Lo Jura francese è una delle “culle” della viticoltura: gia nell’anno 80 DC Plinio il Giovane parlava di questi vini. E’ una regione situata nell’est francese che confina con la Svizzera, ed è perfettamente allineato con la mitica Borgogna; non troppo lontana dai nostri confini e che merita un’escursione.
Il vigneto si estende per circa 70 km di lunghezza e circa 8 km di profondità, sulle colline della regione ad un’altezza media compresa tra i 200 ed i 400 metri. Prima del disastro della Phylloxera il vigneto si estendeva per circa 42000 ettari con non meno di 42 varietà di uve differenti; oggi la realtà è ben diversa infatti gli ettari vitati si sono ridotti a 2000 ed i vitigni si sono ridotto, o sono spariti, drasticamente. I maggiori vitigni rossi sono il Pinot Noir,il Poulsard ed il Trosseau; rimane ancora qualche traccia dell’enorme varietà vinifera del passato con qualche produttore , come il Domaine Ganevat, che coltiva il vitigno Enfarinè, un’uva molto rara, colorante, rustica che è quasi sparita.
Jean Francois Ganevat, uno dei veri “vigneron” della regione produce una cuvee che è chiamata J’en veux dove racchiude un’assemblaggio di 17 vitigni ormai dimenticati tra cui, oltre l’enfarinè, troviamo il portugais blue, il le geuche ( bianca e rossa),il corbeau, l’Argant ( la varietà che Jean Francois ha più vigne),purtroppo ne produce solamente 1000 litri. E’ un vino da tavola in quanto prodotto con vitigni non contemplati dall’AOC, ma è delizioso , con un grado alcolico molto basso ( siamo intorno ai 9,5°) senza aggiunta di sulfiti che ci riporta indietro nel tempo. Il nome di Ganevat è legato alla viticoltura ed all’agricoltura sin dal 1650 ed ancora oggi , grazie alle pregiate vacche della razza Montbeliarde, produce latte che è anche destinato alla produzione di quel fantastico formaggio che è il Comtè. Devo ammettere che ho un debolo per questo “divino” formaggio. Dopo avere lavorato per il mitico Domaine Jean Marc Morey, Jean Francois prende le redini dell’azienda nel 1998. In pochi anni è diventato una delle “star” della regione, il suo Poulsard Cotes du Jura Cuvee Enfant Terrible è uno dei vini, a mio avviso, capaci di trasmettere ciò che il Poulsard è capace, lasciando intatto il suo frutto magico. Il Poulsard , chiamato localmente Ploussard, è il vitigno più diffuso tra i rossi; è un vitigno un pò “riduttore” che può dare vini dai profumi un pò selvatici, specialmente se non sono aereati per tempo. Ultimamente questo vitigno è vinificato in modo da preservare il frutto con fermentazioni più corte in modo da regalarci quel ventaglio di frutti rossi delicati e selvaggi. Inoltre la nouvelle vague dei vignerons vinifica in assenza di sulfiti, what a good news!!!!! Il Trosseau è invece un vitigno molto esigente e forse per questo non è molto diffuso: in media copre circa il 10% che corrisponde a circa 80 ettari. E’ tardivo, ha bisogno di sole e calore, si sposa a meraviglia con i suoli ghiaiosi, su marne poche profonde e con una predilizione per l’esposizione sud. Si trova nella zona di Arbois, dove regala vini abbastanza tannici, colorati e di medio invecchiamento. Il Domaine Andrè e Mireille Tissot ci regala con il loro Arbois Singulier un’espressione del Trosseau magnifica: naso fresco, amarene, liquirizia, ottima intensità del frutto, carnoso e fine, speziato con un’ottima persistenza.
Il Domaine è biodinamico e lavora senza solfiti aggiunti. Un’altro vino “remarquable” è il Plein Sud del Domaine Ganevat: una precisione naturale ed incredibile del frutto, vellutato, tannini setosi.