La soluzione di Giorgio Napolitano ha provocato reazioni a catena e le forze politiche non nascondono il loro dissenso, se ne parla a Coffee Break, la trasmissione in onda tutte le mattine su La7 e condotto da Tiziana Panella.
I dieci saggi inizieranno a lavorare, cosa significa questa scelta?
Enrico Vaime prende in esame le due commissioni messe in campo dal presidente Napolitano per superare il grave stallo istituzionale nel quale il Paese si trova.”Per superare le situazioni difficili, da noi si usa nominare delle commissioni, è una simpatica tradizione e stavolta ne hanno nominate due perché la situazione è più drammatica. Sono partiti i 5+5 saggi, scelti dal capo dello Stato, convocati per riassemblare il paese e per uscire dallo stallo istituzionale. Manca un nome femminile e l’età media è piuttosto alta, anche questo secondo le usanze patrie”.
Nulla di inedito dunque. Non è ipotizzabile un cambio e diventare improvvisamente proiettati verso il futuro, siamo attaccati alle tradizioni e non vogliamo smentirci. È arrivata la commissione dei saggi. Devono con l’autorità della task force presidenziale aiutarci a risolvere la situazione di stallo politico. Appena nominata questa “doppia commissione” ha avuto reazioni varie. Ma anche questo fatto non soprende. L’adesione alla decisione di Napolitano è durata un niente e si è passati velocemente alle critiche e al fastidio. I dieci saggi sono sul mercato da tempo, li conosciamo, li hanno solo assemblati, è questa l’unica cosa
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Enrico Vaime si domanda, se ci si rifà allora al modello olandese? “Nel 2012 in Olanda ci sono state le elezioni, simili alle nostre – spiega – due forze politiche contrapposte, il centro destra e il centro sinistra, più o meno come da noi, con analogie numeriche e con in mezzo una terza forza che li condizionava impedendo di arrivare ad una conclusione qualunque. Non se ne usciva, il paese era fermo. Allora Beatrice lanciò l’operazione “costruire ponti” e così è nato il “governo ponte”, efficace nella sua efficenza con centrodestra e centrosinistra, insieme, ed è ancora in funzione, con il 50% del consenso popolare e ha salvato l’Olanda dalla catastrofe”.
“Per l’Italia è più complicato – interviene Alessandro Campi, politologo – non so se quella strada sia praticabile, resta il fatto che lo Stato ha lavorato con i materiali che aveva, purtroppo il capo dello Stato non può fare tutto, in realtà si è sempre mosso nel succo della Costituzione, non potendo far nascere un governo perché non c’erano le condizioni politiche, non aveva l’arma dello scioglimento e quella delle dimissioni poteva essere pericolosa per il paese, in una totale paralisi dovuta alle forze politiche, alla luce di tutto questo è uscita fuori un soluzione che non sarà bellissima e che forse ricalca il modello olandese ma grandi margini non c’erano, vediamo il lato positivo. Se questo gruppo di lavoro, banalmente di consulenti, riuscirà a mettere insieme proposte che dovranno esssere fatte proprie dal Parlamento e dalle forze politiche, qualcosa di buono potrebbe venire”.
Manca totalmente la presenza femminile nella commissione dei dieci saggi nominata da presidente della Repubblica con l’incarico di redigere un programma di governo in grado di ottenere il voto di fiducia da parte del Parlamento, e per ora mancano anche le idee e le strategie per risolvere il problema perché nessuno si é preso la briga di studiarle. In un paese che deve essere rifondato giriamo sempre attorno alle stesse facce con le stesse posizioni. “È venuto il momento che le cose cambino sul serio, afferma Peter Gomez – il metodo va benissimo, prendiamo i saggi ma che siano davvero saggi, persone da tutti stimate e che trovino un accordo sui programmi”.
Riformare non spostare o diventa il giochino degli incastri, Questo lo metto li…questo qui! Cambieranno la legge elettorale? Con i partiti che hanno tutti paura di perdere le elezioni perché dovrebbero disfarsi della legge che consente al partito che perde di poter essere forte come il partito che vince?
Che strada prenderanno?
Cercheranno soluzioni o continuerranno a sottolineare le idiosincrasie già esistenti che condizionano e rendono impossibili qualsiasi rimedio, perchè di fatto ad oggi, non esiste una proposta di appianamento, uno straccio di politica economica. Non esiste a tutt’oggi una forza politica che abbia un programma economico anti-crisi ormai è chiaro che da questo pantano non se ne esce senza grandi sacrifici e senza un cambio radicale di politica.
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