![Il campino dei miracoli Il campino dei miracoli](http://m2.paperblog.com/i/86/866481/il-campino-dei-miracoli-L-0EcC2O.jpeg)
A scuola si andava a piedi e da soli. Il tempo pieno non esisteva se non nei nostri peggiori incubi, i centri estivi neanche. Nessun controllo a vista dei genitori sui figli. Non c’erano mamme a chiedere meno compiti per i figli. Nessuno ci portava dagli psicologi e la privacy non era ancora stata normata. E se finivi in punizione a scuola, non era che l’anticipo di quello che ti saresti beccato a casa.
Avevamo di corredo enzimi per digerire il vino, stomaci di decenni pronti per la caffeina e saliva curativa per le ginocchia sbucciate.
Per noi c’era una spessa e succosa fetta di libertà, dalle due di pomeriggio fino all’ora di cena.
Tutto ciò che serviva era un luogo dove trovarsi, che fosse la piazza, l’aia, la rotonda del cimitero, sotto gli alberi o, nel nostro caso, il campino.
Il campino era una sorta di facebook ante-litteram.
Al campino si incontravano amici, ci si sfidava in giochi come corsa, palleggi o cerbottane, e fatalmente senza mouse. Ognuno marcava i suoi record. Gli amici portavano amici che magari diventavano anche tuoi. Raccontavi le tue esperienze, a voce, senza doverle scrivere in bacheca. Tutti avevano idee per come passare il pomeriggio e potevi condividerle, contestarle o dire che ti piacevano.
Al campino annunciavi se c’era una festa o se invitavi gli amici per una merenda e tutto senza creare un evento.
Il campino era il nostro social network, senza bisogno del network. Per questo eravamo avanti.
Eravamo gioiosi o arrabbiati, stralunati o attenti, ammiccanti o perplessi, imbarazzati o delusi, in lacrime o assonnati. O forse tutte queste cose, quando capitava, ma non c'era bisogno di faccine per esprimerlo. E si capiva lo stesso, eravamo avanti.
Non c’erano pagliacci a spiegarci i giochi o a gonfiare palloncini a guisa di spade o animali. Eppure, anche da soli, eravamo avanti e con sempre qualcosa da fare.
E correvamo. Correvamo in bici, dietro a un pallone o in mille giochi diversi. Correvamo per andare al campino e per tornare a casa. Non conoscevamo la noia e comunicavamo solo parlandoci, uno di fronte all’altro. Non avevamo cellulari e non eravamo rintracciabili. E nessuno sembrava sentisse il bisogno di rintracciarci, del resto. A ogni modo, bastava venire al campino: noi eravamo lì.