Fra due giorni, nella Provincia Autonoma di Bolzano, si riapriranno le scuole e, a mano a mano, nei giorni successivi, riapriranno in tutt’Italia, dal Nord al Sud… C’era una volta il primo ottobre.
Finite le lunghe vacanze estive, tutti i bambini d’Italia, dal Brennero a Lampedusa, tornavano a scuola. E poi c’erano i “Remigini”, il primo ottobre è san Remigio, che a scuola ci andavano per la prima volta, accompagnati dai papà e dalle mamme, che erano più emozionati di loro.
Un rito collettivo, celebrato lo stesso giorno e alla stessa ora, un simbolo, come il 25 aprile, il 1 maggio, il 2 giugno o il 4 novembre, intorno ai quali ci riconoscevamo come componenti della medesima comunità, di cui condividevamo e onoravamo i valori e le tradizioni.
Era un’Italia in bianco e nero, un’Italia un po’ sgualcita, come i grembiulini degli scolaretti delle scuole rurali, un’Italia dove la domenica s’andava a Messa e i negozi erano chiusi, perché oltre alle ricorrenze civili c’erano anche i giorni del Signore, che erano quelli e non potevamo cancellarli o spostarli a nostro piacimento, per il nostro comodo.
Un’Italia più sobria e più rispettosa della propria tradizione, con meno fronzoli e più sostanza. Un’Italia forse più ingenua, che si radunava intorno allo schermo televisivo per vedere, anche quello era un rito collettivo e una tradizione, Mario Riva e poi Mike, anziché ammazzamenti spiattellati con particolare attenzione ai risvolti più pruriginosi.
Oggi siamo meno ingenui, dipendenti da tecnologie rispetto alle quali la vecchia TV appare antiquata come i caratteri mobili di Gutenberg, siamo tutti interconnessi e crediamo di essere più ricchi… presto ci accorgeremo, anzi cominciamo già a farlo, che questa ricchezza è solo un grande inganno.
L’egoismo e il particolarismo, che per la verità sono vizi congeniti del nostro popolo, trovano oggi la loro esaltazione. Tutto deve essere piegato ai nuovi ritmi, alle nuove esigenze, alle nuove mode precipitosamente cangianti, e anche i giorni e le ore canoniche, quelli che scandivano il tempo di una comunità, hanno perduto il loro valore simbolico e possono, anzi devono essere anticipati o posticipati. Via il 25 aprile, via il 4 novembre, via la Befana, via il primo ottobre: gettiamoli tra il ciarpame degli avi.
Tutto ciò mentre, retoricamente e ipocritamente, abbiamo da non molto finito di celebrare il nostro centocinquantenario e mentre lo stesso valore dell’Unità Nazionale è messo in dubbio, quando non addirittura sbeffeggiato o minacciato, da truci secessionisti che possono impunemente sputare sul Tricolore celebrando i propri riti paganeggianti e le loro date fasulle.
Federico Bernardini
Illustrazione: Scolaresca di Mili san Marco, fontehttp://www.milisanmarco.it/ricordi/index.php?cmd=pictures&picture=352