Un partito che bacchetta il premier giornalmente dovrebbe essere integerrimo. E invece capita che in casa PD, più specificatamente in Sicilia, scoppi la questione morale.
A lanciare l’accusa è Giuseppe Arnone, esponente di Legambiente, non nuovo a sparate clamorose, che talvolta gli hanno portato delle condanne per diffamazione. Basti pensare che all’ultima assemblea del PD si è presentato con una maglia che denunciava maneggi nel tesseramento.
L’ultima battaglia dell’avvocato ambientalista è contro i capibastone del PD di Agrigento e di Enna.
A guidare il Congresso provinciale girgentino è infatti Vittorio Gambino, ex senatore, condannato ad un anno per brogli interni al partito. Nella corsa alla segreteria ha favorito il candidato Emilio Messana, uomo forte del duo imperante Capodicasa-Di Benedetto. Non certo un personaggio dalla fedina adatta per tale ruolo.
Ne è seguito un congresso-burla: niente dibattito o elezioni dei dirigenti, rinviati a data da destinarsi, ma solo monologhi del segretario entrante e del segretario regionale Lupi.
Per far sentire la sua voce, Arnone è salito fino a Bettola, provincia di Piacenza, è ha affisso davanti alla casa di Pierluigi Bersani una serie di manifesti sei per sei domandano il rispetto per le regole anche in Sicilia. Arnone ha rispolverato l’affaire Delbono, sindaco di Bologna costretto alle dimissioni per comportamenti poco etici senza che ci fosse nemmeno il rinvio a giudizio. A confronto del PD in Sicilia, una bazzecola. Ma i notabili girgentini ed ennesi rimangono al loro posto, nonostante i boatos raccontino di militanti di centrodestra alle primarie e schiere di immigrati portati a forza e costretti a votare.