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I pugni in tasca

Creato il 27 agosto 2010 da Robydick
I pugni in tasca1965, Marco Bellocchio.
Esordio cinematografico col botto per Bellocchio, giocato in casa nelle colline del suo piacentino, finanziato dalla sua famiglia, girati gli interni in casa della madre. Un film difficile, non perché complesso da interpretare, ma duro da mandar giù persino oggi, chissà allora.
Una famiglia sostanzialmente agiata, "quelli della villa", madre cieca e 4 figli: Augusto è il primo e fa un po' da capofamiglia, posato, buon lavoro, aspirazioni classiche borghesi appare il solo "normale"; Giulia ormai donna ma ingenua, immatura; Alessandro epilettico ed inquieto, usa psicofarmaci; il più piccolo Leone, ritardato ed epilettico. Proprio un bel quadretto.
A parte Augusto, è un gruppo chiuso, vivono sempre in casa, tra Ale e Giulia ci sono ammiccamenti incestuosamente sospetti. Ale è intelligente, colto, ma palesemente sofferente per la situazione, si sente un peso, vede nella madre e nel fratello Leone le cause della sua miserrima vita. Medita un suicidio collettivo che lasci fuori Augusto, quest'ultimo informato dell'idea si scandalizza ma molto freddamente, è calcolatore, Ale lo sa che quella famiglia è un peso per il fratello. Non andrà in porto, ma poi Ale provvederà, sarà l'inizio della sua follia, Giulia lo scoprirà e, prima complice silente, poi ne avrà paura...
Rivelare tutta l'escalation degli eventi per chi non l'ha visto è un peccato.
Regia magnifica, immagini e riprese modernissime ancora oggi. L'interpretazione di Ale da parte Lou Castel è da urlo a mio parere, sentita e partecipata al punto, a quanto ho letto, che si faceva prendere talmente dal personaggio da costringere a volte ad interrompere le riprese. Primo film di Bellocchio tra le mie recensioni e subito Olimpo, ne sono felice.
C'è ribellione ad una propria condizione d'infelicità, con una visione molto distorta di cosa la felicità possa essere, e c'è ribellione ad un istituto, quello della famiglia, che è gabbia, conservatorismo, costrizione. Augusto, col suo cinismo opportunista è più "sano" di Alessandro? Vien da chiederselo, incredibilmente. Il film sembra anticipare, anche se su piani completamente diversi, i moti giovanili degli anni a venire. La madre cieca e il povero Leone, come dar torto ad Ale che li vede come 2 palle al piede? Amorale e delittuosa la sua opera, che tanto bene però fa alla vita di Augusto, che ride gioioso verso un futuro sempre più libero. Persino acritica, dal momento che lui stesso ha problemi cronici e bisogno d'assistenza.
Film inquietante, da vedere a mente sgombra e su cui ragionare con lucidità, per quello che rappresenta e per quello che mette in discussione.

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