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I Promessi Spoiler

Da Hombre @LaLineadHombre
I Promessi SpoilerCi son cose che si tengono lì, in testa, per un bel po' di anni.
Progetti da realizzare, attività da sviluppare, cantieri da aprire quando sarà il momento, questioni per cui non ci sentiamo ancora pronti.
Nel mio caso la camera oscura per sviluppare le foto (mi sa che è superato), mettersi di buzzo buono a fare nuoto, stravaccarsi sul divano col tivù fisso sulla Premier League e rileggere i Promessi Sposi.
Nell'ultimo mese ho spuntato l'ultima.
Mentre leggevo il romanzo di Manzoni avevo una sensazione strana, probabilmente prodotta dall'attesa pluridecennale dell'esperienza. Sentivo una sorta di vibrazione dentro, diversa da quella provocata solo da un ottimo libro: una scossa irrequieta e irrisolta.
C'avevo voglia di dirlo a tutti, ecco. Speravo che mi si leggesse in faccia e che mi si chiedessero notizie su Renzo, su Lucia, sulla conversione dell'Innominato o sulla Peste.
Avevo voglia di fermare la gente per strada, di agguantarla per il bavero e di urlargli in faccia "GUARDA CHE STO LEGGENDO I PROMESSI SPOSI!"
E ora qualche estratto, sono modi di dire, frasi mozze, pensieri che mi hanno attizzato e poi la chiusa.
Lorenzo o, come dicevan tutti, Renzo.
Ho dovuto far da Marta e Maddalena (1);
In somma è diventato quel castello una Tebaide (2);
Radunò i servitori che gli eran rimasti, pochi e valenti, come i versi di Torti (3);
Si racconta che il principe di Condé dormì profondamente la notte avanti la giornata di Rocroi;
E lei s’andava schermendo, con quella modestia un po’ guerriera delle contadine;
Giacché è uno de’ vantaggi di questo mondo, quello di poter odiare ed esser odiati;
E avesse anche paura di portare il soccorso di Pisa (4);
Si contentavano di guardargli in viso, con un’aria, come si dice, di me n’impipo;
Si mise a sedere in fondo della tavola, vicino all’uscio: il posto de’ vergognosi;
Potrebbe far l’arte di Michelaccio; no signore: vuol fare il mestiere di molestar le femmine (5);
Questo si chiama giocare un uomo a pari e caffo (6);
A pensare, dico, che un signore di quella sorte, e un uomo tanto sapiente, che, a quel che dicono, ha letto tutti i libri che ci sono, cosa a cui non è mai arrivato nessun altro, né anche in Milano; a pensare che sappia adattarsi a dir quelle cose in maniera che tutti intendano;
Ah! allora un uomo dà soddisfazione a sentirlo discorrere; non come tant’altri, fate quello che dico, e non fate quel che fo;
Il tempo il suo mestiere, e io il mio;
Io in vece, sono alle ventitré e tre quarti (7);
Allora s'accorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e prese un po' piú d'abitudine d'ascoltar di dentro le sue, prima di proferirle;
E furon tutti ben inclinati; e Renzo volle che imparassero tutti a leggere e scrivere, dicendo che, giacché la c'era questa birberia, dovevano almeno profittarne anche loro;
Dopo un lungo dibattere e cercare insieme, conclusero che i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma che la condotta piú cauta e piú innocente non basta a tenerli lontani; e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore. Questa conclusione, benché trovata da povera gente, c'è parsa così giusta, che abbiam pensato di metterla qui, come il sugo di tutta la storia. La quale, se non v'è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l'ha scritta, e anche un pochino a chi l'ha raccomodata. Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s'è fatto apposta.
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(1) Fare da Marta e da Maddalena
Sapere o dover fare molte cose disparate o contrastanti; anche darsi molto da fare ma in modo incoerente, dispersivo, senza seguire un filo logico. Allude ai rispettivi simboli assunti nel tempo da questi due personaggi evangelici: Marta è quello della vita attiva, Maddalena quello della vita contemplativa.
(2) Tebaide
Per antonomasia, con iniziale maiuscola o anche minuscola, luogo solitario, di grande quiete e silenzio, soprattutto in quanto ci siano persone ivi ritiratesi per vivere in preghiera e in solitudine: in somma, è diventato quel castello una Tebaide (Manzoni, con riferimento al castello dell’Innominato dopo la sua conversione).
(3) Torti Giovanni
Poeta (Milano 1774 - Genova 1852). Allievo di Parini, lo esaltò in una Visione (1802); nel 1808 scrisse L'epistola sui sepolcri confrontando Foscolo con Pindemonte. Più tardi, divenuto amico di Manzoni (che lodò i suoi versi).
(4) Portare il soccorso di Pisa
Soccorso che non serve più, poiché arriva quando il pericolo è ormai scongiurato, a volte con l'intento di ricavare un vantaggio senza aver rischiato nulla. Nel 1099 Pisa prese parte alle Crociate, sotto la guida dell'arcivescovo Dagoberto, ma giunse in Terra Santa quando Gerusalemme era ormai stata conquistata dai Genovesi e dai Veneziani capeggiati da Goffredo di Buglione, troppo tardi quindi per dare un aiuto concreto alla presa della città. Nonostante questo, si aggiudicò la sua parte di vantaggi, tra cui diversi importanti scali commerciali.
5) L'arte di Michelaccio
Lo stare in ozio, evitando lavoro, fatiche e impegni. Il detto completo dice che “l'arte di Michelasso è mangiare, bere e andare a spasso”. Una probabile origine lo riconduce al Miquelet, soprannome anticamente usato in Francia e in Spagna per i fedeli che si recavano in pellegrinaggio al santuario di San Michele, e più tardi anche le varie persone che facevano loro da guida e che ne fecero presto una vera professione. Con il tempo il termine assunse un significato negativo e passò a definire il vagabondo intenzionato il più possibile a evitare il lavoro.
(6) Giocare a pari e caffo
Scommettere sul numero pari o dispari delle dita, in un gioco simile alla morra.
(7) Essere alle ventitré
Essere in là con gli anni, essere vecchio. Essere alle ventitré e tre quarti, essere prossimo alla fine, essere al termine.

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