Un anno fa, invitato da una delle mie tante cugine napoletane, avevo trascorso un lungo week end nel capoluogo partenopeo. Tornando al nord mi ero poi lasciato andare su Facebook ad una battutaccia su Napoli (ma mio padre è napoletano, era chiara l'ironia): un'altra cugina, leggendo quella frase, mi aveva riempito d'insulti.
Per mesi silenzi: le ricorrenze importanti liquidate con sms e non con le solite telefonate.
Qualche giorno fa mi manda un sms: "Ciao Amoon, voglio andare a fare un viaggio a Londra e volevo chiederti, visto che tu ci vai spesso, cosa mi devo portare come vestiti..."
Dallo scambio di sms apprendo che la sua storia di 3 anni è al capolinea: "mi ha chiesto un periodo di riflessione".
Le telefono
E' stato bello risentirla, un po' meno apprendere che il suo fidanzato la costringeva ad usare l'auto per andarlo a prendere, in una città come Napoli, certo non sicura per una giovane ragazza soprattutto in certi orari del giorno. "Alle volte ero stanca, mai che mi avesse capita".
Ho provato a consolarla, dicendo che il periodo di pausa sarebbe servito anche a lei per capire, con maggiore lucidità, se lui fosse la persona giusta. "Non sempre quando uno ti chiede un periodo di pausa, vuol dire che la storia è finita" le dico, "E poi se nell'attesa trovi qualcun altro, fregatene e vivi la nuova avventura".
"Come sei saggio..." mi dice lei.
Mentre parlavo con poca convinzione, facevo attenzione a non fare riferimenti ai miei uomini (ma quali?) anche se mi veniva spontaneo nel rincuorarla, citare tutti gli psicopatici e baracconi che ho conosciuto.
Dopo aver parlato con lei, soddisfatto di essermi riconciliato, mi sono seduto sul divano e mi sono scolato una bottiglia di rhum. Mi sono ridotto a dare consigli agli altri pur non essendo capace di darli a me stesso.
Amoon