Nella somministrazione e sperimentazione dei farmaci non si tiene conto della biodiversità tra uomini e donne
Il nuovo fronte della lotta per il rispetto dei diritti della donna è ora il bugiardino dei farmaci. Nelle istruzioni è indicata solo la distinzione tra adulti e bambini, nessun accenno viene fatto alle differenze tra uomo e donna salvo specificare che un farmaco può non essere adatto a chi è in gravidanza. In realta gli effetti collaterali possono essere diversi e spesso la sperimentazione viene effettuata solo sugli uomini oppure, quando viene eseguita su entrambi i sessi, nella lettura dei dati non si tiene conto delle differenze.
Secondo l’Istituto Neurologico “Carlo Besta” di Milano il numero delle reazioni avverse ai farmaci nella fascia di età 35 – 44 anni è quasi doppio nel genere femminile. Ad esempio nel caso dei malati di Parkinson gli effetti collaterali di un farmaco, la Levodopa, sono tre volte più frequenti nelle donne.
«Le terapie agiscono in maniera diversa perché le donne hanno un peso corporeo inferiore, nel loro organismo i principi attivi sono più concentrati e hanno effetti superiori talvolta indesiderati», sottolinea Barbara Garavaglia, responsabile del Comitato unico di Garanzia per le Pari Opportunità del “Besta”.
La soluzione a questo problema è sperimentare i farmaci tenendo presente la differenza tra i generi e inserire nei bugiardini la distinzione tra i due sessi nei dosaggi o nelle avvertenze sugli effetti collaterali. Ciò comporta un costo maggiore per le case farmaceutiche ma è anche un segno di rispetto del diritto alla salute delle donne.
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