma e come mezzo di rifiuto dell’altro. Per questo, ancora oggi, c’è chi crede – pur insensibile alle sofferenze degli “altri” - di poter spendere impunemente il nome cristiano nel mercato della negoziazione e della manipolazione del consenso politico!   E allora grazie a Battiato che ci consente di dare il via a quella indagine (sui nuovi nomi dell’amore) di cui si diceva all’inizio. Con la sua canzone, La Cura, ci indica uno dei nomi dell’”amare”.  E lo fa riflettendo e approfondendo il senso (migliorandolo?) di una delle categorie di Heidegger, riletto attraverso l’interpretazione del filosofo Sgalambro.Beh! , in questo mondo – molto italiano ma non solo - dove “cura” è stata sostituita da “me ne frego!” ed è associata solo ai furbi e impuniti “malaffari” della sanità, la suggestiva canzone di Battiato, La Cura, appunto, può dirci (può farci “sentire”?) qualcosa che dovrebbe essere alla radice e all’orizzonte di ogni apprendimento dell’amore umano, qualcosa della gratuità e del bene-volere per l’altro, che facendoci uscire, forse per un attimo, da quella “dispersione di senso” che ci accompagna e ci stordisce tutti, ci renda capaci di ridare dignità e profondità alle nostre pur diverse esperienze di affetto, amicizia, amore. 

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