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I poliziotti chiudono gli studenti fuori dall'università.

Creato il 24 settembre 2012 da Gctorino

I poliziotti chiudono gli studenti fuori dall'università.

L'elitè torinese, fuori c'è la realtà che protesta.

Lo scorso sabato mattina (22 settembre) abbiamo subito come studenti uno sfratto da quella che avrebbe dovuto essere l'inaugurazione di un posto a noi dedicato. Abbiamo visto centinaia di poliziotti proteggere l'ennesima 'zona rossa', riproducendo quella fotografia da golpe alla quale ci stiamo tristemente abituando. Tutto questo, naturalmente, per permettere ad alcuni importanti personalità di sfilare sulla passerella politica torinese e nazionale senza essere importunati. Il sindaco Fassino, vero interprete a livello del territorio della politica draconiana dei 'professori' e ormai esperto nel campo della repressione a Torino, ha infatti accompagnato i ministri Fornero e Profumo. Questi ultimi sono davvero i protagonisti dell'azione e del pensiero del Governo, che lavora per ridisegnare l'Italia a forza di feroci pennellate neoliberiste, deregolando il mercato del lavoro, consacrando il precariato come forma del lavoro futuro, operando affinchè la selezione di classe sia più stringente nel mondo dell'istruzione. (Segnaliamo qui, che entrambi i ministri hanno colto l'occasione del passaggio a Torino per accettare l'invito da parte di Sinistra Ecologia e Libertà di intervenire a due serate di dibattiti all'interno della loro festa provinciale).
In questo panorama di restrizione dell'agibilità democratica e di svuotamento dei diritti dei cittadini, la protesta sociale non riesce a fare breccia attraverso il muro di manganelli, telegiornali e falsità. Sebbene quindi ci sia un fronte sociale composto da quei soggetti che subiscono i colpi di accetta di Monti, non si è ancora riusciti ad organizzarli in un fronte unico di lotta che avrebbe le potenzialità di proporre un'alternativa nuova e migliore di società. Per questo occorre lavorare per riportare al centro dell'agire politico una prospettiva di classe che sappia interpretare il malessere di quella fetta di popolazione (che è la maggioranza, a scanso di equivoci) alla quale sta facendo pagare il prezzo della crisi e della riconversione liberista quale falsa medicina.
Questo tipo di approccio è necessario anche all'interno delle lotte per un'università pubblica, gratuita e di qualità. I test di ingresso sempre più diffusi, l'aumento delle tasse, il caro libri, la diminuzione delle borse di studio sono solo alcuni tra i fattori che concorrono ad operare una selezione della futura classe dirigente italiana su basi economiche, culturali e sociali che inizia dalla gioventù e ancor prima dell'università. Dobbiamo lavorare affinchè noi studenti, lavoratori, precari e disoccupati prendiamo coscienza e alziamo finalmente la testa non in quanto studenti, o lavoratori, o precari, o disoccupati, ma in quanto classe, i quali interessi sono coincidenti e, di conseguenza, il cui percorso di lotta necessariamente dev'essere uno solo e sempre più incisivo.

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