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I pentiti non fanno più comodo

Creato il 30 giugno 2011 da Oblioilblog @oblioilblog

I pentiti non fanno più comodo

Non c’è modo di sgominare un’associazione così ben organizzata come la Mafia, se non grazie a chi ci ha lavorato e può dunque fornire le dritte adeguate: a questo servono i pentiti. Per decenni l’Italia se n’è servita fruttuosamente sia con il terrorismo rosso o nero e poi con Cosa Nostra e Camorra. Per inciso, senza i pentiti non sapremmo neppure il nome di queste organizzazioni e molti boss sarebbero ancora in libertà a fare la parte del leone contro la popolazione inerme.

Sia chiaro che si parla nella migliore ipotesi di ricattatori e strozzini e nella peggiore di pluriomicidi e gente che ha sciolto bambini nell’acido. Criminali, senza dubbio. Ma fondamentali perché senza di loro la magistratura non caverebbe un ragno dal buco. Quindi, nonostante il mal di pancia etico, i pentiti sono essenziali nella lotta alla malavita. 

Negli ultimi anni, però, il meccanismo si è inceppato. Lo Stato non sembra più così interessato ai collaboratori di giustizia. Lo ha denunciato anche Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno: si è passati dai 52 milioni del 2008, ai 49 del 2009 ai 34 del 2011. Giusto tagliare i settori improduttivi, ma come può essere considerato tale il servizio centrale di protezione? La Mafia fattura oltre 100 miliardi l’anno, senza contare i soldi spillati sotto forma di pizzo e le tasse evase. La perdita per la comunità è enorme. Paragonati ai possibili ricavi, lo Stato sta spendendo un’inezia per quella che dovrebbe essere la priorità assoluta.

Invece il servizio di protezione è in bolletta. Alcuni pentiti sono stati sfrattati dagli appartamenti in cui abitavano in località segrete perché lo Stato non garantiva più gli affitti. Qualcuno è ospitato dalle comunità religiose, con tutti i rischi che questo comporta. L’ex mafioso Roberto Spampinato è stato condannato ai domiciliari, ma non può scontare la pena perché non ha più una fissa dimora.

Si arriva a situazioni paradossali: collaboratori che girano senza auto blindata e avvocati che lavorano gratis per sei mesi. Inoltre, è stata tolta l’assistenza sanitaria alle famiglie, che è previsto dall’accordo siglato con lo Stato.

I pentiti hanno allora deciso di protestare: continueranno a deporre ma vogliono denunciare pubblicamente l’inadempienza dello Stato. Anche perché iniziare a collaborare è una rischiosa scelta di vita ed è una strada senza ritorno.

Il giudice di Palermo Lorenzo Matassa ha raccolte le dichiarazioni di alcuni pentiti come Emanuele Andronico, Stefano Lo Verso, Gaetano Grado, Maurizio Spataro e Francesco Briguglio. Il caso è finito pure in Parlamento.

Perché questi tagli? Sarà forse che i pentiti, oltre a fornire indizi sui loro ex compagni mafiosi, stanno iniziando a parlare anche dei palazzi del potere? La domanda è lecita.

 


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