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Il berlusconi licatese

Creato il 21 marzo 2011 da Malpaese @IlMalpaese

di Giovanni Chianta

 

Questa è la storia di un sindaco siciliano che si crede il Silvio Berlusconi di Licata. I due, a parte il patrimonio personale e l’accento, hanno davvero molto in comune: partito, problemi con la Giustizia e tanta faccia tosta. La storia politica del Berlusconi licatese, al secolo Angelo Graci, è al limite della realtà, talmente paradossale da attirare l’attenzione non solo dei media regionali ma anche dei media nazionali. (“Ballaro”, “Presadiretta”)

Tutto nasce nel 2009, quando Graci viene indagato dalla Magistratura, secondo l’accusa il sindaco e altri due esponenti di spicco del Consiglio comunale (Zirafi e Riccobene) avrebbero ottenuto da Napolitano (un impresario) una tangente di 6.000 euro per affidargli l’organizzazione di un concerto in occasione della festa del patrono della città, Sant’Angelo. Graci viene arrestato e gli viene disposto il divieto di dimora a Licata, viene esiliato dalla Città. Logica direbbe che un sindaco imputato in un processo per corruzione ed esiliato dalla sua stessa città non dovrebbe far altro che dimettersi; Graci però, non si dimette e va avanti. Passa  un anno esiliato ad Agrigento, dove riunisce quel che resta della sua Giunta nella sua abitazione. Graci resiste e non si dimette nemmeno quando i consiglieri comunali di maggioranza ed opposizione di dimettono in blocco in forte dissenso con il suo operato. Dovete sapere che dalla Calabria alla Valle D’Aosta, per legge, un sindaco è costretto a dimettersi quando non ha più un consiglio comunale. Non in Sicilia dove, Graci docet, un sindaco non è costretto a dimettersi nemmeno se non ha un consiglio regionale, un po’ come se Berlusconi governasse il Paese senza un Governo, nemmeno il Sultano di Hardcore è ancora arrivato a tanto.

Graci  non è solo il sindaco esiliato ed imputato che non si deve dimettere  grazie ad una legge assurda, non è solo il re dei rimpasti delle Giunte, è anche l’uomo dei record: è riuscito nell’impresa di cambiare circa trenta assessori (ed è pure riuscito ad affidare l’incarico di assessore al cognato). E’ l’uomo che incarna le mille contraddizioni italiane: la Legge gli permette di governare anche da esiliato, anche senza Giunta ma la stessa Legge non gli permette di mettere piede nella città che amministra, pena l’arresto.

 Perché Graci si ostina a non dimettersi ? Il Sindaco dice : “Non mi dimetto perché voglio dimostrare la mia innocenza”.  Invece, secondo l’opinione di molti cittadini licatesi, il sindaco non si dimetterebbe solo perché non dimettendosi avrebbe lo stipendio (molto lauto) garantito fino al 2013, senza contare che, come detto sopra, non esiste in Sicilia una legge che costringa un sindaco senza Consiglio comunale a dimettersi.

 Come è possibile governare senza un Consiglio comunale? Nessun problema per Graci: “Senza politica si governa meglio”.  Che tradotto dal politichese all’Italiano significa piu’ o meno che senza opposizione si vive  meglio, una favola, Mussolini docet !

Graci ci tiene a sottolineare di essere un cattolico praticante, durante l’esilio dice di essersi avvicinato molto alla fede. Il suo esilio è finito proprio nel periodo di Avvento, fatto non casuale secondo il sindaco, una sorta di “miracolo”. Un miracolo per Graci una disgrazia per i cittadini licatesi.

P.S. chi vi scrive è un cittadino licatese che non si sente rappresentato da Angelo Graci. Angelo Graci non è il mio sindaco !



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