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Il Banchetto di Diotima

Creato il 19 novembre 2012 da Trame In Divenire @trameindivenire
Il Banchetto di Diotima

Il banchetto di Platone

Cercherò, invece, di esporre a voi il discorso su Eros, che un giorno udii da una donna di Mantinea, Diotima, che in queste cose era sapiente” (201d). Platone, Simposio

Tradizione e trasmissione della “conoscenza” nella Grecia Classica

Il Banchetto di Diotima, oltre ad essere l’occasione in cui Socrate viene istruito sull’Amore dalla veggente di Mantinea, è il simbolo per eccellenza, il più eloquente, della trasmissione dell’insegnamento iniziatico tradizionale. Un insegnamento, sacro, (come del resto è quello sull’Eros/Amore a cui è stato istruito Socrate) che si trasmette tra iniziati e nella modalità da bocca a orecchio, da maestro ad allievo, tanto da fondare nei millenni, il lignaggio dei maestri che nella ininterrotta trasmissione della conoscenza sapienziale, sin dal medioevo, raggiunge, attraverso Sufi, Rosa Croce, Templari, Alchimisti, Cabalisti, Ermetisti, liberi muratori ed arriva fino a noi.

L’insegnamento tradizionale e iniziatico, come mette in rilievo lo stesso Platone, e come è simboleggiato in tutta la tradizione iniziatica, arriva da lontano, si perde nella notte dei tempi, ha natura sovrumana ed è trasmesso attraverso simboli, riti e miti.

Lo stesso Platone attraverso la forma del dialogo maieutico, e giammai stabilendo una dottrina sistematica, preconfezionata, nel trasmettere l’insegnamento a cui è stato istruito Socrate, usa il sistema dei rimandi. E’ infatti il modo migliore, propriamente iniziatico, per partecipare e condividere la conoscenza, guadagnando da sé le risposte ai misteri dell’essere. qui

L’insegnamento tradizionale, dunque, passa da persona a persona, le quali figurano come testimoni dell’insegnamento stesso, anche nel caso si tratti di testimoni inconsapevoli della portata dell’insegnamento e del ruolo ricoperto nella trasmissione. Tutti i testimoni, nella tradizione, ricevono e trasmettono il portato sapienziale così come lo hanno ricevuto, inalterato e integro. Mai si sognerebbero di tradirlo e assoggettarlo alle brame dell’ego, per fini individuali, tanto da svilirlo nella vanità dell’io, che per sua natura è provvisorio e contingente. La tradizione al contrario, come si evince dall’insegnamento di Diotima, è eterna, assoluta, metafisica e universale, porta alla catarsi e alla conoscenza dell’essere, che è il Bello in sé: quando che questo resti puro (sic)!

L’insegnamento sull’Amore e sul Bello, arriva ad Apollodoro, che lo comunica ad un suo amico, attraverso Aristodemo che a sua volta lo aveva ricevuto da Socrate dopo essere stato al Banchetto di Diotima, la veggente di Mantinea, che a sua volta l’ha ricevuto dal mito. E’ chiaro che, in tempi e culture che si fondavano sulla trasmissione orale della conoscenza del sacro attraverso la modalità “da bocca a orecchio”, e quindi, a soggetti qualificati a riceverla, questo sistema non poteva che fondarsi, tra l’altro, anche e soprattutto, sull’arte mnemonica, sacra anch’essa, oggi ormai andata pressoché persa nelle acque dell’oblio egoico indotto anche dalle infinite protesi tecnologiche.

Il Banchetto di Diotima è dunque il simbolo per eccellenza della tradizione che accoglie, riceve e trasmette la conoscenza nella sua interezza. Il simposio, infatti, nella tradizione della Grecia Classica, come del resto è il cenacolo per la tradizione cristiana delle origini, ha valore sacro e rituale in cui la coppa delle libagioni veniva fatta girare tra i convenuti secondo un ordine preciso e per uno scopo preciso: la realizzazione dell’essere.

Appare evidente come il “banchetto”, e quindi il simposio, il cenacolo, l’officina, sono elementi funzionali, fondamentali e necessari alla “realizzazione”, e senza dei quali non vi è realizzazione.

Come non considerare, dunque, il “banchetto” quale unico e insostituibile consesso in cui, come in un “calice” si accoglie, si conserva e si trasmette la conoscenza? E, come proteggere e conservare lo stesso “banchetto” dall’oblio in cui è incorso a causa della presunzione, della vanità, dell’ignoranza e dell’ambizione, se non restituendo al “convivio” la sua essenziale e vitale funzione?

Lì vivono gli dei…

Link a:

Il banchetto di Platone (Francia, 1988). Regia: Marco Ferreri; Interpreti: Philippe Léotard (Socrate), Irene Papas (Diotima). Adattamento de Il simposio di Platone

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