Ed eccolo qui, signore e signori, il vero e unico indice di uguaglianza sociale. Quello in cui alfabetizzazione, scuola e cultura hanno fallito clamorosamente. Nemmeno i mass media e la loro diffusione nelle case sono riusciti a mettere così sullo stesso piano persone di estrazione sociale altrettanto remota. Si tratta di un fattore che unisce tutti, dai più ricchi ai più poveri, da chi è dotato di strumenti a chi non sa nemmeno come sono fatti o non sa come si suonano. Un fenomeno che riguarda indistintamente italiani di ogni latitudine, meridionali trapiantati al nord e veneti che vivono al sud. Stranieri alla seconda o terza generazione e clandestini appena sbarcati nei cantieri dell’edilizia tutta in nero. Figli di operai e rampolli della borghesia dei quartieri alti. Leghisti e grillini. Famiglie di intellettuali e avventori dei fast food, proprietari di Suv e radicali ecologisti, timorati di Dio e venditori porta a porta di pubblicazioni marxiste-leniniste. Tutti, insomma, un giorno o l’altro notano quel gesto inequivocabile dei loro piccoli, il rapido portare una mano alla nuca e la vigorosa conseguente grattata che, ai veterani della pediculosi, fa sentire forte e chiaro uno scampanellio altro che d’allarme.
Già, è proprio così. Se nel secolo scorso i pidocchi erano un’esclusiva delle classi meno abbienti, oggi i parassiti più temuti dalle famiglie con figli nell’età della scuola primaria non guardano in faccia, pardon, in testa a nessuno. Probabilmente le attuali generazioni di pidocchi rispecchiano tutti i cambiamenti a cui il genere umano è stato soggetto negli ultimi anni. Il clima, le mezze stagioni, il buco dell’ozono, la globalizzazione, il signoraggio, la massoneria e anche le scie chimiche. Tanto che oggi toglierli di mezzo è un’impresa che ha dell’impossibile. Gli esemplari sopravvissuti ai trattamenti e alle soluzioni finali, naturali prima, velenose dopo e velenose ma revitalizzate naturali dalle più moderne strategie di marketing di prodotto oggi hanno dato vita a un stirpe di bestiole che non conoscono ostacoli. Anzi. Saltano allegramente dai capelli puliti a quelli sporchi, dal cuoio capelluto più traspirante a quello più forforoso senza distinzione. Corti, ricci, con le trecce o, peggio, con i dreadlock. Biondi, rossi, corvini. Si annidano in qualunque habitat cutaneo mentre i nostri figli sono a scuola, fanno taekwondo, seguono lezioni di basso elettrico o imparano la dottrina cattolica apostolica per ricevere i primi sacramenti. Quando studiano, mentre dormono. Alle feste di compleanno, durante i pigiama party, sulle attrezzature ludiche negli spazi outdoor. Spiaccicano le loro schifezze sui divani mentre i piccoli ignari vengono rapiti dai cartoni animati preferiti, e da lì si diffondono a tutti, famigliari di ogni età. Donne, vecchi, papà, fratelli.
Così, care coppie in procinto di formare una famiglia più o meno duratura, sappiate che la decisione se avere zero o più figli e i pro e i contro che ognuna delle opzioni comprende, da qualche tempo non può non tener conto di questo flagello che sta tornando prepotentemente alla ribalta. Senza prole in casa si riducono drasticamente le possibilità di trovarvi, indipendentemente dal vostro ceto di appartenenza, un bel giorno di qualsiasi stagione la testa maculata dalle lendini e da queste ignare creature – ignare del disagio sociale ed economico che arrecano. Il costo di un trattamento, oggi, è tutt’altro che irrilevante e chissà se ci si può fidare dei prodotti studiati per “creare un ambiente sfavorevole”. Sta di fatto che quando ero bambino io non ricordo nemmeno un episodio. Ora si era già in pieno allarme da invasione addirittura prima dell’anno scolastico. E il sentirci tutti prescelti per un comune obiettivo, garantire la prosecuzione della specie di minuscole quando discutibili creature, non ci fa sentire meglio.