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I valori morali oggettivi e l’esistenza di Dio: una piccola argomentazione

Creato il 03 luglio 2012 da Uccronline

I valori morali oggettivi e l’esistenza di Dio: una piccola argomentazioneNei Paesi anglosassoni si usa pubblicare sui quotidiani, in modo abbastanza costante, riflessioni filosofiche sull’esistenza di Dio. A volte sono argomenti abbastanza banali, altre volte invece sembrano essere più interessanti. Tra questi ultimi quello apparso su Enterprisenews.com, dove è stato affrontato il cosiddetto “argomento morale”, da cui prenderemo spunto per questo articolo. Avevamo parlato dello stesso argomento, molto più approfonditamente, in un post precedente a cui invitiamo a fare riferimento.

“L’argomento morale” recita questo:
1) Se Dio non esiste, i valori morali oggettivi non esistono.
2) I valori morali oggettivi esistono.
3) Pertanto, Dio esiste.

Non ci interesserà più di tanto arrivare a “dimostrare” l’esistenza di Dio in questo modo (né in nessun altro), che rimane sempre una questione legata alla libertà dell’uomo, ma piuttosto vorremmo soffermarci maggiormente sulle implicazioni che emergeranno dalle due premesse. Poi, chi vorrà, passerà al terzo passaggio. Resta il fatto che, se questo terzo punto non piace, bisognerà adoperarsi per confutare una delle due premesse, che però sembrano resistere a sufficienza.

Partiamo dalla seconda premessa: “i valori morali oggettivi esistono”.
Affermare che “l’omicidio è sempre sbagliato” (l’omicidio non è l’auto-difesa, un incidente, una guerra necessaria ecc.), “lo stupro è sempre sbagliato”, “torturare i figli è sempre sbagliato” ecc., significa esporre valori morali oggettivi, cioè verità che si ritengono indiscutibili, non negoziabili. Anche il nazismo e l’Olocausto sono ritenuti degli “sbagli” oggettivi, nessuno risponderebbe “è una tua opinione personale”, perché non si tratta evidentemente di una differenza di vedute sulle storia.

I valori morali oggettivi dunque esistono, la domanda che si pone ora è: perché i nazisti si sbagliavano? In base a cosa possiamo dire che certamente l’Olocausto è stato un male? Perché sappiamo senza dubbio che si sono sbagliati, senza correre il rischio di imporre una nostra opinione? Perché l’omicidio, lo stupro, la tortura, ecc, sono sbagliati a prescindere dal parere di chi commette questi atti? Ricordiamo che affermare il contrario significa assumere una posizione relativista, ovvero sostituire il “sempre” (le certezze tanto odiate dagli scettici di professione) con il “dipende”: “la pedofilia non è sempre sbagliata, dipende da…”, afferma il relativista o lo scettico (ovvero il cultore del dubbio).

Per rispondere a questa fastidiosa domanda, occorre necessariamente introdurre la prima premessa: “i valori morali oggettivi non possono esistere senza Dio”. Attenzione: questo non significa che chi non crede in Dio non può vivere una vita etica o morale, ma che senza Dio non ci può essere un valido fondamento logico su cui basare i valori morali oggettivi. La questione è che se non ci appelliamo a qualcosa – o Qualcuno – al di fuori di noi stessi, allora le nostre non possono essere altro che semplici opinioni personali. Chi determina, infatti, ciò che è giusto o sbagliato? Senza Dio, ciò che è morale lo decide la maggioranza di persone che la pensa in modo simile, cioè il potere in quel momento. Dunque parlare di “sempre sbagliato”, senza credere a Dio, è un errore perché tutto “dipende” inevitabilmente dal bias degli appartenenti ad una data società. Anche chi considera la morale come un adattamento evolutivo, sta affermando che dunque si tratta una mera illusione, lasciando irrisolto il problema del “sempre sbagliato o sempre giusto”. Facendo un esempio: se la maggioranza di opinioni personali ritiene che cannibalismo/pedofilia/eutanasia/tortura/stupro/aborto siano un bene per la società, allora queste pratiche diverranno tali (in quella società). Per dirla con lo scrittore non credente Samuel Butler: «La moralità è il costume del proprio paese e l’attuale sensazione dei propri coetanei. Il cannibalismo è morale in un “paese cannibilista”». Se non c’è nessun Altro a cui fare appello, allora non esiste nulla di giusto o sbagliato in modo oggettivo e l’abuso di bambini, dunque, non può essere sbagliato in modo definitivo, ma dipenderà sempre dall’opinione della società.

Non a caso Joel Marks, professore emerito di filosofia presso l’University of New Haven, in un articolo del 2010 dal titolo “An Amoral Manifesto” ha scritto: «ho rinunciato del tutto alla moralità [...] da tempo lavoro su un presupposto non verificato, e cioè che esiste una cosa come giusto e sbagliato. Io ora credo che non ci sia [...].  Mi sono convinto che l’ateismo implica l’amoralità, e poiché io sono un ateo, devo quindi abbracciare l’amoralità [...]. Ho fatto la sconvolgente scoperta che i fondamentalisti religiosi hanno ragione: senza Dio, non c’è moralità. Ma essi non sono corretti, credo ancora infatti che non vi sia un Dio. Quindi, credo, non c’è moralità». Eppure quanti sottoscriverebbero davvero l’amoralità? Il relativismo morale? Quanti sarebbero disposti ad affermare: “legalizzare la tortura verso i figli non è sempre sbagliato, dipende da cosa ne pensa la società”? Nessuno si spera, perché la moralità oggettiva esiste nell’essere umano, ma per avere un solido fondamento logico deve andare “oltre sé” (oltre al prodotto casuale dell’evoluzione biologica), deve appellarsi a Chi ha introdotto tali leggi morali nell’uomo (bianco, nero o giallo che sia, siamo tutti uguali). Chi non lo fa, ma ribadisce comunque l’esistenza di qualcosa di “sempre giusto o sempre sbagliato”, allora è semplicemente irrazionale. Il grande laico Norberto Bobbio non a caso affermava«La morale razionale che noi laici proponiamo è l’unica che abbiamo, ma in realtà è irragionevole».

Entrambe le premesse sono state dimostrate, dunque: i valori morali oggettivi esistono e per avere un fondamento logico bisogna appellarsi a Dio. Le conclusioni possono essere diverse: i valori morali oggettivi esistono e dunque deve esistere Dio, chi non crede in Dio non ha un fondamento logico per i suoi valori morali (e questo, ripetiamo, non significa che non ne possiede!), il relativismo non può veramente esistere in una società civile, ecc..


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