Il copione è sempre lo stesso: un giornalista a caccia di scoop balneari o un politico locale in cerca di facile pubblicità, scoprono che una spiaggia dimenticata o il greto di fiume poco raggiungibile è il luogo eletto da generazioni di omosessuali a personale paradiso per incontri di sesso furtivo. E scoppia la polemica. A farne le spese quest’anno, grazie al “Resto del Carlino” di Ancona, la spiaggia del “Passetto” assurta agli onori delle cronache per essere nientemeno che un “luogo per incontri gay clandestini” che “dall’Inghilterra alla Francia tutti (!) conoscono e recensiscono”.
Il problema “di decoro pubblico in una via d’accesso frequentata anche da molti bambini e anziani” è che alla gente del posto “è capitato più volte di assistere ad atti sessuali tra queste persone scendendo lungo il sentiero”. A questo si aggiungerebbero “movimenti strani nelle siepi, tra uomini” e spaccio di droga, insieme a degrado e incuria.
Ora, “fare sesso all’aperto in pubblico è un reato penale”, spiega l’avvocato Michele Potè, vice presidente della rete Lenford, e “scatta la denuncia per chiunque venga sorpreso a fare sesso in pubblico, ma non a scambiarsi un bacio. La denuncia comporta un processo e di solito una multa più o meno salata”. Ma nel caso del “Passetto” non è per nulla chiaro quante denunce siano state fatto per atti osceni (abbiamo provato a contattare inutilmente l’estensore dell’articolo e la questura) e se l’allarmismo per “bambini”, “anziani”, facile e costante condimento di polemiche come questa, sia reale.
L’affaire “Passetto” offre comunqye un’ottimo a un amministratore locale in vista del il Congresso eucaristico con il Papa che si terrà proprio ad Ancona a settembre. Dice ancora infatti “Il Resto del Carlino” che “è cronaca di questi giorni dell’estate 2011 l’annuncio del posizionamento entro fine mese di videocamere di sorveglianza in punti strategici, in aggiunta alle 52 ad hoc per il congresso Eucaristico. L’assessore alla viabilità Borgognoni ha assicurato di che una di esse verrà installata sopra il bar della pineta del Passetto”.
“Le telecamere”, spiega Potè, “sono molto usate oggi nei tribunali come fonti di prova. Mi pare però molto arduo l’uso per denunciare persone che si sono accoppiate e sono state filmate. Da una parte è impossibile procedere all’identificazione del soggetto e volendo ci sarebbero persino profili di violazione della privacy”.
Ma il “Passetto” è solo il più rumoroso e inutile tentativo di smantellare l’esuberante socialità gay di questa estate. A Treviso, nei mesi scorsi, il sindaco aveva dichiarato a Radio 24 “Io multerei due uomini che si baciano in un parco pubblico della mia città. E’ una questione di decoro”. Pronta la risposta del questore: “Non credo sia così. Il decoro urbano riguarda aspetti della città, non comportamenti dei suoi cittadini”.
Eppure è proprio il decoro urbano, e ancora una volta la tutela dei “bambini” miete vittime tra i naturisti e gli omosessuali che frequentano la spiaggia di Torre Guaceto, in provincia di Brindisi.
A lamentarsi è il “Corriere del Mezzogiorno”: “da qualche tempo i naturisti hanno deciso di fermarsi a prendere il sole integrale anche in una delle prime tre baie, tradizionalmente frequentate da famiglie, bambini e ragazzi che evidentemente non hanno gradito la novità”.L’Unione naturista ci spiega che “il fenomeno del naturismo è sempre più diffuso e accettato. Il numero di denunce estive che riceviamo in Italia è in netto calo, o riguardano zona con sindaci particolarmente moralisti. La stampa quando tratta l’argomento è particolarmente pessima e sulle multe per il nudo integrale diverse sentenze ci danno ragione”.
Ma se il caso del cruising all’aperto o delle spiagge nudiste sono ormai classici della letteratura scandalistica estiva, i modi di combatterli si evolvono. Tra le novità c’è da registrare lo stratagemma adottato da un numero crescente di amministrazioni locali, specie nel profondo noro che vietano la sosta esattamente in prossimità dei battuage all’aperto.
E’ il caso, che ci segnalano dei lettori, del Parco Nord di Milano o del Cimitero di Bergamo con la comparsa di cartelli di divieto di sosta per 24 ore. Divieti simili sono comparsi anche a Cassano d’Adda, Grassobbio e Cologno e Ghisalba sempe in Lombardia, e sulle autostrade. In una piazzola di sosta tra Torino e Asti particolarmente “calda” si è addirittura pernsato di introdurre dalle 22 alle 7 un divieto si sosta solo per le automobili e non per i camion
Sono provvedimenti che danno l’impressione di aver poco da spartire con la viabilità, ma non è così facile dimostrare che sono espressamente rivolti contro la socializzazzione gay all’aperto. Quindi, come difendere il diritto ad andare dove si vuole in cerca di qualche possibile incontro interessante? “Se si prende una multa è possibile contestare l’ordinanza al TAR se pretestuosa”, spiega l’Avvocato Potè. “Il ricorso è costosissimo, ma i Comuni, se ben consigliati, non metteranno mai riferimenti espliciti al divieto della zona ai gay. Solo il caso di un’ordinanza del Comune di Varese, che ho seguito l’anno scorso, vietava abbastanza esplicitamente il cruising sul greto di un fiume. La persona che me l’ha segnalata però non ha voluto procedere”. (Pubblicato in “Pride”, agosto 2011).