Lucca – Le Mura
In un paese del pian di Lucca c’era tempaccio fa per rettore un prete secco, allampanato e giallonaccio che pareva tutto il ritratto delle cattive annate; avaro cane, che per un centesimo porco si sarebbe fatto portar via dal diántine, sal’ mi sia.
Comprava, figuratevi, quattro palanche di sale e doveva durare sette giorni; lo teneva in una sacchetta di cambrì, e l’ottavo giorno, invece di riprovvederlo, nella pentola ci bolliva la sacchetta, il manigoldo, per risparmiare un giorno!
Era usuraro poi, che libbera nos mille volte domine! Arebbe raesso il laccio al collo anche a su’ padre. E non faceva miga le cose a sciabigotto: voleva il pegno in mano e l’omo in prigione.
Una domenica mattina alla spiegazione del Vangelo predicava dall’altare, e predicava per appunto contro questi stoccatori ladri che danno il denaro in prestito, e vogliono l’otto, il nove e anco il dodici per cento.
«C’è di coscienza, diceva, ne va di coscienza, e non si può onestamente. E’ una ladreria a pigliare più del quattro o, tutt’al più, al summum al summum, il cinque; ma più di così, non si può in coscienza, e si commette un grossissimo peccato».
Finita la messa, un tale che aveva sentito la predica, lo va a trovare e gli dice che ha un buon affare alle mani, ma era al corto di moneta per tirarlo in fondo; gli ci sarebbero voluti un dugento scudi, e però era venuto da lui sperando che non gli avrebbe detto di no.
Il prete gli disse che era contento, «tanto più che i quattrini li sapete maneggiare e il vostro patrimonio è pulito».
«Allora, dice quell’altro, può preparare la scritta, e domani vengo a pigliarli».
«Sta bene».
Il giorno dopo eccotelo pronto, e il prete legge la scritta, dove dice come qualmente gli dava i quattrini al dieci per cento.
«Come al dieci?! ier mattina predicò pure dall’altare che più del quattro o cinque non si può, e ora me li mette al dieci?»
«Ragazzo mio, allora eran discorsi e ora son quattrini. Se vi fa, è al dieci, se non vi fa, sciolti, e amici più di prima».
Anco padre Zappata predicava bene e razzolava male!
( Idelfonso Nieri, I discorsi son discorsi, tratto da “Cento racconti popolari lucchesi”, 1908 )