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I rigori: una “lotteria”? (by Bruce Wayne)

Creato il 08 febbraio 2013 da Simo785

I rigori: una “lotteria”? (by Bruce Wayne)

I rigori: una “lotteria”?

I calci di rigore, durante gli anni Novanta, non hanno regalato grandi soddisfazioni alla Nazionale Azzurra. Nel 1990, durante il Campionato del Mondo organizzato in casa, ci fermarono in semifinale contro l’Argentina di Diego Armando Maradona, che quasi per una sorta di legge del contrappasso sarebbe poi andata a perdere la finale contro la Germania a causa di un rigore inesistente. Nel 1994 fu, invece, nella finale contro il Brasile che Baresi, Massaro e Baggio fallirono dal dischetto consentendo ai verdeoro di aggiudicarsi il quarto titolo mondiale della loro storia calcistica. Ed, infine, nel 1998 furono Albertini e Di Biagio ad imbambolarsi di fronte ai pali difesi da Barthez, lasciando aperta la strada ad una Francia che, da lì in poi, si sarebbe involata verso il suo primo – e, finora, ultimo – trionfo nel Campionato del Mondo.

I rigori: una “lotteria”? (by Bruce Wayne)

E com’è comprensibile che sia, per tutti gli anni Novanta s’è ripetuto, in Italia, che arrivare ai calci di rigore significa, in un certo senso, affidare l’esito della partita alla fortuna. Alla cosiddetta “lotteria dei rigori”. Poi, come sappiamo, nel 2000 ci fu la prima svolta, con la semifinale degli Europei che ci vide spuntarla sull’Olanda di Kluivert e dei fratelli De Boer grazie ad un super-Toldo intenzionato a fungere da saracinesca. Ed infine, nel 2006, la già menzionata legge del contrappasso ha graziato noi, consentendoci di raggiungere il quarto titolo mondiale ai danni di una Francia che, quella sera, chiudeva il ciclo sicuramente più positivo della sua storia calcistica.

I rigori: una “lotteria”? (by Bruce Wayne)

E così, anche per noi italiani, i calci dagli undici metri hanno smesso di essere una semplice “lotteria” e sono diventati una “guerra di nervi”. Un momento in cui non la fortuna, ma la stabilità psicologica la fa da padrona, e vince chi sa mantenersi più saldo e sicuro di sé. Del resto dopo i “cucchiai” di Totti (contro l’Olanda, nel 2000) e Pirlo (contro l’Inghilterra, 2012), abbiamo potuto avere una dimostrazione plastica del fatto che quella dei rigori è una lotta psicologica, in cui conta la propria capacità di mantenere i nervi a posto facendoli saltare all’avversario. In questo senso, si può dire che i tiri dagli undici metri non sono affatto una tregua armata sul campo verde, ma al contrario sono il momento in cui il carattere di una squadra può rivelarsi risolutivo.


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