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Idelfonso Nieri, Un vecchietto malizioso

Da Paolorossi

Io per me quando veggo certiduni che l’altro giorno non eran nulla, e facevan pietà se aprivan bocca, e dopo essere stati via un po’ di tempo, ritornan vestiti come tanti milordi, bardati e imbrigliati d’oro, e coi titoloni di dottori, e di professori; e certi che da abatuccoli eran più tondi di Bennardone, e ora stronfiano su per le cime, mi vien sempre in mente la parola di quel vecchietto.

Festa del patrono nella campagna lucchese - Foto tratta da

Festa del patrono nella campagna lucchese – Foto tratta da “Come eravamo-Lucca” – Ed. Il Tirreno

In un certo paesello di campagna, siccome alla gente non gli pareva che ci fossero assai feste, e che i santi soliti non facessero grazie abbastanza, pensarono di metter su un’altra festa di un santo nuovo, un certo nome strambo che non si trova neanche sui nostri lunari.

Ebbero il loro bravo permesso puntualmente; ma perchè non doveva essere una festa minchiona, vollero avere anche la statua del santo. Ci avevano lì in paese un bellissimo fusto di una bellissima pianta di fico, e loro pensarono di farla fare in quello. Lo pigliano, lo riquadrano, lo portano in città a un intagliatore, e neanche dopo un mese la statua era già in canonica, bella e finita, con un viso dipinto con certi colori latte e sangue che era una bellezza a vederlo.

Lo rivestono con un bel cámice e con un bel manto indorato, e una bella raggiera di raggi intorno alla testa; lo fanno benedire e l’accomodano in sull’altare. Quella era una gran festa di grido per tutti quei dintorni. Figuratevi! Avevan sonato le campane otto giorni per la fila, tre o quattro doppi lunghissimi ogni giorno; avevano sparato mortaletti mattina e sera, e ci avevan chiamato a fare il panegirico un frate predicatore il più famoso che si conoscesse.

La chiesa era tutta parata di damaschi a strisce d’oro e d’argento; per aria ci erano tante e poi tante lumiere, e il pavimento era tutto sparso di timo e di mortella, l’altare era una selva di ceri, e un giardino di fiori; e il santo se ne stava lassù in cima, in mezzo a quei lumi, sotto un bellissimo baldacchino di seta. Tutta la gente lo venivano a vedere stupefatti, tutti lo pregavano, tutti ci pigliavano il perdono, e, nel passargli davanti, ci s’inginocchiavan tutti.

Ma un certo vecchietto, quando, gli fu di contro, gli dette una sbirciata in tralice e tirò a diritto dicendo:

«T’ho conosciuto fico!» 

 

( Idelfonso Nieri, Un vecchietto malizioso, racconto tratto da “Cento racconti popolari lucchesi”, 1908 )


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