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I popoli europei e il "fitness".

Creato il 19 novembre 2011 da Dagored

Una settimana, quella che sta per finire, che credo abbia fatto chiarezza sullo stato delle cose, ma in tanti si ostinano, per partito preso o per ordini di scuderia, nel caso dei tanti giornalisti accasati nei grandi gruppi editoriali, a guardare alle piccolezze delle cose nazionali, evitando di dare uno sguardo all'insieme del panorama europeo, ormai ben delineato.
Eppure, sebbene a spizzichi e a bocconi, tutti gli elementi utili a delineare svolgersi della crisi e l'evoluzione dei rapporti all'interno dell' Unione Europea, della Zona euro e tra questa e i gli altri Stati, bene o male emergono e dovrebbero essere compresi da tutti.
Esce di scena, sconfitto e dimenticato da tutti, nemmeno Sabina Guzzanti gli avrà fatto una telefonata,  Jose Luis Zapatero, l'ex speranza della sinistra per una riscossa politica abbandona la vita attiva e si ritira nella natia Leon, sancendo di fatto la fine di tutte le utopie che avevano accompagnato la sua ascesa. Lascia una Spagna soffocata dalla crisi e con il tasso di disoccupazione più alto dell'Unione; una lezione che dovrebbe essere appresa anche da quanti da noi osannavano lo zapaterismo, ma c'è da dubitarlo.
Appare invece evidente a tutti che il futuro della moneta unica è nella creazione di due diversi corsi monetari: uno per l'area della Germania e dei suoi satelliti, ovvero l'Europa del Nord, e un'altro per i paesi in crisi, ovvero per l'Europa mediterranea.
In pratica è la creazione di due diverse monete, a sancire il fallimento della moneta unica, previsto da molte Cassandre, e che lascia rovine che sarà comunque difficile da restaurare, perché l'indirizzo politico di fondo che l'egemonia tedesca sta per imporre al continente continua a percorrere la stessa strada che ha portato all'attuale decadenza. Una decadenza alla quale la, per ora, prospera Germania non è immune e con la quale dovrà fare i conti nel prossimo futuro.
Lo spunto per una nuova  riflessione sulla evidente decadenza dei paesi del vecchio continente, nessuno escluso, me l'ha suggerita una piccola polemica tra il blogger Dienekes e il biologo Rasmussen Nielsen sull'uso del termine "Fitness" fatto dagli studenti (molti allievi dello stesso Nielsen) della Berkley University che in uno studio sulle diverse condizioni di vita dei ragazzi afro americani in due aree distinte ma vicine degli Usa, hanno dato al termine il significato ormai entrato nel linguaggio comune di "forma fisica" e "stato di salute", relativo ad un singolo individuo.
Dienekes aveva osservato che in biologia e in antropologia la parola ha in realtà il significato di "idoneità di un organismo a riprodursi con successo", stigmatizzando che degli studenti di biologia possano essere così poco attenti alla terminologia scientifica.
La risposta di Nielsen non ha aggiunto granché al dibattito, se non mettere ancora l'attenzione sulle diverse aspettative di vita dei giovani afro americani delle due diverse zone, giustificando le peggiori condizioni dei residenti nel West Oakland, rispetto a quelli residente nel East, al regime capitalista, come se i le due zone facessero parte di due differenti sistemi economici. L'evidenza è che i fattori causa delle divergenze sono altri e dovrebbero essere meglio investigati.
Ma soprattutto la discussione ha generato un dibattito che ha perfettamente delineato le cause dell'attuale decadenza dell'occidente, che è in questo momento non idoneo a conservarsi e riprodursi proprio a causa del nuovo significato che è stato attribuito alla parola "Fitness."
Perché non solo Nielsen e i suoi ragazzi hanno posto l'attenzione sulla salute e l'aspettativa di vivere a lungo e in buona salute soltanto sotto l'aspetto del singolo individuo, ma sono le politiche stesse dei paesi occidentali ed europei in particolare ha privilegiare questo aspetto, trascurando la fitness della collettività.
Il risultato è quello che vediamo oggi : società sempre più invecchiate e che concentrano la maggior parte delle risorse per mantenere in vita il più a lungo possibile gli individui, trascurando l'aspetto della natalità, destinando sempre meno risorse alla cura dei neonati e degli infanti.
Per questo la ancora prospera Germania, che vanta uno dei tassi di natalità più bassi d'Europa, non può dormire sogni tranquilli, perché continuando a non prestare attenzione al problema, proseguendo con il finanziare invece il sistema pensionistico, l'assistenza sociale, la sanità e l'immigrazione, non potrà che portare al collasso l'intero sistema, come è già avvenuto per le economie più deboli.
Perché la vitalità di un popolo si misura con la sua capacità di far nascere e portare all'età adulta il maggior numero di neonati possibile, non quello di far sopravvivere gli individui a tutti i costi, fino ad una senilità, magari invalidante e pure dolorosa.

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