Il 2013 è stato dichiarato dall’ONU l’anno internazionale della Cooperazione per l’acqua. Quali sono le criticità?
Con le falde in esaurimento, i fiumi sempre più in secca e la popolazione in aumento la tendenza è chiara: stiamo distruggendo la vita nei fiumi ed esaurendo le riserve di acqua dolce. Negli ultimi 50 anni infatti la domanda di acqua dolce per uso umano è triplicata: oggi ogni abitante consuma in media 10 metri cubi di acqua all’anno, e sempre più spesso in modo irrazionale.
In Italia, ad esempio, solo per l’igiene personale usiamo ogni anno una quantità di acqua equivalente al lago di Garda. Già oggi il 70% dei prelievi è destinato all’agricoltura, ma di tutta l’acqua prelevata più della metà è persa nella rete di distribuzione. Ripristinando queste perdite si potrebbero aumentare le superfici agricole irrigue e la produzione di cibo senza ulteriori prelievi.
Invece si preferisce cercare l’acqua in falde sempre più profonde e prelevare sempre di più dai fiumi, fino a deviarli dal loro corso naturale, con il risultato di un rapido l’esaurimento delle riserve di acqua dolce e di una progressiva distruzione degli ambienti naturali fluviali.
L’ONU stima che i futuri conflitti armati saranno in gran parte causati da penuria di acqua e da prelievi non autorizzati per uso industriale e soprattutto agricolo da fiumi e da falde.
L’anno che è alle porte è stato dichiarato dalle Nazioni Unite “Anno Internazionale della Cooperazione per l’Acqua”. Sono in programma incontri internazionali, forum e seminari, il primo dei quali già a inizio gennaio. Queste attività produrranno impegni internazionali nei quali è necessario che l’ambiente abbia una parte prioritaria, se si vuole che le scelte fatte abbiano sostenibilità nel lungo periodo.