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Contro di lui si può dire che persiste a capo dell’Autonomia Palestinese oltre il mandato elettorale. Per ambizione? Difficile affermarlo tenendo in considerazione la situazione della galassia del popolo palestinese nella quale in troppi cercano di aprire sempre più grandi spaccature. La presenza continuata di Abu Mazen è un argine contro le manovre di ambiziosi doppiogiochisti come Mohammad Dahlan.
Il giorno del suo 79_mo compleanno l’ha trascorso con John Kerry, il quale aveva
interrotto la visita a Roma per incontrarlo nella capitale giordana. Obiettivo ufficiale era “riavvicinare le posizioni” tra palestinesi e israeliani. “Costruttive” sono state definite queste discussioni, il che realisticamente significa che nessuno si è ancora dato definitivamente per vinto.Gli si può imputare la spaccatura con Hamas che governa la Striscia di Gaza? Il nodo sta nel diverso atteggiamento sul dialogo/lotta aperta verso Israele di Abu Mazen e di Ismail Hanyeh, leader di Hamas. Quello che si può imputare a entrambe le parti palestinesi è la rigidità sulle proprie posizioni.Questo il passato, il presente è cominciato il 4 maggio 2011, appena crollato il regime egiziano di Mubarak, quando Abu Mazen, come presidente dell’Autorità palestinese (Ap), e Khaled Meshal, come capo dell’ala politica di Hamas, hanno firmato a Il Cairo un accordo di riconciliazione. Obiettivo: la nascita di un governo di unità nazionale composto di tecnici, con il compito di organizzare, entro un anno, le elezioni per il rinnovo del presidente e del parlamento dell’Ap e per il Consiglio nazionale palestinese, l’organo legislativo dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), e di intraprendere la ricostruzione della Striscia di Gaza.
Tutto va a rilento, ma è riconfermato Politico di buona volontà, Abu Mazen, e di questi tempi è molto.
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