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I soldi non comprano la felicità

Da Giovanecarinaedisoccupata @NonnaSo

Blue_Happiness_by_daniellekiemel

Questa è una delle più grandi stronzate buoniste, perbeniste e lava coscienza che ci sentiamo rifilare da quando eravamo bambini. Solo che sentirmelo dire oggi mi fa più arrabbiare che allora, forse perché quando ero bambina ero felice… si, lo ero.

Ma andiamo per ordine. E, siccome sono una che crede nell’approccio scientifico e ragionato alle cose, ragioniamoci su.

che cos’è la felicità? Boh, alcuni di noi neanche più si ricordano quando sono stati felici l’ultima volta.

oppure lo ricordano, ma era tanto tanto tempo fa, e sanno che non lo saranno mai più. che la persona con cui erano felici non c’è più, magari.. ecco, si, quella è la felicità che non si può comprare, ma è tanto rara quanto un unicorno rosa che passeggia in centro a Milano (senza finire schiacciato dalle macchine).

No, io voglio concentrarmi sulla felicità che si può comprare. Su quella che ci manca, a noi, oggi. E niente discorsi filosofici o sull’amore, che, per quanto se ne dica, non ci riempie la pancia o scalda la casa (e perdonatemi il cinismo ma ripeto: la filosofia è per gente con la pancia piena e la moglie ubriaca).

felice

Allora, che “I soldi non comprano la felicità”, ce lo dicevano i nostri nonni. Ed è strano, perché loro hanno provato ad avere fame, tanta fame, e freddo, eppure ce lo dicevano, aggrappandosi quasi con disperazione a quel detto che gli levava dalle spalle il peso dell’invidia verso chi invece i soldi li aveva, e con essi tutto il resto. Poi ce lo hanno ripetuto i nostri genitori, le mamme e i papà ce lo cantavano persino, e ci insegnavano a diventare grandi senza invidiare la compagna di scuola che aveva la bambola che parlava.

Adesso, ce lo stampano sulle magliette o ce lo postano su Facebook, assieme a tutte le altre frasi melense: “Happiness is only real when shared..”

Si, certo, è sempre più facile dividere il niente con altri, che il tutto. Tanto cosa si ha da perdere? Un bel niente (anche se di bello, il niente, ha davvero poco). Ho di certo visto più generosità fra gente che aveva poco, e quel poco lo divideva con altri, che fra gente che non aveva nulla e gente che invece aveva.

Dite di no? Allora andatevi a leggere cosa è successo qui a Milano, dove una (delle tante) povera vecchietta è andata al supermercato per fare la spesa, ma non poteva permettersi altro che una scatoletta di tonno, qualche fetta di pane e un pezzo di formaggio, ed è stata “Sorpresa” dal direttore del supermercato a “rubare” una scatoletta di tic tac, che non poteva permettersi.

Una scatoletta di tic tac. 0,79€. (che mi fa stranamente ricordare i costo annuale del famigerato Whatsapp).

Morale della favola, che favola non è, la nonnina è stata denunciata alle forze dell’Ordine che però, giunte sul posto, non se la son sentita di farle altro che regalarle quella scatola di tic tac e rimandarla a casa, con la sua povera spesa pagata e un sorriso dispiaciuto. E lasciatemi dire per fortuna che da qualche parte batte ancora un cuore, capace di provare compassione, e di comprendere che prima o poi, andremo tutti a finire come quella povera vecchietta, se andiamo avanti così.

Dite che quella vecchietta è felice? Che non desidererebbe un po’ di quei soldi che “non” comprano la felicità?

Per lei la felicità era una scatola di tic tac da 0,79€ ma non aveva i soldi per comprarsela. E per noi? Per noi la felicità cos’è?

Per Albano e Romina felicità è “un bicchiere di vino con un panino”. Non ci vanno poi tanto lontano.

I soldi non comprano la felicità, ma comprano case calde e comode dove vivere dignitosamente, cibo per riempire le nostre pance, benzina per muovere le nostre macchine e portarci lontano, lontano di qui, o posti su aerei che vanno in posti bellissimi e da sogno (dove certo non osiamo pensare che saremo felici…. Solo spensierati, per un po’, vero?). Ecco, magari possiamo vivere felici anche senza la pelliccia, la Jaguar, il Rolex o i gioielli di Damiani, ma qui stiamo parlando del minimo sindacale per una vita dignitosa e senza privazioni… un minimo sindacale che qua, la stragrande maggioranza della gente non prende più. Perché se l’è vista erodere dal carovita, dall’Euro, dall’inflazione, dalla cassa integrazione, dalla mobilità, dalla disoccupazione, dall’Imu, da sto cazzo e da quell’altro.

E perdonate il francese.

E poi, i soldi non comprano la salute, certo, uno se è malato è malato…. Però i soldi comprano le medicine per curarsi, i migliori medici, le pratiche più innovative, quelle che fanno soffrire di meno. Non la compassione e l’amore, ma un dignitoso letto d’ospedale dove essere curati bene, invece che rischiare la pelle perché al giorno d’oggi, sai come entri ma non sai se esci, dal Circolo Sanitario Nazionale.

Per Lucio Dalla la felicità è una cosa che passa su un treno di notte che non ferma mai. Praticamente una chimera. E come dargli torto pure a lui?

I soldi non comprano la felicità… ma provate a essere anche solo lontanamente sereni senza, e poi ce la raccontiamo.


Filed under: parole, punti di vista, vita da disoccupati Tagged: albano, albano e romina, comprare, comprare la felicità, condividere, dalla, disoccupazione, dividere, felicità, generosità, grandi stronzate, i soldi non comprano la felicità, invidia, ladra, ladra di tic tac, lucio dalla, nonnina, poveri, ricchi, romina, rubare, salute, senza soldi, soldi, spesa, supermercato, tristezza, vita da disoccupati, vita senza soldi

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