Magazine Cucina
Quando mesi fa mi arrivò l'invito per il Congresso, fui colpita dal tema che si sarebbe trattato quest'anno. Un tema che tengo molto a cuore. Il rispetto.
Rispetto per la propria terra, per il cibo, per le persone, per gli ingredienti, per i clienti.
Il valore rivoluzionario del rispetto era Identità Golose 2013, a Milano, dal 10 al 12 febbraio.
E come ogni anno, il freddo e la neve non hanno impedito ad appassionati foodies di raggiungere la sede del gusto.
3 giorni di incontri, scambi, discussioni, show cooking di chef italiani ed esteri, tre giorni per incontrare amici, colleghi, chef stellati, maitres, giornalisti, bloggers, artigiani. Tre giorni per respirare il cibo come cultura, il cibo come consolazione, il cibo come necessità, il cibo come aggregazione e gioia, il cibo come ritorno. Tre giorni di foto, piatti, colori, sguardi, abbracci, sorrisi, risate. Tre giorni per imparare, apprendere, curiosare.
Tre giorni in cui gli chef si sono confrontati, aiutati, hanno creato uno splendido team affiatato per poter trasmettere a noi la loro idea di rispetto, la loro filosofia in cucina e in sala.
Le sorelle in pentola c'erano. Come sempre. Solo domenica purtroppo.
E in un solo giorno abbiamo deciso di concentrare tutti gli interventi e di vivere al meglio la prima giornata.
Vi racconterò alcune delle belle realtà che abbiamo vissuto.
Aprendo le danze, in sala Auditorium con i grandi della cucina italiana. Ezio Santin e Fabio Barbaglini (Antica Osteria del Ponte, Cassinetta di Lugagnano (Mi), Massimiliano Alajmo ( Le Calandre, Rubano, Padova), Simone Padoan (I Tigli, San Bonifacio, Verona) e Franco Pepe (Pepe in grani, Caiazzo, Caserta). Rispetto per la materia prima, per il territorio di provenieza, per la natura. Attraverso video e musiche gli chef si sono raccontati. Un'idea di quest'anno che mi è piaciuta molto perchè coglie l'anima, il modus vivendi e la filosofia dei protagonisti di Identità Golose. (Che dire, ho scoperto che il ciclismo è uno sport comune fra gli chef!).
Conoscevo Massimiliano Alajmo (sono stata a mangiare da lui per il mio 30° compleanno, mai regalo fu più gradito!) e Simone Padoan (grande scoperta emozionale fatta grazie al Molino Quaglia), che reputo due grandi artigiani del gusto, due grandi artisti di cucina oltre ad avere quella timidezza elegante che tanto amo.
Franco Pepe è stata una piacevole scoperta e quest'estate non posso non fare tappa a Caiazzo. Per conoscere la sua pizza a lunga lievitazione e impastata a braccio, da lui. Per conoscere un uomo che porta avanti il lavoro di famiglia con onestà e sacrificio, con amore e tradizione. Mi ha colpito il suo intervento, in modo timido ma deciso si è approcciato a noi, raccontandoci la sua esperienza e il suo modo di rispettare i prodotti campani in cucina e il cliente in sala. Anche venendogli incontro nel prezzo. (che non è poco)
Santin non ha bisogno di presentazioni. In quest'occasione ho provato un profondo senso di rispetto e di tenerezza per questo grande maestro, grande conoscitore di materia prima, che ha segnato la storia della cucina italiana.
E poi dopo i grandi nomi, ci siamo approcciati agli chef emergenti, per capire come un giovanissimo si avvicina alla cucina e qual'è la filosofia.
E così abbiamo conosciuto Lorenzo Cogo (El Coq- Marano Vicentino-Vicenza) e Christian Milone (La Gastronavicella, Pinerolo-Torino) che hanno presentato piatti semplici, minimalisti ma arricchiti da una profonda conoscenza della materia.
Lorenzo ci ha raccontato il suo piatto a base di torresano, un piccione tipico del vicentino, affumicato con gli odori del bosco, parlandoci del suo rispetto per il quotidiano, per il lavoro dei suoi artigiani, per i prodotti dimenticati e l'amore per la brace.
Christian invece ci ha proposto dei piatti un po' azzardati ma interessanti, con un suo tocco piemontese.
"Reinventare il nuovo utilizzando prodotti conosciuti e a volte anche banali" come il prezzemolo (gnocchi al prezzemolo con arselle) o ancora l'erba grassa (Tagliatelle con erba grassa e salsa di geranei.)
E poi ci siamo addentrati nell'immaginario con Antony Genovese (Il pagliaccio, Roma).
Con la sua cadenza franco-calabra, con la sua sensibilità ci ha raccontato la sua cucina che è una fusione tra andata e ritorno. Immagini e musiche ci hanno fatto entrare nel suo mondo, nel suo viaggio di ritorno alle origini: l'Italia. E allora prima a Ravello e poi a Roma per esprimere la creatività coltivata negli anni con una logica, un senso. Quello di andare verso il futuro degli ingredienti, delle tecniche, dei concetti tornando però alla cucina dei nostri nonni, alla cucina antica, alla cucina del rispetto.
Ogni sua creazione è saldamente legata al punto di partenza.
E poi Identità Golose è tante altre cose, e allora vi lascio un po' di foto e ci rivediamo a Milano l'anno prossimo. Non vedo l'ora.
Il vulcanico Davide Scabin
E il suo piatto
Alcuni degli artigiani del gusto presenti
Io, Chiara e Stefania
"Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e per le nazioni, perchè la crisi porta progresso, la creatività nasce dall'angoscia, come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che nasce l'inventiva, nascono le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i propri fallimenti e le proprie difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni "(A. Einstein)
Foto Credits: Identità Golose
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