Con buona pace del leghismo duro e puro, di borgheziana e lombrosiana interpretazione, che vede nei napoletani una razza incivile e retrograda, oggi il Corriere del Mezzogiorno pubblica un interessantissimo articolo su uno dei singolari primati della Napoli preunitaria: la prima forchetta.
La raccolta porta a porta? A Napoli si faceva già nel 1925. Il primo inceneritore? Un contratto della ditta "Forni Inceneritori rifiuti di Napoli" lo proponeva al comune nel 1837. A chi faceva la raccolta porta a porta venivano rilasciati dei ticket rossi e arancioni e premi per non imbrattare le strade. Ma non solo. «Nessuno lo sa ma a Napoli è nata anche la prima forchetta», ricorda Gaetano Bonelli, un collezionista che ha trasformato la sua casa alle porte di Napoli in un museo permanente. Così documenta la storia di una città che a tratti sembra più moderna e responsabile di quella di oggi.
«La prima forchetta la volle Ferdinando di Borbone per rendere più facile la presa di pasta e pizza; fu un suo ciambellano ad avere questa idea e perciò la possiamo definire un'invenzione made in Naples»
Chissà se si stupirono i soldati piemontesi quando la videro, così come, alla vista di un bidet nella Reggia di Caserta, lo catalogarono come "una sorta di chitarra senza corde".