Ormai credo che il Premier ci abbia preso gusto. Mi sa che come sempre capita, lui ha l’occhio più lungo dei suoi avversari, ed è sempre un passo più avanti. Eccolo dunque che si presenta anche lunedì 16 maggio davanti ai giudici di Milano per il processo Mills. E lo fa con una relativa tranquillità e con una certa consapevolezza. Con la traquillità di chi sa perfettamente che il reato per cui è imputato è virtualmente prescritto, e con la certezza che la sua presenza al processo potrebbe giovare indirettamente il PDL, soprattutto a Milano.
Ma non voglio con questo dire che Berlusconi stia sfruttando elettoralmente i suoi guai giudiziari. Sia mai che io lo pensi. Giustamente – come chiede e invoca la sinistra – egli si sta sottoponendo al giusto processo, che però tanto giusto non è, perché ancora nessuno mi ha spiegato come sia possibile che per Berlusconi i giudici sono disposti a fissare un calendario giudiziario con tempi così ristretti, mentre per il resto della povera cristianità, i tempi della giustizia sono immensamente biblici. Che dipenda dallo status di Presidente del Consiglio? Che dipenda dal fatto che lui si chiama Berlusconi? Mah! Non ne ho idea. So solo che quando Berlusconi anziché restringere ha voluto dilatare ulteriormente i tempi giudiziari con il legittimo impedimento, qualcuno ha proposto un referendum per abrogare la norma dai più ritenuta violativa del principio di uguglianza. Che però – a questo punto – si è rivelato un principio un po’ troppo arbitrario.
Intanto, nell’altra metà del cielo in perenne tramonto rosso (si spera sempre che vi cali la notte, ma a quanto pare il destino ci è avverso), le più grandi novità che si apprendono sono essenzialmente l’ennesimo vecchiume di un post-neo-ex-ante-ecc-comunismo. Ecco dunque Bersani che ha la fissa del «lavoro», ma che propone idee e progetti politici che sembrano estratti da una brutta copia del Capitale di Carl Marx. E poi… e poi c’è D’Alema. Ogni tanto il nostro caro ex Presidente del Consiglio ed ex Ministro degli Esteri, oggi Presidente del Copasir, tanto per far sapere che c’è, propone l’ennesima, stantia, consumata e stanca ammucchiata anti-Cav. Leggete: «Tutti quelli che sono all’opposizione e che condividono principi importanti come la legalità devono collaborare perchè si ponga rimedio a quella minoranza faziosa del paese di cui Berlusconi è il capo».
Beh, bontà sua: minoranza. Una minoranza che ha schiacciato il PD e la sinistra alle politiche del 2008, alle Europee del 2009, alle Regionali del 2010 e che si appresta a vincere anche le amministrative del 2011. Se questo dovesse accadere, D’Alema dimostrerebbe solo una cosa: vive in un’Italia che non esiste in formato Gallipoli.
Ciò detto, speriamo che quantomeno Milano e Napoli diventino azzurre. Per Torino la questione è un po’ più duretta. Così pure per Bologna. Ma mai disperare.
Tornando invece a alle parole di D’Alema, ovviamente l’invito vecchio e logoro, abusato e persino riciclato è rivolto essenzialmente al Terzo Polo. Il quale non ha ancora un peso elettorale specifico per l’incognita FLI. Staremo a vedere come ne uscirà da queste elezioni. Anche se non sono così convinto che Fini otterrà un buon risultato. Anzi, sono certo che verrà confermato il trend negativo di questi ultimi mesi. Ormai Futuro e Libertà è solo un’appendice dell’UDC, al pari del partito di Rutelli, e perciò la sua determinazione nella vittoria del Terzo è davvero minima. Ma staremo a vedere.
Autore: Martino » Articoli 1445 | Commenti: 2438
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